La Ragazza delle Arance

di Jostein Gaarder

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Merope Wood
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    la-ragazza-delle-arance

    Titolo: La Ragazza delle Arance
    Titolo: Appelsinpiken
    Autore: Jostein Gaarder
    Edito da: Longanesi (collana La Gaja scienza)
    Genere:Romanzo (sottogenere: filosofia)
    Anno: 2003
    Trama:
    Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla, come la maggior parte dei suoi coetanei. Ma un giorno trova una lettera che suo padre gli aveva scritto prima di morire e che aveva poi nascosto, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre, Jan Olav, racconta la storia della "ragazza delle arance", una giovane con un sacchetto di arance incontrata un giorno per caso su un tram di Oslo e subito persa. Per Jan è un colpo di fulmine. Georg si appassiona a questo racconto, che si accorge riguardarlo molto da vicino e che pian piano gli svela ciò che è accaduto prima della sua nascita; un racconto attraverso il quale la voce del padre lo raggiunge da lontano facendolo riflettere sul senso della vita.

    Libro sottoposto a Lettura collettiva ad Agosto 2011.

    Edited by Crispilla - 18/8/2011, 15:34
     
    .
  2. Merope Wood
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Dunque...ho un attimo quindi direi che commento visto che ho decisamente lasciato sedimentare la cosa...
    partiamo dal fatto che ho commesso un errore a leggerlo dopo La pioggia prima che cada, Oceano Mare e quant'altro...a parte che sono sempre letture a rischio quelle fatte dopo una serie di ottime letture, perciò bisogna lasciar passare del tempo, rilassarsi e arrivare a quel mimino di oggettività indispensabile per commentare bene qualcosa...
    sono comunque abbastanza certa che molti qui riusciranno ad apprezzarlo più di me e sono ugualmente contenta di averlo letto...


    Ho trovato l'inizio abbastanza traballante, intendo proprio a livello di conquistare il lettore. E' una storia da cui non sono stata immediatamente conquistata, ma il cui fascino mi si è disvelato gradualmente nel tempo. La mia perseveranza mi ha infine premiata.
    Un grosso punto debole della storia è che dovrebbe essere una storia a due voci, quella del padre attraverso la lettera e quella del figlio che la commenta, mentre, in termini di registro stilistico, il libro mantiene lo stesso livello, non si notano variazioni tra il linguaggio di un padre quarantenne e quello di un figlio adolescente. Già è una narrazione abbastanza lenta, in più questa mancanza da al libro un fluire quasi cantilenante (se lo leggerete a letto prima di addormentarvi vi renderete conto che le vostre palpebre si faranno sempre più pesanti). Inoltre è quasi irritante vedere che Gaarder evita il problema con una soluzione non del tutto banale, ma piuttosto inutile (salvo sotto l'aspetto visivo) di cambiare l'inizio della riga (più a destra per la lettera) in modo da creare uno stacco visivo.
    Si aggiunga che la mancanza di capitoli significa che bisogna leggerlo quasi in apnea totale. Non è che uno può dire "Arrivo fino alla fine del capitolo così finisco la vicenda di cui sto leggendo e poi smetto lì", devi sempre interrompere la lettura in media res, il che può essere fastidiosissimo talvolta perché uno si sente quasi in dovere di finire di leggere la vicenda perche, altrimenti, gli sembrerebbe quasi di lasciare qualcosa a metà (a meno che uno non si fermi perché si sta addormentando e allora lì c'è un discarico di colpa perché uno, giustamente, dice "ma chi se ne importa. E' lui che è soporifero).
    Quando poi parla della sonda spaziale Hubble è veramente logorroico, le pagine diventano una cima insormontabile e zoppicando, adagino pianino, si arriva alla fine. Passaggi che chiamano proprio di passare oltre. Però bisogna comunque dargli uno sguardo veloce perché tra le righe ci sono anche delle parti in cui il discorso, facendosi più filosofico e meno scientifico, diventa interessante.
    Altra cosa che mi ha un pò irritata è il fatto che, al di là della riflessione sull'universo e la vita dell'uomo e della grande domanda finale, argomenti scritti e riscritti in modo così chiaro che o ci pensi...o ci pensi, alternative non ce ne sono, ci sono diversi spunti di riflessione che Gaarder da per scontati e che, se uno non ha un bagaglio scientifico personale per comprendere appieno restano riflessioni impossibili da completare...penso ad esempio alla storia del calabrone..."abbiamo visto questo calabrone volare via velocissimo dal fitto dei fiori in giardino e ci siamo messi a fare dei calcoli matematici in rapporto con un Boeing per capire quanta forza debba avere per volare visto che rispetto a un altro insetto qualsiasi dovrebbe essere troppo pesante per riuscirci"...per comprendere appieno questa situazione uno dovrebbe sapere come vola un calabrone o avere qualcuno che glielo spieghi. C'è qualcuno a parte me che lo sa? Bene. Ve lo dico io perché è molto curioso e in più è un altro modo per arrivare alla domanda conclusiva del libro. I calabroni sono insetti obesi e non hanno questa forza sovrumana che tutti si aspetterebbero. Ebbene sappiate che la natura ha una soluzione magica e fiabesca per qualsiasi problema scientifico. La fiaba del calabrone sta nelle ali: questi insetti non hanno ali lisce, ma seghettate. Muovendole generano attorno a loro una specie di vuoto d'aria, quasi una specie di bolla. E loro in questa bolla a gravità ridotta si muovono. Magia!
    E' anche vero che è asuspicabile che le persone siano curiose. Viviamo in un'era in cui l'informazione è a portata di mano per chiunque quindi uno che legge una cosa del genere, che pone una domanda di cui non da la soluzione, si prende il suo bel pc, digita su Google "volo calabrone" et voilà la risposta. Quindi da questo punto di vista mi è piaciuto il fatto che non dia tutte le risposte perché è uno stimolo al lettore per aprrofondire ed imparare. Certo c'è il rischio che uno che non lo sa, non dia il giusto peso alla cosa e non ci si soffermi troppo finendo per dimenticarlo e non arrivare mai a coglierne la bellezza.
    Tanto più che legata a questa storia del calabrone e alle altre c'è un'interessante riflessione riguardante la bellezza e la magia della Natura.
    Altra cosa bella, ma al contempo traballante è il continuo tentativo di trasformare in scientifico l'inspiegabile e trasformare in inspiegabile lo scientifico.
    Passando alla trama principale, ho amato il modo delicato in cui si è scelto di raccontare la storia di un incontro tra anime gemelle da una parte e di incontrare e ricordare un padre venuto a mancare troppo presto perché se ne abbiano tanti ricordi. In particolare mi è piaciuto nella parte finale da quando nella lettera il padre trova la ragazza delle arance e il figlio che legge la lettera comincia a far trasparire delle emozioni. Prima c'è decisamente troppa freddezza nella parte di racconto legata al commento del figlio. Tanto più che è una freddezza immotivata perché, proprio in termini di trama, il ragazzo la sta commentando dopo averla letta tutta più d'una volta, aggiunge pensieri a una lettera che lui sa già come finirà. Perché dunque è così freddo sapendo come finirà? Dovrebbe piuttosto costruire un discorso del tipo "Mi fu chiaro solo più in là nella lettera la portata di quello che stava dicendo mio padre..." o qualcosa del genere, cosa che non fa mai. La fine, in cui mi sono ritrovata a provare una maggiore compassione (intesa nel senso letterario di condivisione del dolore) per i personaggi, mi è particolarmente piaciuta.
    Un'altra cosa bella è che, una volta preso ritmo con la lettura, questa dura veramente il tempo di una fiaba, la fiaba di una storia d'amore.
    A livello di concetto mi è molto piaciuta l'idea di ricordare una persona e l'inizio di un amore in questo modo. Mi ha molto ricordato il concetto "l'unico modo per aspettare qualcuno senza morire di dolore èè quello di scrivergli", trovo che sia il modo migliore di riscoprire un genitore perduto in tenera età quello di trovare qualcosa che lui ha lasciato espressamente per te, per quando sarai più grande e riuscirai a comprendere. E anche il fatto che in questa lettera lui ti scriva la sua versione del percorso che ha portato a te, di come ha conosciuto tua madre eccetera...molto carino...
    In conclusione direi che è comunque un libro che consiglio a chi ha la pazienza di sorvolare sul fatto che abbia alcune lacune, soprattutto a livello stilistico.


    Edited by Merope Wood - 9/9/2011, 18:19
     
    .
1 replies since 15/8/2011, 18:55   170 views
  Share  
.