Otel Bruni

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  1. Crispilla
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    Titolo: Otel Bruni
    Autore: Valerio Massimo Manfredi
    Genere: romanzo
    Nazione: ITALIA
    Anno: 2011
    Edito da: Mondadori
    Trama: I Bruni - Callista, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine - e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno, ascoltando le storie meravigliose di una tradizione millenaria. Come quella della capra d'oro, idolo demoniaco la cui apparizione è presagio di orribili sciagure... Da questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime, un altro terribile conflitto e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cambiamenti che portano con sé. Con gli occhi di Floti, Gaetano, Armando, delle loro donne, dei loro fratelli, animi generosi e intelligenti, attraverso le vite dei Bruni, compiremo un viaggio straordinario che va dall'aia di casa fino a Bologna, dall'Africa alla Russia, dal 1914 al '49, dall'inconsapevolezza alla capacità di lottare per i diritti dei più deboli, per una giustizia in cui credere fino all'ultimo. Fino a quando la solitudine, il fuoco, la storia non avranno compiuto il loro corso...


    Libro sottoposto a Lettura collettiva a Luglio 2011.

    Tratto da Bol.it


    Edited by Crispilla - 13/9/2013, 15:23
     
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  2. Merope Wood
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    Bene. Questa volta voglio provare ad affrontare la lettuera collettiva in questione in un modo un pò diverso, perciò parto con un pre-commento così quando inizierete la lettura noterete quello di cui sto parlando...
    Oggi ho letto...boh...i primi 3 capitoli...e ho fatto alcune considerazioni...
    è un libro verosimile, anzi veritiero...i personaggi sembrano ben sviluppati...immaginando un contadino della bassa dei primi del '900 penso a un uomo orgoglioso, legato alla terra, di buon cuore con chi ha meno di lui anche se già lui a stento riesce a tirare avanti e a far campare la famiglia...c'è tutto...poi ovviamente è anche un pò superstizioso, con questa cosa del prete come massima autorità e tutto quel che dice è oro colato...
    nelle "scene" iniziali mi ha molto ricordato L'albero degli Zoccoli", capolavoro di Ermanno Olmi...la neve, il focolare, le storie, il poveraccio che viene accolto in cambio di qualche racconto che sa di lontano e misterioso...delizioso...
    la mia preoccupazione è quella che Manfredi non riesca a stare dietro ai personaggi che ha creato...nel senso che temo che possa perdere un pò il filo, non farli così come erano veramente, ma aggiungerci un pò troppo romanzato per colmare le lacune causate dal gap generazionale di...diciamo mezzo secolo...

    d'ogni modo sembra davvero una lettura interessante, mi ha affascinata...ci rivediamo tra circa 300 pagine...
     
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  3. Crispilla
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    Io che l'ho finito da tempo invece lo commento per intero! :P
    Questa è la mia recensione anobiana:
    CITAZIONE
    Manfredi si distacca dalla tipologia di romanzo a lui più congeniale, ovvero quella ambientata nell'antica Roma, per confrontarsi con uno dei generi più esplorati nel corso dei secoli: la saga famigliare. Si unisce così alla schiera di illustrissimi nomi che l'hanno preceduto su questo campo, tra cui Verga, Thomas Mann, Federico De Roberto.
    Le drammatiche vicende del primo Novecento italiano sono raccontate attraverso gli occhi dei fratelli Bruni, della loro madre e dei loro amici. Tutti destinati a subire in modi diversi un infausto destino, profetizzato dall'apparizione in una fredda notte di una capra d'oro, presagio di sventura.
    La narrazione alterna eventi storici a momenti di vita quotidiana, farciti di credenze e usanze contadine e folklore popolare. L'attenzione del lettore è tenuta costantemente viva dalla miriade di eventi che si susseguono frenetici, ma, stranamente, i capitoli dedicati alle vicende personali dei protagonisti funzionano meglio di quelli occupati dalla guerra.
    Tuttavia, lo stile crudo e diretto di Manfredi dimostra di ben adattarsi al fronte italiano come alle battaglie tra legioni romane.

    Proseguo:
    a me la narrazione ha ricordato molto un bellissimo film italiano degli ultimi anni, L'uomo che verrà, che racconta le vicende di una famiglia di contadini romagnola fino alla strage di Marzabotto compiuta dai nazisti.
    Ci sono molti parallelismi: la prima scena, con tutta la famiglia riunita nella stalla, è praticamente uguale, ma poi anche i gruppi dei partigiani, ecc. Tra l'altro nel libro Manfredi fa un riferimento esplicito a Marzabotto, ma non accenna alla strage.
    Comunque, come dicevo nella recensione, lo stile caustico di Manfredi si adatta quasi meglio alle Guerre Mondiali che agli scontri tra legioni romane, e mi chiedo come mai per tanti anni si sia concentrato soltanto su quel periodo storico...intendiamoci, tra i suoi romanzi storici figurano dei veri capolavori, mentre tra quelli contemporanei che ho letto finora non ne ho trovato uno che mi abbia convinta...quindi questo mi sembra il giusto compromesso: né troppo antico, né troppo moderno.
    Andando avanti con la narrazione, la vivacità del romanzo un po' ne risente, specialmente nel passaggio tra la generazione dei fratelli Bruni e quella dei loro figli. Mi è sembrato che Manfredi cercasse di attribuire a ciascuno una storia personale che lo facesse identificare dal lettore con un ruolo stabilito: perciò, Armando è quello con la moglie isterica, Floti prima l'amministratore (una sorta di secondo padre) poi quello che avrà guai con il regime, Savino quello indipendente, suo figlio quello con l'amico/nemico camicia nera, e così via.
    Ma le due vicende che rimangono più impresse (o almeno a me), sono quelle di Gaetano, prima rifiutato e poi maledetto da una donna, e Vasco, il giovane bello come un dio, morto divorato dalla cancrena e intrappolato dentro un busto di gesso.
    (Quella parte mi ha fatto accapponare la pelle!)
    In molte critiche si dice che Manfredi abbia forse preso spunto da Canale Mussolini di Pennacchi...io quello non l'ho letto, perciò non saprei dire...sono certa però che le vicende del romanzo riguardino una famiglia romana al tempo delle bonifiche delle paludi laziali promosse da Mussolini.
     
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  4. Merope Wood
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    Ho finito di leggerlo neanche un paio d'ore fa...ieri sera arrivata a casa mi ci sono messa e ho fatto veramente tardi...mi sono costretta ad andare a letto che mancavano un centinaio di pagine, ma a guardare la voglia avrei proseguito tranquillamente...

    Dunque. Scrittura semplice e scorrevole. Mi piace che talvolta, ad esempio quando qualcuno manda a dire qualcosa, utilizzi una struttura più dialettale, e che dissemini anche qualche espressione dialettale d'uso comune.
    Mi ha molto colpito il talento di Manfredi di creare personaggi che immediatamente ti rimangono impressi, soprattutto quando si tratta di personaggi che occupano poche pagine, vedi Silvana, Matilde o l'odiosa Iole, piuttosto che il compagno d'armi di Floti o il Lupo. Sicuramente il libro ne guadagna perché effettivamente questo senso della famiglia, questo forte legame, era un sentimento tipico dei contadini della bassa e dunque rende a tutti più facile immedesimarsi nelle vicende dei Bruni, quasi fossimo una specie di ottavo fratello piuttosto che un osservatore degli eventi.
    Lo stesso effetto hanno anche tutti questi momenti in cui la sotira "si ferma" per lasciarci il tempo di "incontrare" i Bruni e riunirci con loro nella stalla d'inverno per una buona storia raccontata da Fonso piuttosto che lavorare al loro fianco sotto il cocente sole estivo. Queste scene di vita agreste di inizio '900 sono davvero incantevoli trovo.
    E anche questa cosa di raccontare la vita dei Bruni un pò per aneddoti secondo me rende molto meglio le cose. E' un pò come se noi stessi fossimo riuniti in una stalla e fuori nevicasse e facesse freddo, a tratti la loro storia assume i toni della leggenda quasi, come Manfredi si spogliasse dei panni di scrittore vero e proprio per vestire quelli di contafavole.
    Molto bella anche la parte dei fratelli al fronte. Mi piace molto come tagli di netto i capitoli. Il caso più eclatante è quello di Floti che segue per un bel pò, poi viene colpito da un'esplosione. Fine capitolo e passa a parlare di un altro fratello. Floti sarà morto o no? Non ci è dato saperlo (sebbene uno possa immaginarlo). Poi riprende Floti tempo dopo, ma non si crea un buco cronologico perché nel frattempo subentrano a colmarlo le vicende dei fratelli. Il che mi è molto piaciuto come idea.
    La parte che senz'altro ho preferito è la prima, fino ai matrimoni dei fratelli e alle morti di alcuni personaggi importanti (che non svelo nel caso qualcuno non ci fosse ancora arrivato), poi il libro comincia a perdere colpi e a diventare caotico (ho seguito con lo stesso interesse ancora la parte dell'amore di Maria e la fine del povero Vasco).
    Nella seconda parte il libro, come dicevo, perde molto del suo fascino, soprattutto dopo che la famiglia si divide e subentrano d'improvviso un sacco di nipoti che ci ritroviamo cresciuti tutto d'un tratto.
    Una cosa che mi ha particolarmente infastidita nella seconda parte è che Manfredi si ritrova talmente tanta carne al fuoco, talmente tante persone da seguire, che finisce per dimenticarsi di alcune. Ma quel che è peggio è che non solo si dimentica ad esempio di dirci cos'è successo alla Rosina, per dirne una, (certo l'immagino, però giusto due righe non mi dispiacerebbero), ma oltretutto inserisce degli aneddoti che non hanno nè capo nè coda, eventi che potrebbe tranquillamente risparmiarsi.
    Forse, mi viene da pensare, Manfredi ha fatto un progetto che andava troppo oltre le sue capacità. Perché in fondo mi è fin piaciuto che tornasse, dopo quasi 200 pagine, a parlare dell'ombrellaio e della povera Desolina e ne spiegasse le origini misteriose, però non è risuscito, a mio parere, a seguire tutto il resto.
    Sta di fatto che Otel Bruni è un buon libro che consiglio sopratttutto a chi ha un minimo riscontro di quella che era la vita di un contadino della bassa di inizio '900.

    Mi rammarico del fatto che io abbia imparato la storia d'Italia più da questo libro che da scuola.
     
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  5. Crispilla
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    Tra le altre cose, ho scoperto che Manfredi racconta la vera storia della famiglia di sua madre in questo libro, quindi anche lui riporta gli aneddoti e le leggende che gli sono state tramandate sui Bruni.
     
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  6. Merope Wood
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    Ah ecco...vedi che allora avevo intuito giusto...
    ciò mi spinge a scrivere un libro sui mei antenati :ChunChun4:
     
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  7. Crispilla
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    Sarebbe di sicuro interessante ed avvincente! ^^
     
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6 replies since 10/6/2011, 14:19   149 views
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