Oceano Mare

Alessandro Baricco

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    9788807819681g


    Titolo: Oceano Mare
    Autore: Alessandro Baricco
    Edito da: Feltrinelli
    Genere: romanzo
    Anno: 1993
    Trama:
    Il luogo principale in cui si svolge la vicenda è la Locanda Almayer, che Baricco prende in prestito dallo scrittore Joseph Conrad e nella quale tutti i personaggi convergono, ognuno con il proprio passato ed i propri timori. Il tema del mare, con il suo valore magico, taumaturgico, ma anche terribile, viene analizzato sotto molteplici sfaccettature attraverso la storia dei singoli personaggi: dalla giovane Elisewin, malata di ipersensibilità e che ha paura di tutto e di tutti, al professor Bartleboom e i suoi studi sui limiti, fino al pittore Plasson, che cerca gli occhi del mare e che per dipingerlo usa esclusivamente l'acqua marina, raffigurando vedute oceaniche su tele che restano ostinatamente bianche. Fra di loro una bellissima donna, Madame Deverià, mandata in quel luogo dal marito perché "guarisca" dalla malattia dell'adulterio, e Padre Pluche, un sacerdote che accompagna Elisewin nel suo viaggio fin dalle Terre di Carewall.
    Nel secondo dei tre libri che compongono il romanzo, "Il ventre del mare", si fa riferimento al naufragio della fregata francese Méduse, naufragata al largo dell'attuale Mauritania nel 1816. A seguito del naufragio parte dell'equipaggio e dei passeggeri, 139 in totale, cercarono la salvezza a bordo di una zattera,su cui si scatenerà uno scenario di morte, desolazione, abbandono, sofferenza che porteranno al cannibalismo. Il tema verrà anche ripreso dal pittore romantico francese Théodore Géricault nel suo dipinto "La zattera della Medusa". In particolare Baricco incentra questa parte del suo racconto sulle figure di Savigny, un medico Francese dell'equipaggio, e di un marinaio che nella triste avventura della zattera perderà la donna amata. Tramite un efficace divisione narrativa l'autore mostra i punti di vista dei due uomini durante il loro naufragio. In questo libro Baricco mostra il destino di ognuno dei personaggi finora presentati e che alloggiano presso la locanda.

    Libro sottoposto a Lettura collettiva a Luglio 2011.
    fonte: wikipedya


    Edited by Crispilla - 15/7/2011, 11:42
     
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  2. Merope Wood
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    Eccomi qua. Sono quasi in soggezione a commentare questo libro...al di là del fatto che già so che sarà difficile riuscire a dire tutto quello che io ho pensato di questo libro, mi sento un pò in "imbarazzo" al pensiero che sia ora della "resa dei conti"...mi sembra di aver messo in piazza un bel pezzo di me questa volta...un conto è dire sì è bello e proporlo, un altro conto è sapere che voi ora lo state leggendo...
    Beh...è ora di iniziare...stavolta già sapete ciò che dirò...l'ho caldamente consigliato come lettura e ora posso tranquillamente, per l'ennesima volta, ribadirlo...d'altronde...non per niente è il mio libro preferito...prima avrei esitato a dirlo perché l'avrei messo in ex equo con La Pioggia prima che cada, ma, dopo averli riletti entrambi uno in seguito all'altro...beh...Oceano Mare batte La Pioggia prima che cada 10 a 0...
    ma partiamo con un commento serio...via il dente, via il dolore


    Io credo che con questo libro Baricco abbia raggiunto l'apice del suo talento. E' ricco, avvincente, trascinante, assolutamente mai scontato. Ogni personaggio è particolare, unico. Tutti elementi propri della scrittura di Baricco, ma qui il loro effetto è decuplicato.
    La più grande critica mossa a Baricco è che lui tende a rendere i suoi libri un mero esercizio di bella scrittura, accusa che per i libri più recenti posso anche accettare e prendere in considerazione, ma non qui, non ora, non con questo capolavoro della letteratura italiana tra le mani e con quelle ultime pagine ancora così indelebili nella mia memoria.
    La potenza di questo libro è talmente forte che non solo consiglio di leggerlo, ma anche di rileggerlo, perché, e lo dico con coscienza di causa, da una lettura all'altra non apparirà mai uguale. E' talmente pieno, talmente ricco di dettagli, talmente forte che di volta in volta si notano sempre cose nuove, addirittura si può ribaltare la preferenza verso l'uno piuttosto che l'altro protagonista. E' un libro che cambia, essattamente come il mare che cerca di raccontare, quell'immenso, orroroso, terapeutico oceano mare che entra dentro ognuno dei personaggi e un pò anche in noi che quei personaggi li sentiamo così reali e vivi.
    La cosa che più mi ha colpita è il racconto del naufragio. Qui la ripetizione, abbastanza tipica nello stile di Baricco, raggiunge il punto di massima efficacia elencando dei particolari. E' un libro talmente attento ai particolari che a tratti, più che con parole, ti sembra di avere a che fare con vere e proprie riprese cinematografiche. Insomma dicevo. La cosa che più mi ha colpita è il fatto che questo racconto centrale, che è un pò il cuore della storia, il punto di arrivo, il fil rouge che lega inconsapevolmente tutti i personaggi che sono nella locanda Almayer, continua a piacermi sempre più. Non so come possa succedere, ma, ad ogni nuova rilettura (è un libro che leggo più o meno una volta l'anno da quando l'ho incontrato sul mio cammino di lettrice ormai 5 anni orsono) trovo qualcosa per cui lo riscopro di nuovo. E' come se facessi sempre più mio quello che ci racconta Baricco, come se si radicasse sempre più in profondità nella mia anima il suo insegnamento, come se effettivamente fossi sempre più lì. Ricordo chiaramente che la prima volta non gli avevo dato tutto questo peso. Questo racconto per immagini, per istanti è indescrivibilmente sconvolgente. Non so come dire, è come se i flash dei personaggi diventassero i miei.
    E del resto è quel che accade un pò anche per il resto del libro. Anche se in maniera più diluita.
    I singoli personaggi sono toccanti. Tutti a loro modo ti fanno una tenerezza infinita. Che se ne ami più uno che l'altro penso sia poi solo questione di vissuto, però sono certa che chiunque troverà il suo personaggio del cuore.
    Plasson, il pittore stanco di "pornografia" e di dare uno sguardo intelligente a chiunque nei suoi ritratti, che vende tutto e parte...chissà poi per cosa dice la gente, per dipingere il mare dice lui. Eppure questo mare gli sfugge perché...dove inizia il mare? Le persone è facile, fai gli occhi e poi il resto vien da sè, ma dove sono gli occhi del mare? A questo punto un bambino, un bambino che lo fa sentire stupido, profondamente stupido (i bambini sono davvero strepitosi)...è chiaro no che gli occhi del mare siano le navi...e anche il mare deve chiudere gli occhi...chi non ama Plasson?
    Con lui Bartleboom che invece del mare cerca la fine...Bartleboom e Plasson, Passon e Bartleboom...due pezzi che dovevano chiaramente stare insieme, ma che Dio si era perso da qualche parte e non ritrovava più...poi d'improvviso eccoli lì sulla spiaggia quei due, si sono ritrovati da soli...Bartleboom che scrive lettere all'amata, perché un giorno gliele darà, ma che poi inizia a domandarsi "riuscirò a riconoscerla?"...chi non ama Bartleboom?
    Ann Daverìa...mandata qui dal marito per guarire dal tradimento...che cosa strana da dire...sul subito è una di quelli che meno mi ha colpita, poi ho capito che è una donna che però in fondo ne sa...
    Padre Pluche è divertentissimo io trovo...immagino un prete cicciotto e bassottello, con un pò di pelata in testa e possibilmente il nasone piuttosto grande...tipico...ma che poi ha queste uscite davvero esilaranti, cose che non puoiu credere di avergli sentito dire...e nonostante tutto ha una semplicità d'animo così forte e così bella, che mi riesce impossibile pensare che a lui le cose possano andar male...le preghiere sono qualcosa di esilarante e commovente al tempo stesso poi...strepitoso...
    Elisewin è deliziosa...come la seta all'inizio, come se veramente dovesse sparire da un momento all'altro...ma con questo desiderio di vita talmente grande, talmente forte che è disposta addirittura a morire se questo può servire per fargliela assaporare...poi scopre di avere tutta la vita che vuole scritta dentro...ha una crescita impressionante...tutti i personaggi ce l'hanno, ma la sua in qualche modo mi sembra la più grande...forse per il fatto che la sento molto vicina a me...è come se si trasformasse e diventasse sempre più bella...
    poi c'è Thomas, che mi ha affascinata da morire...un uomo con tutta questa sofferenza addosso, con questa empatia che gli ha dato un'esperienza così terribile che nemmeno la si può raccontare...

    d'oh...non ho più tempo...domani finisco di commentare ^^"
     
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  3. Antanasia's
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    Anche io ho un po' di soggezione a commentare questo libro, forse perchè è il primo libro "serio" che leggo da adulta, forse perché non ho mia vuto la possibilità di discutere seriamente di qualcosa che ho letto e che anche gli altri hanno letto... Fatto sta che non saprei cosa aggiungere a quello scritto da merope, un libro a mio avviso fantastico. Essendo il primo libro di Baricco che leggo, sono rimasta un po' sconcertata all'inizio dallo stile di scrittura dell'autore, quelle ripetizioni, il eprdersi continuamente in descrizioni lunghe e articolate, ma poi, andando avanti con la lettura quelle descrizioni sono diventate immagini chiare come un film nella mia testa. C'è una frase che mi ha colpito moltissimo, la dice Padre Pluche al medico che vuole mandare Elisewin a guarire al mare, ed è questa:
    CITAZIONE
    Voi, dottor Atterdel, non capite niente di uomini e di padri e di figli, niente. E per ciò io vi credo. La verità è sempre disumana. Come voi. Io so che non vi sbagliate. Ho pena di voi, ma le vostre parole le ammiro. E io che non ho mai visto il mare, fino al mare me ne andrò, perché me l’han detto le vostre parole. É la cosa più assurda, ridicola e insensata che mi potesse capitare di fare. Ma non c’è uomo, in tutte le terre di Carewall, che potrà impedirmi di farla. Nessuno.

    e da questa frase che il libro ha iniziato a entrarmi dentro.
    Ripeto non sono brava in queste cose, è la mia prima discussione seria, e vorrei sapere cosa ne pensate del mio punto di vista :)
     
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  4. Merope Wood
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    No...io invece trovo che hai colto in peino il signoficato di queste letture...

    io credo che per ciascuno di noi l'amore per questo libro inizi in un punto diverso...era quello che dicevo ieri riguardo il fatto che ciascuno può riconoscersi nell'uno piuttosto che nell'altro personaggio...però ciascuno, prima o dopo, durante la prima parte del libro si "aggrappa" a un'immagine, a un personaggio...trovo che questo sia il regalo più grande che uno trae dalla prima lettura: un'immagine...
    io questo momento l'ho vissuto quando Plasson ha passato il suo pennello intinto nel mare sulle labbra di Ann Daverià.
    Ci sono dei momenti precisi, durante la presentazione dei personaggi, in cui Baricco ci svela la loro essenza. Ciascuno di loro sta inseguendo un limite. C'è un limite sovrano, quello che lega tutti loro, che è il limite della vita, la morte. Se ci fate caso, direttamente o indirettamente, tutti loro ci fanno i conti. E poi ciascuno ha la sua "sfumatura" di limite da affrontare.
    Plasson che non riesce a vedere lontano, fisicamente, per cui non vede le navi in lontananza per dipingerle e deve farsele descrivere da altri, e psicologicamente, per cui frasi più lunghe di 6 7 parole non c'è verso che riesca a concluderle.
    Bartleboom ha la ricerca dei limiti. Lui è impegnato a descrivere i limiti della natura. La fatica nel riuscire a catalogarli è il suo limite, come se descriverli automaticamente glieli facesse possedere e superare. Questo è probabilmente il perno del libro, quello che poi rivela tutto questo gioco che Baricco fa sui limiti, quando a un certo punto dice qualcosa come "quando la vita incontra dei limiti, è quello il momento in cui la vita diventa strepitosa"...parlando del tramonto come limite del giorno...
    Padre Pluche ha come limite l'ignoto. Buono lui, dedito agli altri, però deve avere delle solide radici, sta male se lo si trapianta lontano dal suo habitat naturale. Eppure lo supera per amore. Tutti i personaggi in fondo superano i propri limiti per amore, per amore verso la vita in fin dei conti.
    Ann ha tutta quella passione dentro, incontrollabile passione.
    Thomas ha come limite la troppa vita, Elisewin al contrario ne ha troppo poca.

    Per quanto riguarda la scrittura...beh...non mi ci sono soffermata perché è del tutto superfluo...è innegabile che Baricco abbia un talento straordinario, ogni parola è quella giusta, ogni spazio c'è perché è necessario. Il suo stile è molto particolare, lo paragonerei a un giardino all'inglese. Avete presente i giardini all'inglese? Ci entri e sembra che siano stati lasciati crescere assolutamente liberi (non come quelli all'italiana per cui si tagliano aiuole perfettamente geometriche), nel giardino all'inglese sembra che un giardiniere non ci sia mai stato, è il caos, il più assoluto, naturale, straordinario caos; e invece non c'è nulla di più artificiale, curato, controllato. Così è la scrittura di Baricco: caos, istinto, filosofia pura, ma per ottenere un tale effetto ci vuole il massimo del controllo e della padronanza della lingua.
     
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  5. Antanasia's
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    Io credo che comunque si debba leggere una seconda volta per capirlo bene bene, alla fine capisci cosa c'entra il racconto del naufragio con tutta la storia,ma sei talmente satura di informazioni che devi sforzarti un po' per capire bene, quindi una seconda lettura potrebbe essere la soluzione.
    Bel libro davveo, grazie per averlo proposto ^^
    Spero che con i progetti di lettura collettiva anche io riesca a leggere più libri seri :P
     
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  6. Merope Wood
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    Assolutamente. Io l'ho letto 5 volte, 6 con questa, e ti assicuro che mai c'è stata volta in cui mi sia trovata a dire "ok basta...lo so..."
    Tendenzialmente sono una che cerca di non rileggere i libri perché rimane delusa poi dal ricordo che ne aveva...un pò col La Pioggia prima che cada è successo...oddio...solo un pò perché trovo che sia davvero un gran libro...però con questo non c'è mai stata la minima traccia di noia...ci sono dei passaggi così struggenti all'interno della narrazione che mi si crepa il cuore per i troppi sentimenti che deve contenere...
    se ti è piaciuto ti consiglio di leggere anche Seta e Novecento...storie strepitose anche quelle che di tanto in tanto rileggo con piacere senza mai stancarmene...
     
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  7. Antanasia's
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    Ok allora li leggerò sicuramente, Novecento lo conosco perchè lo abbiamo rappresentato in teatro.
    Ah ecco ora che mi viene in mente, anche la parte del libro scritta a mò di battute teatrali tra Bartleboom e Plasson mi ha colpito un bel po'. Non c'è altro da dire... Bello!
     
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  8. Merope Wood
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    Plasson e Bartleboom sono due di quei personaggi che ti viene da dire "si sono proprio trovati".
    Tra l'altro. Un'altra cosa bellissima è che nei canti del ritorno per ogni personaggio ha usato una narrazione completamente diversa e originale. Ad esempio per Plasson l'elenco redatto da Bartleboom sui suoi dipinti, per Bartleboom il racconto di uno che lo ha conosciuto, per Elisewin la narrazione diciamo abituale, per Padre Pluche le sue preghiere, per Savigny stralci di discorsi, per Ann una lettera...poi va beh...Elisewin, Padre Plcuhe, Ann Daverià, Savigny e Thomas rientrano uno nel canto del ritorno dell'altro per ovvi motivi quindi trascendono un pò la parte a loro dedicata, ma il fatto che per ciascuno ci sia un punto di vista, una parte dedicata...e che questa parte prettamente personale contribuisca a creare un tutto, una storia generale, a ricostruire in qualche modo gli avvenimenti della Locanda Almayer e di tutti i personaggi che ci sono passati...secondo me è stato molto carino...



    ahahah...io mi immagino già Cri...nelle letture passate si lamentava che c'erano troppi pochi discorsi diretti, adesso si lamenterà senz'altro che i discorsi diretti sono confusionari ahahah
     
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  9. LouieLouie!
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    è vero.. i dialoghi sono confusonari (alcune volte non si capisce a chi appartenga una frase) ma non è una cosa così negativa, =) mi piace. Mi sembra quasi effetto "film" ^^, non l'ho ancora finito.. ma mi mancano poche pagine
     
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  10. >Midnight
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    Io mi sono innamorata di questo libro. Mi piace il tipo di narrazione così carica di descrizioni ma non per questo molto fluente e ben ordinata. Mi piacciono i dialoghi "botta e risposta" per interrompere un po' il tipo di narrazione abituale. E poi mi piacciono i personaggi così diversi tra loro ma non per questo così vicini. Si sono ritrovati lì in quella locanda quasi tutti per un motivo diverso l'uno dall'altra. Eppure le loro storie si intrecciano e si instaurano dei legami di amicizia tra loro (Bartleboom e Plasson) o di passione (Elisewin e Thomas). Il personaggio che mi ha colpito di più è Plasson. Un motivo bene preciso non c'è, o frose sì. Forse mi ha affascinato il fatto che non sappia dipingere il mare. Il che sembra quasi assurdo dato che in passato moltissimi artisti l'hanno dipinto. Ma lui no. Deve avere qualcosa da cui cominciare : gli occhi del mare. Poi mi piace anche il fatto che lascia sempre in sospeso delle frasi. Anche quando muore. E' come se lasciasse un po' di suspence al lettore per domandarsi "Che cosa avrà voluto dire?"... Credo che lo rileggerò perchè l'ho trovato veramente affascinante e credo che lo consiglierò a moltissimi miei amici. Spero di essere stata chiara e non confusionaria come sempre :D
     
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  11. LouieLouie!
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    Premetto che non mi piace molto il modo di scrivere di Baricco... non so, preferisco una prosa semplice, lineare, senza tanti frozoli... ma mi rendo anche conto che una scrittura del genere fa un certo effetto e bhe è complice del grande successo dello scrittore.. Tuttavia lasciando perdere l'aspetto formale, il libro mi è piaciuto. I punti che ho preferito sono stati i racconti del naufragio, mi sono sembrati così realistici.. mettono in luce la spietatezza umana quando ci si trova in pericolo e mostrano come la gente in un certo tipo di situazione cambia totalmente. La storia di Elisewin e Thomas, penso di averla capita in questo modo: Thomas ha passato una parte di sè in Elisewin (che era quasi priva di esperienze) attraverso il rapporto.. Elisewin grazie a lui è guarita e si è recata dall'ammiraglio per rimediare alla perdita di Thomas/Adams.
    Una cosa non mi è piaciuta: i dipinti bianchi associati all'Oceano Mare..perchè diamine sono considerati dei capolavori?

    Nono, mi correggo scusate.. da Bartebloom sono considerati capolavori..ma io non ne capisco il senso :\ se uno non riesce a dipingere il mare.. dopo un pò ci rinuncia no?.. ma non raccoglie dipinti bianchi.. forse è per rendere più strano il personaggio del pittore?
     
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  12. Merope Wood
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    Sì...diciamo che semplificandola la storia di Elisewin e Thomas è questa...poi in realtà ci sono molti echi tra le righe che rendono anche altro...fisicamente è questa, psicologicamente intervengono tanti di quei meccanismi che ne fanno una delle più belle di cui io abbia mai letto...se non la più bella...dissezionare tutto quello che ci si vede dietro non le renderebbe giustizia...
    hai letto Novecento? alla fine il pianista parla con l'amico e gli dice qualcosa come "sì. io mai mi sono mosso da qui, però della vita ho vissuto tutto" e si mette a elencargli migliaia di cose fatte, luoghi visti, esperienze provate...che non sono fatte/visti/provate fisicamente, ma le ha lette nei passeggeri...
    Elisewin e Thomas questo fanno in quella notte, si leggono dentro l'un l'altro...era questo che intendevo quando dicevo "Thomas ha come limite la troppa vita, Elisewin al contrario ne ha troppo poca"

    per quanto riguarda i dipinti...beh...anche qui devi leggere quello che c'è dietro le righe e associarli a tutto il discorso fatto sui limiti e le difficoltà di Plasson...poi ovvio che nella realtà non saranno vera opera d'arte...anche se...io dico...han venduto deiezioni umane a peso d'oro...una tela bianca può a tutti gli effetti essere considerata arte ^^
    diciamo che più che arte è filosofia per immagini...quindi in questo caso Plasson non fa altro che rappresentare, o "non" rappresentare, la filosofia del mare...
     
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  13. Crispilla
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    Sono d'accordo con Merope quando dice che ad ognuno il libro comincia a piacere o prendere da un determinato punto; nessuno credo che sia riuscito a entrare nella storia già dalle prime pagine.
    Ha cominciato a piacermi veramente da questo paragrafo:
    CITAZIONE
    Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati.
    - Diavolo! Lo dicevo io che non potevano essere scomparsi.

    Tutto quello che è venuto prima del capitolo in questione, quello dove Plasson e Bartleboom si conoscono, l'ho trovato troppo confusionario ed irreale.
    Per quanto riguarda lo stile, sono più propensa a pensarla come Louie che come Merope: non c'è alcun dubbio che Baricco sia un perfetto conoscitore della lingua italiana, che sia un maestro della comunicazione, ma io ho avuto in più punti la netta impressione che lo stile offuscasse la narrazione.
    Ora, affermare che sia un mero esercizio di scrittura mi sembra esagerato, però alcuni passaggi mi hanno trasmesso un senso di compiacimento da parte dell'autore, come se si beasse del suo indubbio talento.
    Questo stona con la mia concezione della narrativa (non della saggistica, che è ben diversa): secondo me, il racconto in terza persona, descritto cioè come da un osservatore esterno o superiore, deve avere quella leggerezza e quella fluidità tale da permettergli di esistere come ente astratto. Non so se riesco a spiegarmi...a me un racconto deve dare l'idea di essere uscito direttamente dalle pieghe del tempo, non dalla penna diretta da un uomo. Il narratore deve avere l'accortezza di non superare mai quel limite che altrimenti comporterebbe un po' lo spezzarsi dell'incantesimo, la morte dell'armonia. Deve essere come un direttore d'orchestra invisibile.
    Ecco, in alcuni passaggi mi è risultato del tutto impossibile concentrarmi sulla storia senza pensare continuamente allo stile della prosa, quasi fosse una barriera che ti allontana dalla comprensione e dalla condivisione invece che avvicinarti.
    Baricco ha un po' esagerato, tutto qui.

    Questo eccesso di autostima glielo si perdona comunque facilmente, dato lo spessore e l'originalità dei personaggi che riesce a creare. Il mio preferito è forse Bartleboom. Il suo epilogo con l'episodio delle due gemelle Ancher è forse la parte più deliziosa (ma allo stesso tempo drammatica) del libro. Da uomo che trascorre una vita a cercare e studiare i limiti della Natura, non si avvede di quello che è il suo limite: è un uomo sfortunato...e mortale.
    La parte più convincente ed emozionante è quella del naufragio, non a caso piazzata al centro, nel cuore del romanzo.
    E qui Baricco supplisce ai suoi precedenti peccati di narcisismo stilistico e dirige magistralmente il tutto. Se riflettete, noterete come il posizionamento delle due diverse versioni dell'accaduto sia fondamentale: la parte narrata attraverso gli occhi di Thomas è messa per seconda, perciò contraddice la precedente, perciò è quella che consideriamo vera. Se fosse avvenuto il contrario, cioè se la tesi di Savigny avesse confutato quella del marinaio, venendo dopo, saremmo stati portati a credere a quella! Questo, in sostanza, è il compito del bravo narratore: indirizzare il lettore verso la verità (in questo caso scegliendo tra due opzioni) senza mostrarsi, senza dire "Questa è quella vera" oppure "Così si svolsero davvero i fatti", ma semplicemente mettendone una davanti all'altra, creando una sequenza logica e perciò comprensibile ed interpretabile in un solo modo: quello giusto. Ma non ce l'ha detto Baricco. Ci siamo arrivati da soli.

     
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  14. Lily Hume
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    Avendo recuperato questo libro capisco chi dice che Baricco o lo si ama o lo si odia profondamente, difficile comunque rimanere indifferenti leggendo uno dei suoi libri.
    Stile affascinante, a dimostrazione che non esiste solo lo stile piatto e senza personalita' di molti degli scrittori contemporanei (ormai un vero must), ma anch'io penso che se dosato maggiormente avrebbe giovato alla fluidita' della narrazione. E' come se Baricco, come il mare, in alcuni punti della storia fosse incapace di fermarsi, come se scrivesse soprattutto per se stesso e non per i lettori, ma d'altra parte la sua capacita' di crere situazioni e immagini molto belle e poetiche, come lo scienziato Bartleboom che scrive lettere d'amore per una donna ancora non incontrata o Plasson che cerca di "dipingere" gli occhi del mare, ripaga il lettore a pieno. Ed è un libro anche ben costruito, che ci fa conoscere lentamente i protagonisti, non cadendo mai nel banale, fino poi all'epilogo finale. Che a pansare bene è abbastanza tragico un pò per tutti: Bartleboom, che dopo aver cercato per tutta la vita la sua donna ideale, si rende conto che ha atteso fin troppo, Plasson non riuscira' mai nella sua impresa e morira' da solo, Ann morira' per colpe non sue, Thomas da vittima si trasformera' in carnefice spietato non dando nessuna possibilita' al potere curativo che a volte l'amore può esercitare inaspettativamente e Padre Pluche scegliera' una via che forse non avrebbe deciso di percorrere se non così fortemente "consigliato".
    L'unica a cui rimane una possibilita', alla fine, è proprio Elisewin, colei che era destinata a non sopravvivere.
     
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  15. Merope Wood
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    Beh... anche padre Pluche non è finito male... ha trovato la sua strada in fondo... nel modo in cui lui la voleva trovare... io penso che ad un certo punto tutti abbiano risolto il loro passato e si siano trovati in una condizione di serenità... la maggior parte si è fermata qui... perché comunque non credo che Plasson, Bartleboom eccetera abbiano continuato a vivere da infelici, da fuori potrebbe sembrare magari così, per quelli che sono i nostri canoni di serenità, per, per quelli che potrebbero essere i loro, hanno continuato la loro esistenza serenamente, intravedendo anche la felicità talvolta, ma senza quella carica di desiderio che li avrebbe fatti star male...
    Pluche è particolare perché ha un metro di interpretazione diverso da quello che bisogna usare per gli altri... lui è più umile nelle sue aspettative... e per questo probabilmente è come se camminasse al fianco della felicità che tutti inseguono... il suo limite probabilmente è che lui non l'ha mai ardentemente desiderata e questo forse un po' lo rammarica, perché vede tutti gli altri tormentati, ma lo sono per qualcosa di grande...
    Elisewin sopravvive, impara, esplora... sarà felice, ma non come tutti gli altri si aspettano probabilmente... ma le resta un po' di quella tragedia del naufragio dentro... e forse il suo limite sarà quello di vivere il mondo in modo distaccato, come se non ci fosse più nulla che la possa stupire...
    comunque tutti vivranno abbastanza bene io penso... ma non saranno mai normali...
     
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17 replies since 4/7/2010, 11:07   311 views
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