Il regno dei sogni e della follia

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    Titolo originale: 夢と狂気の王国 Yume to kyôki no ôkoku
    Nazione: Giappone
    Anno: 2013
    Genere: Documentario
    Durata: 118'
    Regia: Mami Sunada
    Produzione: Dwango, Ennet Co.
    Distribuzione : Lucky Red (Italia)
    Data di uscita: 25-26 Maggio 2015 (cinema)
    Cast: Hideaki Anno, John Lasseter, Hayao Miyazaki, Toshio Suzuki, Isao Takahata

    Trama: Ottenuto il permesso di accedere quasi illimitatamente all'interno dello Studio Ghibli, Mami Sunada segue nel corso di un anno i maestri Hayao Miyazaki e Isao Takahata e il produttore Toshio Suzuki intenti nel completare i loro ultimi capolavori: "Si alza il vento" e "La storia della principessa splendente". Con un ritratto intimo ed emozionante, il documentario ci offre per la prima volta l'opportunità di compiere un viaggio affascinante ed indimenticabile all'interno di uno dei laboratorio di animazione più amati al mondo. Un luogo unico dove il sogno e la passione rasentano la follia.

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  2. Merope Wood
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    Io l'ho visto in giapponese e in giapponese sub tedesco per i pochi lassi di tempo che è stato caricato su Youtube prima nell'uno e poi nell'altro modo. Mi sono organizzata per una visione parallela con un paio di persone e lunedì sarò al cinema per vederlo finalmente in italiano.
    Che dire? Non ho capito tutto tutto, ma è un'opera curiosa, trovo avvincente qualsiasi processo di creazione, a maggior ragione se spiega di un processo così tanto artistico, ulteriormente a maggior ragione se parla proprio di Ghibli. Ne viene fuori un ambiente lavorativo particolarmente interessante che, dove possibile, sarebbe il caso venisse preso a modello.
    Poi la prima volta che l'ho visto appena Hayao apriva bocca facevo "iiiih. Sta parlando, sta parlando!"
     
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    Mi ha fatto tanto piacere vedere questo documentario e scorprire quel curioso, gigantesco, incredibile personaggio che è Miyazaki-san! Sprigiona un'aura di autorità e saggezza fortissima, non so esprimere a parole... eppure parla poco e spesso in maniera un po' enigmatica. Ma è adorabile. Ha tutto un suo mondo dentro. E poi questo fisico così ascetico, questo viso che non invecchia mai e sembra uscito da un cartone animato. Le caprette di Heidi sul davanzale xD Comunque per apprezzare e capire di più il personaggio ho dovuto rivederlo in giapponese sub eng perché il doppiaggio italiano era troppo invadente... non è possibile fare un documentario sullo Studio Ghibli senza mai sentire la voce dei suoi protagonisti!
    Una parte del film poi è incentrata sulla scelta di Hideaki Anno come doppiatore di Jiro e sulla particolarità della sua voce, era assurdo non poterla sentire!
    Il documentario, sarò sincera, non è un gran documentario: penso che mi sia piaciuto solamente per il soggetto e che sia apprezzabile quasi solo da appassionati di Studio Ghibli, perché apre una finestra su quel mondo, dando tutto per scontato, mostrando cose random, saltando di palo in frasca, lasciandosi trasportare dall'emozione e dall'ispirazione del momento... sembra girato da un poeta o un bambino distratto... cosa che in realtà mi sembra in un certo senso affine alla riservatezza, all'ombrosità e al mondo sognante di Miyazaki, ma a mio avviso un documentario dovrebbe essere più rigoroso, più concreto, meno casuale... poi veramente non aveva ritmo, era troppo lento... ogni tanto si interrompeva per riprendere il gatto dello studio.. cioè bellissimo per carità (quel gatto deve aver ispirato quello degli spot del ramen! :wub:) ma... totalmente fuori xD
    Però mi è piaciuto, ripeto xD cioè non puoi non amare questo documentario se ami il soggetto! Ma sarebbe l'ultima cosa che farei vedere a una persona per fargli conoscere lo Studio Ghibli...
    Non è un documentario per niente informativo, per niente sistematico, per niente concreto, e un po' di caratteristiche del genere secondo me dovrebbe averle... mi sarebbe piaciuto entrare più all'interno della lavorazione del film, spremere un po' di più Miyazaki facendogli delle domande mirate, guardare anche il lavoro degli altri, Takahata poi quasi non s'è visto, poveretto...
    D'altra parte mi è piaciuto (anche se l'avrei limitato) l'atteggiamento poco invasivo, discreto del regista, l'essere per niente celebrativo, la mancanza di costruzione e artificio... da un certo punto di vista è efficace, perché permette di avere una visione sincera e onesta del mondo dello Studio. Bellissimi per me anche i materiali "d'archivio", le vecchie foto (anche se per la verità non ne ho mai cercati, non so se sono alla portata di tutti)... ah e il gatto XD Che ha anche un nome, ma non ricordo...

    Sono sempre piacevolmente colpita dalla risposta della mia città nei confronti dello Studio Ghibli. Sala (è vero, piccola), ma completamente piena. L'ho visto in prima fila ultimo posto laterale e solo perché ho convinto un mio amico a prendere i biglietti in anticipo. Ma ci scommetto che il giorno prima anche la sala grande fosse abbastanza piena, per tutti gli altri spettacoli è stato così.

    Edited by ~alyps~ - 30/5/2015, 22:35
     
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  4. Merope Wood
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    A me invece non è dispiaciuto per come è stato girato perché l'ho trovato molto appropriato, credo anche che non si sarebbe potuto girare diversamente. Vallo a disturbare tu il grande dio dell'animazione mentre lavora! Con un uomo del genere devi per forza di cose introdurti nel suo mondo quasi fossi un timido passerottino che va a becchettare delle briciole qua e là per saziarsi, non c'è alternativa.
    Certo, anch'io avrei forse preferito che imbastisse una sorta di fil rouge nello sviluppo del film e che lo seguisse con un attimo più di rigore, quantomeno elencando i passaggi che mostrava anziché sbatterteli in faccia... Bene o male uno abbastanza navigato in termini di cinema, specie se segue un cicinin anche quello d'animazione, ma non necessariamente, riesce a orientarsi: almeno a grandi linee lo sviluppo di un film lo conosci via! E chi non sa nulla di cinema non credo vada a vedersi proprio un documentario... A meno che non abbia sbagliato sala, ma questo lo riporto poi in separata sede, tanto qualcuno già conosce la simpatica storiella del duo beone che ci ha messo 50 minuti e diversi improperi miei per capire che non stava vedendo "Il racconto dei racconti". Imbecilli!
    Comunque. Entrando poi nel merito dei fan Ghibli... Cioè... Spettacolo!
    Io personalmente ho ritrovato Miyazaki esattamente al nonno Hayao che ho sempre immaginato, con molto piacere certo, ma senza questo gran stupore. Trovo sia una persona che dice molto di sé attraverso le sue opere, non dico solo in termini di idealogia, quello è piuttosto scontato per uno con un po' di cervello, ma proprio a livello di carattere perché ha un gran cervello. Quando vedi su una pellicola delle emozioni complesse espresse con la semplicità e l'istantaneità di un piccolo gesto, un piccolo sguardo, un piccolo cambio di velocità nel movimento... Beh, è palese che ti trovi di fronte ad un grande osservatore dell'umanità, un grande amante dell'umanità e quant'altro... Così come è palese che certe scene non siano tanto animate realisticamente quanto attraverso il filtro della sua anima. Certe cose che lui mostra nelle sue opere sono un po' come se guardando una cosa che sta di fronte allo specchio la si guardasse non direttamente, ma attraverso il suo riflesso; Hayao in tutto questo è lo specchio. Per questo io mi aspettavo addirittura la disegnatrice sull'orlo della crisi di nervi che racconta di come tanti ottimi disegnatori siano scappati perché non riuscivano a disegnare per lui. E' logico, o viaggi con la sua stessa lunghezza d'onda, riesci a percepire quello che lui vede esattamente e a riportarlo pari pari sulla carta oppure crolli perché quello che lui vuole non è la realtà pura e cruda, ma quella realtà riflessa nella sua testa. E disegnare un riflesso di una realtà così preciso è difficile, devi essere non solo bravo, eccellente. Non a caso Anno, che ha iniziato con lui ed è riuscito a disegnare i suoi automi di Laputa e a collaborarci tranquillamente, è il genio che è alla regia e ha fatto Evangelion che è pazzesco (dannato! Lo finisse l'ultimo film della quadrilogia almeno, dopo quel terzo episodio soprattutto... disgraziato!!!).
    Questo mi porta a riflettere su un'altra cosa che mi ha particolarmente impressionata: l'esattezza di ciò che vede nella sua testa. HA TUTTO IL FILM IN TESTA!!! E' pazzesco! Mi ha impressionata troppo le più volte in cui prendeva il cronometro, strizzava gli occhi e misurava l'esatta durata di una scena. "No troppo lunga, allora faccio questa manovra così si accorcia... Provo... Ok, ci sta, la disegno così" e la metteva giù sul bozzetto. Voglio dire. Mancava solo una nuvoletta stile Space Jam che la mostrasse sullo schermo eh! Pazzesco, pazzesco!
    Poi è giapponesissimo. Alle 9:00 prende la penna. Alle 21:00 posa la penna. Ogni giorno dal lunedì al sabato. Quando arriva tira fuori le capre e poi saluta i bambini dell'asilo. Alla tal ora compra lo Yakkul dalla signora (che sarebbe lo Yakult, ma per lui è Yakkul e come sono simpatica). Pausa per la ginnastica alla radio che va fatta. Pausa per il pranzo e poi passeggiata. Prima d'andar via ritira le capre. Domenica mattina si pulisce il fiume. Tutto questo per tutta la vita. Puntuale! Ah, è ben tosto eh!
    Poi questo corpo tenuto come un tempio per l'anima, piuttosto che come un mero mezzo e questa reticenza, questo prendersi in giro e sminuirsi, non per sentirsi dire "No, tu sei un figo" come si fa in Occidente coi selfie su FB con su scritto "come sono brutta in questa foto" giusto perché commentino smentendo e mettano il like, ma proprio perché è così che va in Giappone, tendono ad essere fin troppo critici con se stessi e questo me li fa amare ancora di più. Mi sento sempre più affine col loro modo di fare.
    Poi la schiettezza e la lucidità di quest'uomo. "Potremmo fare così, colì, colà...." "Sentite, faccio che andare a chiederglielo; tanto con lui si fa prima a fare così" e Suzuki che se ne va (cavoli quello! Gran tipo. Ce ne vuole a trattare con quei 2 lì!) "Senti dico di fare così per quella cosa" "Sì va bene", oppure "No, non è il caso". Tutto deciso in un attimo, con lucida immediatezza, con una capacità di sintesi che gli invidio molto in effetti.
    Questa e tutte le altre sono comunque sempre conclusioni che rubacchi all'insieme della visione, anche Takahata che pure non ha lasciato che lo riprendessero emerge forte eh! Sono 2 personalità che si sovrappongono perfettamente alle loro opere, semplicemente questo documentario ti fa capire che, sì, l'idea che ti sei fatto di loro coincide con ciò che loro sono, almeno in linea di massima via.
    E son poi tutte cose che si estrapolano dalla visione... Conoscendolo, non conoscendolo, perché qualcuno te lo fa notare... E' relativo il come, ci sono se le si riesce a tirar fuori ecco!
    Poi (stringo, lo giuro, anche se avrei ancora tanto da dire e tanto ho già tagliato) mi piace molto come ambiente lavorativo. Quest'idea green dello Studio ispirato all'architettura verde di Le Corbusier (m'è toccato pure disegnarlo per una tesi d'ingegneria di un mio amico perché ho deciso che doveva parlarne punto e basta visto che trattava temi di questo genere e gli ho fatto anche un bel discorsone). Il modo di vedere il lavoro, un'azienda grande, ma quasi familiare per il tipo di interesse che si ha per i dipendenti, cosa molto chiara: "Qui difficilmente avrete un lavoro a tempo indeterminato, dobbiamo pure guadagnare. Qui dovete essere in grado di fare il vostro lavoro, i ritmi sono serrati..." addirittura dice "Io non lavorerei per me" a un certo punto Miyazaki parlando coi nuovi assunti, ma poi, quando si è lì dentro, nonostante le difficoltà di questo lavoro chiarite con precisione certosina da nonno Hayao, si riesce anche ad avere dei rapporti umani, è un'azienda che si cura dei problemi dei dipendenti, si veda già solo la scuola/asilo/quel che è, il parcheggio per pargoli insomma, che in quel paese è una cosa piuttosto all'ordine del giorno, ma che qui in certi paesi dell'Occidente è un grandissimo privilegio... Negli States un tantino di più già c'è, in Scandinavia, in posti furbi così sì, ma già tipo qua in Italia poco più di zero eh.

    Goro in 5 secondi che è apparso l'avrei preso a calci nel sedere. Ha interrotto Suzuki mentre parlava e soprattutto... Sei in riunione, hai una cosa che si chiama colonna vertebrale, abbiamo superato di 2 tacche almeno la fase dell'homo herectus per cui tirati su dannazione, smetti di ciondolare su quella poltrona per Giove!Poi va beh. Anche lui l'avevo già inquadrato e non mi ha effettivamente stupita, sebbene 2 sberle gliele avrei date tanto volentieri, il suo discorso, fatto con occhi stralunati, sul fatto che non sa se si sente tagliato per l'animazione, che ci si è un po' ritrovato e bla bla bla... Lo si evince chiaramente dai suoi film (la serie animata Ronja è carinissima, ma si tratta di corti, bisogna vedere come se la cava poi tornando ai lungometraggi). Sulla cosa del "lo faccio per i dipendenti" balle! Magari in parte anche sì, ma soprattutto l'ha fatto perché è stata una scelta di comodo, approfittando di una situazione in cui si è trovato suo malgrado e di un cognome che ti spalanca parecchie porte in quel campo. Che poi tecnicamente sia bravissimo è un altro paio di maniche e comunque ci sono fior fior di animatori preparatissimi allo Studio per cui, anche sapessi disegnare solo bozzetti elementari, ci sono fior fior di nomi che te li sanno leggere e trasformare in ciò che più o meno ti aspetti. Il padre vede nascere dentro di sé un film e lo guida al suo compimento, come un giardiniere che plasma un bonsai per farlo crescere forte e bonsaioso; il giardiniere Hayao ha fin dall'inizio in mente la forma che il suo bonsai-film avrà e sa calcolare istantaneamente il taglio di ogni singola foglia-scena in direzione del risultato finale. In lui invece i film capitano, succedono robe, che poi diventano altre robe e si arriva alla fine, ma è un taglio piuttosto impreciso durante l'intervento, un po' come se fosse un giardiniere di ligustri: hai una siepe, hai una motosega, tagli grossolanamente e poi rifinisci dando una forma geometrica bellina e via. Tra lavorare su un ligustre e lavorare su un bonsai c'è giusto un tantino di differenza eh.
    Molto interessante invece vedere meglio Suzuki. Avevo un'idea generale di lui che fosse un figo e ho scoperto un gran figo invece. E' il collante. Non si pensa mai a lui, ma invece è quello che poi ha veramente coltivato lo Studio. Sempre restando in tema di piante è come se in tutti questi anni fosse stato il giardiniere capo o come se i bonsai su cui ha lavorato siano stati Miyazaki, Takahata e gli altri. Ha svolto un ruolo di indubbia difficoltà introducendosi nelle stanze degli dei dell'animazione e riuscendo a ottenerne i favori. Uscendone vivo peraltro, che non è poco.Ha saputo trattare bene con quei 2, tenendo insieme le loro menti perché effettivamente sono così fenomeni che da un'idea ne vedono nascere cento ed è più facile che si perdano risultando inconcludenti, soprattutto Takahata che già di suo tende a divagare volontariamente, almeno a livello inconscio.
    E' un documentario che sicuramente ha lasciato un gran bello spaccato di quotidianità, una sorta di giardino all'inglese del genere del documentario via. Un po' meno controllato, ma pazienza. A me che sono fan e ho saputo leggere tra le righe, discernere, estrapolare ha lasciato davvero molto. Ho sorriso e pure singhiozzato.
    Nonno Hayao che si intenerisce di fronte a delle caprette abbandonate in un magazzino e decide di trovar loro un posto per vivere, questa concezione di vita anche in ciò che è inanimato, ma che qualcuno ha plasmato... E' un po' quella cosa che poi gli permette di sciogliere il cuore con un gesto animato a milioni di persone. E' l'alito di vita, il battito di cuore dei suoi film.

    Il gatto per la cronaca si chiama Ushiko. E io ne ho uno praticamente uguale ihihih My level of kawai is over 9000.
     
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3 replies since 21/5/2015, 21:53   77 views
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