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Crispilla.
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Il libro:
Titolo: Jules e Jim
Autore: Henri-Pierre Roché
Genere: autobiografia
Anno: 1953
Nazione: FRANCIA
Edito da: Adelphi
Trama: Il libro parla dell'amore che Jim, alter ego di Roché, e l'amico Jules, lo scrittore tedesco Franz Hessel, provano per la stessa donna, la pittrice e traduttrice berlinese Helen Grund.
Franz e Pierre si conoscono a Montparnasse nel 1906 e tra i due nasce subito una profonda amicizia caratterizzata da lunghe conversazioni sulla letteratura, la pittura e le donne. Nel 1910 compiono un viaggio in Sicilia e in Grecia, dove rimangono piacevolmente colpiti da un gruppo scultoreo raffigurante un giovane che solleva una ragazza, il cui sorriso, crudele ed enigmatico, cambierà le loro vite. Nell'autunno del 1912 arrivano a Parigi per studiare con Maurice Denis tre pittrici berlinesi tra cui Helen Grund, giovane che possiede lo stesso sorriso misterioso della statua greca.
Il film:
Titolo: Jules e Jim
Regia: François Truffaut
Genere: drammatico
Anno: 1962
Nazione: FRANCIA
Cast:
Jeanne Moreau: Catherine
Oskar Werner: Jules
Henri Serre: Jim
Marie Dubois: Thérèse
Vanna Urbino: Gilberte
Cyrus Bassiak: Albert
Sabine Haudepin: Sabine
Danielle Bassiak: la compagna di Albert
Kate Noëlle: Birgitta
Anny Nelsen: Lucie
Christina Warner: Helga
Bernard Largemains: Merlin
Dominique Lacarrière: una donna
Jean-Louis Richard: un cliente del caffè
Elen Bober: Mathilde
Michel Subor: voce narrante
Premi:
Premio per la regia al Festival di Mar del Plata
Premio per la regia al Festival di Acapulco
Premio Cantaclaros a Caracas
Premio Académie du cinéma (Stella di cristallo per il miglior film francese e Gran Premio per l'interpretazione femminile a Jeanne Moreau)
Premio della critica al Festival di Cartagena
Oscar danese "Bodil 1963" per il miglior film europeo dell'anno
Nastro d'argento per il miglior film
Film sottoposto a Visione collettiva a Marzo 2015.SPOILER (clicca per visualizzare)Tratto da wikipedia. -
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Ho uno strano rapporto con i pochi film della Nouvelle Vague che ho visto, solitamente provo fascino e spazientimento allo stesso tempo, a fine visione non sono molto soddisfatta, poi però mi rimane addosso un ricordo molto positivo e intenso... (mi vengono in mente Fino all'ultimo respiro e Il bandito delle ore 11... con I 400 colpi è stato amore a prima vista, ma perché è sicuramente meno "strano" dei film sopra citati e di Jules e Jim)
in questo caso è passato poco tempo, però potrebbe darsi che l'evento si ripeta.
La storia indubbiamente è affascinante, ma lo sono ancora di più i dialoghi, saggi, profondi, intelligenti, malinconici.
È bella anche l'ambiguità di tutti i personaggi, l'incertezza che lasciano trasparire e l'amore del regista per questi stati di malinconia, insoddisfazione, amore in diverse sfacccettature.
Quello che può essere frustrante è il comportamento sopra le righe, irrealistico dei personaggi... personaggi troppo zerbini come i due protagonisti maschili, una protagonista femminile volubile in maniera quasi caricaturale, che spesso durante il film mi ha fatto venir voglia di dare due bei ceffoni (e non sono un tipo violento xD). Anche in Fino all'ultimo respiro, di Godard ho trovato questa strano, ambiguo incontro tra personaggi fuori da ogni schema e assurdi (che dovrebbero riflettere lo spirito di ribellione, formale e di contenuto, della Nouvelle Vague) e squarci di umanità, di profonda malinconia, che penetrano molto fortemente nonostante la giostra di avvenimenti un po' paradossali e di personaggi atipici che lo spettatore si ritrova davanti.
Insomma, se la protagonista veramente a un certo punto irritava per la sua mancanza di rispetto, i suoi capricci, il suo giocare con 3 uomini diversi, d'altra parte attraverso il dialogo e la magnetica recitazione di Jane Seymour diventa un personaggio umano e memorabile, perché ottimamente caratterizzato.
Sebbene sia fuori da ogni convenzione una simile condivisione pacifica delle propria moglie con il proprio migliore amico, che un attimo prima era l'unico punto di appoggio a cui confidare il proprio dolore... la strana situazione che si viene a creare tra i personaggi mette in discussione il concetto di amore coniugale, amore tra amici, amore in senso generale... che diventa qualcosa di fluido, misterioso e ambiguo.
Penso anche che adesso avrà molto più senso The Dreamers di Bertolucci, che ho amato, e che a Jules e Jim sicuramente si è ispirato per lo strano triangolo amoroso tra i tre protagonisti. Ma anche per il rapporto arte-vita: i personaggi sono scrittori e vivono un po' come personaggi di romanzi, s'innamorano della stessa donna, perché ha lo stesso sorriso di una statua di cui si erano innamorati... (in The Dreamers tutto questo si sposta nel rapporto con il cinema, ma a un certo punto la protagonista diventa una statua, la Venere di Milo, in uno dei suoi tanti atteggiamenti seduttivi...)
Anche scrivendo questo commento il mio rapporto con questo film e con i personaggi si è già addolcito xD. -
Crispilla.
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Condivido praticamente tutto ciò che hai scritto, aly. Anche io come te un po' ho odiato questo film e un po' me ne sono innamorata; ma, al di là di un semplicistico bilancio di gradimento, soprattutto mi ha fatto riflettere e provare empatia nei confronti dei personaggi, e questo penso fosse proprio l'intento di Truffaut.
La prima cosa su cui vorrei porre l'accento è la narrazione tramite voce fuori campo: all'inizio l'ho trovata troppo invadente, poi non potevo farne a meno. E' come una cornice che cattura e preserva i momenti passati insieme dai protagonisti, ed è in grado da sola di infondere alla immagini una poesia malinconica e nebulosa veramente con pochissime parole, a volte semplicemente descrivendo il cielo o l'ambiente circostante.
E poi ci sono i due protagonisti, così diversi eppure complementari: Jim più diretto, spregiudicato e libero nei suoi amori (anche se poi si ostina a tornare da questa Gilberte, come ad un porto sicuro), che in qualche modo è il motore della coppia, quello che trascina Jules in varie attività, anche quelle per le quali non sarebbe tagliato (come la boxe). E Jules, appunto, è uno spirito più calmo, che si rifà più fedelmente al prototipo dell'intellettuale solitario e introverso; è più ingenuo e sprovveduto, specialmente nei confronti delle donne, salvo poi uscirsene con affermazioni come "Le donne non dovrebbero nemmeno entrare in chiesa" e "Nella coppia l'unica fedeltà che conta è quella della donna" (che fa quasi ridere, a posteriori, dato che all'interno del triangolo amoroso, l'unico fedele è proprio lui alla fine!); affermazioni che in un primo momento sorprendono e irritano (e non a caso Catherine risponde gettandosi nella Senna... più esplicita di così!), ma che, alla luce dei fatti, finiscono per sembrare soltanto il tentativo di una mente curiosa, ma inesperta, di accodarsi ad un pensiero in gran voga, e di fare, in sostanza, della filosofia molto spicciola.
Ho amato il modo in cui viene rappresentata l'amicizia tra i due, e la frase "vedendoli sempre insieme, quelli che non sapevano nulla dell'amicizia li credevano degli anormali" mi ha fatto sorridere e provare tanta tenerezza. Non cito a memoria ovviamente, ma il succo è quello.
E poi c'è Catherine, che irrompe come un uragano e sconvolge l'equilibro della coppia. Interessante pensare a lei in questi termini: generalmente un triangolo amoroso si crea quando un uomo o una donna si intromette in una coppia di amanti, ma qui il triangolo non nasce quando Jim confessa a Catherine di provare qualcosa per lei, bensì molto prima: è Catherine che si insinua nel rapporto tra Jules e Jim e lo altera, a tratti dividendoli, a tratti unendoli come mai erano stati prima.
Il rapporto tra i tre è talmente complesso e originale che credo potremmo parlarne per giorni senza mai esplorarlo del tutto, né decifrarlo. Però una cosa mi ha colpito: la scena della corsa sul ponte coperto, non è diventata l'emblema del film a caso, o semplicemente perché è bella. Io credo che in essa si celi la chiave di lettura dell'intera storia... sempre che ce ne sia una. Catherine parte per prima, a tradimento quasi, e questo è l'esatto atteggiamento che continuerà ad assumere nei confronti dei due uomini fino alla fine: giocherà con loro e con i sentimenti di tutti (anche e soprattutto con i propri), ingannandoli anche, col risultato che lei sarà sempre un passo avanti a loro, padrona della situazione, avrà lei le redini in mano, mentre loro resteranno perplessi alle sue spalle a chiedersi per quale ragione abbia agito in un certo modo, e la loro esitazione li farà allontanare da lei. Non so se mi sono spiegata, ma ripensandoci ho proprio avuto l'impressione che se da un lato Catherine, impulsiva ed imprevedibile com'è, comanda in un certo senso la relazione, la tendenza di Jules prima e poi anche di Jim di analizzare i suoi comportamenti fino all'eccesso è proprio ciò che non dà futuro al loro amore.CITAZIONEInsomma, se la protagonista veramente a un certo punto irritava per la sua mancanza di rispetto, i suoi capricci, il suo giocare con 3 uomini diversi, d'altra parte attraverso il dialogo e la magnetica recitazione di Jane Seymour diventa un personaggio umano e memorabile, perché ottimamente caratterizzato.
Intendi Jeanne Moreau, aly?
Catherine è senza dubbio un personaggio ambiguo, si possono disapprovare le sue scelte, arrivare persino a disprezzarla, ma è impossibile giudicarla o arrivare ad odiare la sua natura. Per quanto spregevole sia una sua azione, a ben guardare c'è sempre un'attenuante, una scappatoia.SPOILER (clicca per visualizzare)Come questo benedetto Albert che spunta fuori ogni tot anni... forse l'episodio del pigiama bianco è l'unica volta in cui si spinge troppo oltre, anche per me, quella è una vera carognata. Perché nelle precedenti occasioni, si è trattato di una ripicca, come nei confronti di Jim (che promette di sposarla e poi si rituffa nelle braccia di Gilberte), e questo rispondere al tradimento con un altro tradimento, per quanto condivisibile o criticabile, è senza dubbio un modo di affrontare la situazione.
In altri punti pensi sia troppo superficiale, civettuola, che si diverta a far soffrire gli uomini, poi senti Jim commentare "E' un po' meno cicala, e un po' più formica" in riferimento alla vita matrimoniale e alla maternità... giuro che me lo sono ripetuto in testa per almeno un minuto... è un pensiero veramente orribile e triste! Il fatto che gli anni abbiano cancellato la sua vitalità, lasciandola infiacchita e malinconica, dovrebbe davvero essere preferibile alla sua sfacciataggine? Alla sua sregolatezza? Alterare così profondamente la natura di un essere umano non è forse una brutale violenza?
In quest'ambiguità, quest'essere refrattaria al giudizio dello spettatore, Catherine mi ha ricordato molto Micol, l'algida protagonista de Il giardino dei Finzi-Contini..