Il conte di Montecristo

Le Comte de Monte-Cristo

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    IL LIBRO:
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    Titolo: Il conte di Montecristo
    Autore: Alexandre Dumas padre
    Genere: romanzo d'appendice
    Anno: 1844 - 1846 (pubblicazione a puntate)
    Nazione: FRANCIA
    Trama: La storia è ambientata in Italia, in Francia e nelle isole del Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dalla fine del regno di Napoleone I al regno di Luigi Filippo). I principali temi trattati riguardano la giustizia, la vendetta, il perdono e la misericordia.
    Edmondo Dantès, marinaio, prigioniero, misteriosamente ricco, mette a soqquadro l'alta società parigina. Imprigionato a Marsiglia nel 1815, il giorno delle nozze, con la falsa accusa di bonapartismo, rimane rinchiuso per 14 anni nel castello di If, vittima della rivalità in amore di Fernando e in affari di Danglars, odiato anche dal magistrato Villefort. Questi i tre nemici su cui, dopo l'evasione, cadrà la terribile vendetta di Dantès.


    Libro sottoposto a Lettura collettiva a Settembre 2013.

    I FILM:
    Montecristo+1934



    Titolo: Il conte di Montecristo
    Regia: Rowland V. Lee
    Genere: avventura, drammatico
    Anno: 1934
    Nazione: USA
    Cast:
    Robert Donat: Edmond Dantes
    Elissa Landi: Mercedes
    Louis Calhern: De Villefort Jr.
    Sidney Blackmer: Mondego
    Raymond Walburn: Danglars
    O.P. Heggie: abate Faria
    Irene Hervey: Valentine
    Georgia Caine: Mme. De Rosas
    Walter Walker: Morrel

    Nel 1934 è stato indicato tra i migliori dieci film dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures

    Il_conte_di_Montecristo_1998



    Titolo: Il conte di Montecristo
    Regia: Josée Dayan
    Genere: miniserie tv
    Anno: 1998
    Nazione: FRANCIA/ITALIA
    Cast:
    Gérard Depardieu: Edmon Dantès
    Ornella Muti: Mercedes Herrera
    Sergio Rubini: Bertuccio
    Pierre Arditi: Gérard de Villefort
    Julie Depardieu: Valentine de Villefort
    Ines Sastre: Haydée
    Georges Moustaki: abate Faria
    Jean Rochefort: Fernand Mondego
    Roland Blanche: Gaspard Caderousse
    Guillaume Depardieu: Edmon Dantès da giovane
    Naike Rivelli: Mercedes Herrera da giovane
    Mattia Sbragia: Luigi Vampa
    Premi:
    7 d'or migliore fiction
    7 d'or migliore attore di fiction (Gérard Depardieu)

    Montecristo-locandina



    Titolo: Montecristo
    Regia: Kevin Reynolds
    Genere: azione, avventura
    Anno: 2002
    Nazione: GB/USA
    Cast:
    James Caviezel: Edmond Dantès/Conte di Montecristo
    Guy Pearce: Fernando Mondego
    Dagmara Dominczyk: Mercedes
    Richard Harris: Faria
    James Frain: Villefort
    Luis Guzmán: Jacopo
    Michael Wincott: Armand Dorleac
    Alex Norton: Napoleone
    Henry Cavill: Albert Mondego


    Il romanzo ha avuto tante altre trasposizioni; segnaliamo anche lo sceneggiato televisivo diretto da Edmo Fenoglio nel 1966, il musical omonimo, la bellissima serie anime creata da Mahiro Maeda nel 2004 e il telefilm Revenge, ispirato alla trama.

    TRatto da wikipedia e ibs.it
     
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  2. Crispilla
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    L'edizione BUR è preceduta da un breve saggio di Umberto Eco che secondo me fornisce la chiave di lettura migliore: il monumentale romanzo di Dumas viene definito una "macchina narrativa" e io aggiungo che forse si tratta di una delle macchine narrative più efficienti e potenti mai realizzate. Tutta la forza del romanzo, la sua energia vitale se vogliamo, risiede proprio nella trama, in una storia che in quasi 1200 pagine ha l'ambizione di raccontare non solo della celeberrima caduta e rinascita del protagonista e della sua vendetta, ma anche di presentare decine di personaggi più o meno secondari, di alternare momenti di calma (piatta) a colpi di scena clamorosi e clamorose emozioni, il tutto in una mescolanza di generi diversissimi, che forse in nessun altro romanzo funzionano tutti così bene allo stesso tempo.
    Il maggior merito che va reso a Dumas è forse proprio quello di essere riuscito a creare un'opera che può mettere tutti d'accordo e appassionare un pubblico molto vasto, perchè è come se ci dimostrasse che per avere una grande storia non dobbiamo rinunciare a niente, tutto può trovare uno spazio, anche se minimo: c'è avventura, azione, dramma, amore, qualche momento di leggerezza (anche se sono quelli che ho apprezzato meno), elementi di mistero, giallo, persino gotico, e ancora esoticità, viaggi, formazione, intrighi, segreti, false identità, violenza, tutto declinato in una tonalità di fondo che può soltanto essere descritta come epica. Il ritmo della narrazione alterna momenti contrastanti e questo è fisiologico in un'opera così massiccia: per quanto uno scrittore sia dotato, è impossibile (e anche poco salutare) mantenere il lettore in tensione per 1200 pagine! L'importante è semmai mantenerne vivo l'interesse, e qui devo dire che l'impresa è riuscita quasi del tutto.
    Diciamo che i primissimi capitoli che servono d'introduzione al protagonista e a tutto il corollario di eventi che lo riguardano avrebbero potuto essere più accattivanti, però fortunatamente Dantes finisce in prigione entro le 100 pagine e da lì in poi vi è forse uno dei pezzi migliori del romanzo. Dopo l'evasione le acque emotive si calmano un pochino e si entra nella fase che a me è parsa la più "piratesca", comunque godibile. Forse quella che invece mi lascia più dubbi è la successiva, con il salto temporale di 10 anni e tutta la storia del carnevale a Roma. Ecco, lì mi erano poco chiari gli intenti dell'autore, e anche adesso che so dove voleva andare a parare, mi chiedo lo stesso perchè il "protagonista" fosse Franz e non Albert, che ai fini della storia diventa decisamente più importante dopo un po' di pagine!
    L'ingresso di Montecristo nella società parigina è interessante, anche se la vera anima del racconto divampa come un fuoco quando la vendetta del protagonista inizia a compiersi. Da quel momento in poi diventa veramente difficile staccarsi dal romanzo, questo va detto.
    Una cosa che mi ha fatto un po' soffrire sono le "pause" che spesso Dumas si prende per passare da una vicenda ad un'altra, lasciando il lettore con dei dubbi o con l'ansia di sapere. Il caso più lampante è quello di Valentine, che vediamo "morta" e sepolta e poi scompare fino all'ultimo capitolo! Che agonia! :wacko:


    Ovviamente, una storia così grandiosa in tutti i sensi aveva bisogno di un protagonista all'altezza e Montecristo/Dantes è pienamente nella parte. E' lui la vera star del romanzo, passatemi il termine moderno, l'unico motivo per cui si superano alcuni punti ostici, il motore sotterraneo che permea tutto il racconto, la mano invisibile che muove i fili di tutta questa intricata matassa; un po' come Dracula di Stoker, è una presenza che si percepisce continuamente, anche quando non è attivo o presente (c'è da dire però che a livello di ritmo e interesse, la sua assenza si fa sentire pesantemente in alcuni capitoli). Sempre come Dracula, ha qualcosa di ultraterreno, di divino o diabolico a seconda delle interpretazioni, almeno fino a quando sentimenti potenti come l'amore, la riconoscenza e il rimorso non lo riportano al livello di essere umano con una coscienza e un cuore. Da protagonista di spessore che si rispetti, scatena con le sue azioni anche dei dilemmi morali nel lettore (oltre che in se stesso): è giusta la vendetta? e soprattutto, una volta compiuta ripaga veramente di tutte le sofferenze patite? Fino a che punto può spingersi l'uomo che emula Dio (o il Caso, per chi non è credente), influendo sulle vite degli altri esseri umani, manipolandoli come burattini? Non è forse il perdono un gesto ancor più estremo e complesso?
    Dal punto di vista psicologico, dunque, Montecristo è sviluppato magnificamente, cosa che non può dirsi dei suoi antagonisti: li ho trovati (insieme ad altri personaggi secondari) un po' troppo unidimensionali, come imprigionati in una definizione o in una caratteristica. Danglars è il cinico arrivista, Villefort l'uomo tutto d'un pezzo che nulla può smuovere, Cadeorusse una sorta di delinquentello da giovane che da vecchio non sembra per niente cambiato e Fernand compare così poco che sinceramente non saprei nemmeno definirlo... fino a quando qualcuno non ha detto che si chiamava Fernand Mondego e non Morcef, anche se sapevo che era sposato con Mercedes, non avevo mica capito che era lui! Lo credevo un personaggio del tutto estraneo alla vicenda!

    Anche per quanto riguarda lo stile confesso che mi aspettavo qualcosa di più e forse è proprio questa delusione che non mi porta a considerare il romanzo un autentico capolavoro; la versione attuale risente moltissimo dell'influenza del feuilletton (non per niente è nato come romanzo a puntate) e la quantità di informazioni ma soprattutto la loro ripetizione, quasi ossessiva a volte, stona un pochino nel contesto di un'opera che non è più pensata per essere fruita nell'arco di due anni ma in tempi nettamente inferiori.
    Dico ciò senza nulla togliere al talento di Dumas, alla sua capacità di narrare ed intrattenere, alla sua bravura nell'ordire una trama così piena di intrighi e misteri senza mai commettere un passo falso e ricordandosi di svelare tutto, un poco alla volta. La verità è che (per quanto possa sembrare assurdo dire questo di un romanzo grosso come un dizionario) Il conte di Montecristo è un esempio magistrale di letteratura puramente commerciale, votata esclusivamente alla narrazione e all'intrattenimento. E se oggigiorno questa definizione può assumere una connotazione negativa, non è certo questo il caso.
     
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1 replies since 18/9/2013, 11:14   262 views
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