Dracula

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    Il libro
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    Titolo: Dracula
    Autore: Bram Stoker
    Genere: gotico
    Anno: 1897
    Nazione: IRLANDA
    Trama: La vicenda è narrata sotto forma di una raccolta degli scritti di alcuni dei protagonisti del racconto, che inizia il 3 maggio 1890 con il giovane avvocato Jonathan Harker, inviato in Transilvania dal suo capo, Peter Hawkins, per curare l'acquisto di un'abitazione a Londra fatto da un nobile locale: il Conte Dracula.
    L'inizio del viaggio del giovane, però, è all'insegna del contatto con il mondo superstizioso e pauroso della gente locale, che cerca di scoraggiarlo dall'andare dal Conte, ma nessuno degli sforzi dei civili riesce ad impedire il contatto con il nobile, che si rivela essere un affabile anziano che ha deciso di trasferirsi in Inghilterra.
    Con il passare dei giorni alcuni particolari diventano terrificanti, fino alla scoperta del terribile segreto del Conte: egli è in realtà un terribile mostro che si nutre del sangue dei viventi. In una parola è un vampiro, che si accinge ad azzannare la vecchia Inghilterra per prolungare ancora la sua insana esistenza.


    Il personaggio del Conte Dracula è rimasto popolare negli anni, accrescendo, anzi, la sua fama ed il suo fascino nel tempo, e dando quindi vita ad un elevato numero di film.
    Tra le innumerevoli pellicole vi sono adattamenti - più o meno fedeli - del romanzo di Stoker, storie originali (addirittura insieme ad altri "mostri", come in Dracula contro Frankenstein (1972), opere in cui compaiono personaggi a lui legati (come in La figlia di Dracula del 1936, Il figlio di Dracula (1943), Le spose di Dracula (1960), Mamma Dracula (1980) o addirittura Zoltan il cane di Dracula (1978), e molti altri), film in cui compare semplicemente come personaggio, generalmente come "cattivo" (come, per esempio, in La maschera del demonio del 1960) e addirittura parodie (tra le quali Fracchia contro Dracula (1985) e Dracula: morto e contento del 1995) e pellicole erotiche.

    Secondo una stima approssimativa (probabilmente per difetto) sono 160 i film (al 2004) in cui compare il vampiro ideato da Bram Stoker in un ruolo principale, un numero secondo solo a Sherlock Holmes. Il numero totale di pellicole che includono riferimenti a Dracula supera le 650 (sempre al 2004) secondo il portale online Internet Movie Database.
    Gran parte delle storie su Dracula includono non solo il Conte, ma anche il resto dei personaggi ideati da Bram Stoker e delineati nel romanzo: Jonathan e Mina Harker, Van Helsing e Renfield (tra le altre cose, i ruoli di Jonathan Harker e Renfield sono spesso uniti, combinati tra loro o addirittura invertiti, così come quelli di Mina e Lucy. Quincy Morris è quasi sempre omesso completamente).


    Dracula è stato Libro del mese a Febbraio 2012.


    I film
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    Titolo: Nosferatu, il vampiro
    Regia: Friedrich Wilhelm Murnau
    Genere: horror
    Anno: 1922
    Nazione: GERMANIA
    Cast:
    Max Schreck: Conte Orlok
    Gustav von Wangenheim: Hutter
    Greta Schröder: Ellen Hutter
    Alexander Granach: Knock
    Georg H. Schnell: Harding
    Ruth Landshoff: Annie
    John Gottowt: professor Bulwer
    Gustav Botz: dottor Sievers

    Considerato il capolavoro del regista tedesco e uno dei capisaldi del cinema horror e espressionista, è ispirato liberamente al romanzo di Bram Stoker. Murnau dovette modificare il titolo, i nomi dei personaggi (il Conte Dracula diventa il Conte Orlok) ed i luoghi (dalla Transilvania ai Carpazi) per problemi legati ai diritti legali dell'opera, infatti Nosferatu in romeno significa "non spirato". Il regista fu comunque denunciato dagli eredi di Stoker; perse la causa per violazione del diritto d'autore e venne condannato a distruggere tutte le copie della pellicola, tuttavia una copia "clandestina" fu salvata dallo stesso Murnau, ed il film è potuto sopravvivere ed arrivare ai giorni nostri.
    Nel 1979 Werner Herzog ne trasse ispirazione per un remake, Nosferatu, il principe della notte, con Klaus Kinski, ispirato chiaramente al film e non al libro.


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    Titolo: Dracula
    Regia: Tod Browning
    Genere: horror
    Anno: 1931
    Nazione: USA
    Cast:
    Bela Lugosi: Conte Dracula
    Edward Van Sloan: Professor Abraham Van Helsing
    David Manners: John Harker
    Dwight Frye: Renfield
    Helen Chandler: Mina
    Carla Laemmle: Passeggera
    Herbert Bunston: Dottor Seward
    Frances Dade: Lucy Weston

    E' il primo film della serie prodotta dalla Universal Studios.

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    Titolo: Dracula il Vampiro
    Regia: Terence Fisher
    Genere: horror
    Anno: 1958
    Nazione: GB
    Cast:
    Peter Cushing: Abraham Van Helsing
    Christopher Lee: Conte Dracula
    Michael Gough: Arthur Holmwood
    Melissa Stribling: Mina Holmwood
    Carol Marsh: Lucy Holmwood
    Olga Dickie: Gerda
    John Van Eyssen: Jonathan Harker

    E' il primo film della serie prodotta dalla Hammer Film Productions.

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    Titolo: Per favore, non mordermi sul collo!
    Regia: Roman Polanski
    Genere: parodia
    Anno: 1967
    Nazione: USA/GB
    Cast:
    Jack MacGowran: Professor Abronsius
    Roman Polanski: Alfred l'assistente
    Alfie Bass: Shagal il locandiere
    Sharon Tate: Sarah Shagal
    Ferdy Mayne: Conte Von Krolock
    Jessie Robins: Rebecca Shagal
    Iain Quarrier: Herbert von Krolock
    Terry Downes: Koukol il servo

    Nel film, Polanski cerca di riunire in un'unica pellicola tutte le situazioni tipiche del cinema vampiresco, esposte in sequenza volutamente accademica (il cacciatore di vampiri, il villaggio dei montanari, la bella insidiata dal mostro, il vampiro aristocratico e tenebroso, il mostruoso servitore, il castello tra le montagne...), epurate della loro componente più macabra per dare risalto al lato fiabesco e avventuroso, quando non esplicitamente comico, e spesso ribaltate di significato. E' considerato una esplicita parodia dei film della Hammer.

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    Titolo: Dracula di Bram Stoker
    Regia: Francis Ford Coppola
    Genere: horror, erotico
    Anno: 1992
    Nazione: USA
    Cast:
    Winona Ryder: Mina Murray/Elisabeta
    Gary Oldman: Dracula
    Anthony Hopkins: Prof. Abraham Van Helsing
    Keanu Reeves: Jonathan Harker
    Richard E. Grant: Dr. Jack Seward
    Cary Elwes: Lord Arthur Holmwood
    Billy Campbell: Quincey P. Morris
    Sadie Frost: Lucy Westenra
    Tom Waits: R.M. Renfield
    Monica Bellucci, Michaela Bercu, Florina Kendrick: Spose di Dracula

    Differenze libro/film:
    - Siccome il titolo "Dracula" era stato già usato in campo cinematografico, Coppola volle scegliere "Bram Stoker's Dracula", per sottolineare così la sua fedeltà al romanzo. In realtà però il film si differenzia in molti aspetti fondamentali. Il motivo di queste "licenze poetiche" è chiarito dal regista[2]: egli non voleva ancora una volta (come precedentemente nella storia del cinema, ad eccezione del Nosferatu di Werner Herzog) dare a Dracula l'aspetto e le caratteristiche di creatura mostruosa mutuata da film horror. Coppola in effetti gli conferisce umanità, donandogli delle origini (a metà tra misticismo, storia e fantasia) la capacità di amare un'altra creatura, andando perciò oltre alla semplice attrazione sessuale che per esempio esiste tra Dracula e Lucy nella versione di Herzog.
    - Il film esordisce descrivendo la caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi, ma sostiene che si trattasse del 1462, quando in realtà accadde nel 1453.
    - Nel film viene indicato che Dracula era originariamente un principe romeno di nome Vlad (nel libro è chiamato esplicitamente Dracula riferendosi al nome reale del sovrano valacco), il che rimanda al personaggio storico.
    Ci sono anche delle diversità tra la versione cinematografica e quella storica. In realtà Vlad III l'impalatore ebbe due mogli: la prima si suicidò perché il loro castello era sotto assedio e pensava di essere in trappola. Successivamente Vlad si risposò con la cugina del re Mattia Corvino d'Ungheria per rafforzare i legami col monarca che gli aveva offerto riparo e l'aveva nominato comandante dell'esercito transilvanico, onde permettergli di difendere i confini e riconquistare la Valacchia.
    - All'inizio del film Dracula rinnega Dio dopo aver scoperto il suicidio della moglie, e diventa così dannato; nel libro non sono noti i motivi per cui egli divenne vampiro (viene solo fatta una vaga menzione alla sua frequentazione alla scuola di magia nera Scolomanzia).
    - Il romanzo è ambientato nel 1890, mentre il film è stato ambientato nel 1897 per poter inserire il cinematografo che fu inventato solo nel 1895.
    - Nel film la personalità di Lucy è totalmente diversa: nel romanzo è dolce, pura, sensibile e casta, mentre nel film è assetata di sesso.
    - L'incontro di Lucy con i tre pretendenti è trattato in modo diverso: nel libro Lucy incontra Seward di mattina e Quincey e Arthur di sera, mentre nel film li riceve tutti di sera e in diverso ordine (Quincey, Seward e Arthur).
    - Nel film il dottor Seward, si chiama solo Jack, mentre nel libro viene chiamato anche John.
    - La principale differenza è la reincarnazione della moglie di Dracula in Mina Harker (punto totalmente assente nel libro).
    - Nel film Mina incontra il conte ed esce con lui in più occasioni, innamorandosene; nel libro non vi è nessun rapporto d'amore tra Mina e Dracula.
    - Nel romanzo, Jonathan Harker, esce immune dal castello, subito dopo la partenza di Dracula, mentre nel film, prima di riuscire a scappare, egli vi rimane al lungo alla mercé delle spose di Dracula che lo lasciano quasi dissanguato, mente nel romanzo esse lo incontrano solo la prima volta, quando il conte doveva ancora partire.
    - Sempre nel film il matrimonio tra Mina e Jonathan si svolge in Romania durante l'uccisione di Lucy, nel libro le nozze vengono celebrate in Ungheria, a Budapest, nella Cappella del convento dove era ospitato Jonathan durante la convalescenza dopo la fuga dal castello del Conte Dracula, prima della morte di Lucy.
    - Nel film non è presente il personaggio della madre di Lucy, né viene accennato il padre di Arthur.
    - Nel film si presume che Jonathan abbia raccontato la sua brutta esperienza a Van Helsing, mentre nel romanzo egli non ricordava nulla di ciò che gli era accaduto in Transilvania e Van Helsing ne viene a conoscenza tramite la lettura del diario di Jonathan.
    - È diverso il carattere di Van Helsing: nel libro è serio e gentile, nel film è aggressivo e fanatico, e sembra dotato di capacità paranormali (in una scena, ambientata nel giardino della villa di Lucy, pare scomparire e riapparire in due punti diversi in pochi istanti).
    - Nel film, il colpo finale al conte è assestato da Mina stessa, mentre nel libro questi muore trasformandosi in polvere dopo esser stato colpito da Quincey e Harker.
    - Nel film non si accenna minimamente al titolo nobiliare assunto da Arthur dopo la morte del padre, che diventa Holmwood.


    Premi:
    1993 - Premio Oscar
    - Migliori costumi a Eiko Ishioka
    - Miglior trucco a Greg Cannom, Michèle Burke e Matthew W. Mungle
    - Miglior montaggio sonoro a Tom C. McCarthy e David E. Stone

    Dracula di Bram Stoker è stato Film del mese a Novembre 2011.

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    Titolo: Dracula: morto e contento
    Regia: Mel Brooks
    Genere: parodia
    Anno: 1995
    Nazione: USA
    Cast:
    Leslie Nielsen: Conte Vlad Dracula
    Lysette Anthony: Lucy Westenra
    Mel Brooks: Dr. Abraham Van Helsing
    Harvey Korman: Dr. Jack Seward
    Steven Weber: Jonathan Harker
    Amy Yasbeck: Mina Seward
    Peter MacNicol: Thomas Renfield


    Dal 2000 in poi, la figura di Dracula compare in altri film, spesso però non incentrati unicamente sul conte. Cito ad esempio Dracula's Legacy - Il fascino del male, ambientato ai giorni nostri, L'ombra del vampiro, che racconta il possibile making off del Nosferatu del 1922, Van Helsing, dove il protagonista diventa appunto il cacciatore di vampiri; ne La leggenda degli uomini straordinari, invece, compare Mina Harker in versione vampiro.

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    Titolo: Dracula 3D
    Regia: Dario Argento
    Genere: horror
    Anno: 2012
    Nazione: ITALIA/FRANCIA/SPAGNA
    Cast:
    Asia Argento: Lucy Westenra
    Thomas Kretschmann: Dracula
    Rutger Hauer: Abraham Van Helsing
    Unax Ugalde: Jonathan Harker
    Marta Gastini: Wilhelmina "Mina" Murray
    Morgane Slemp: Inga
    Giovanni Franzoni: R.M. Renfield


    Tratto da wikipedia.


    Edited by Merope Wood - 3/11/2013, 12:17
     
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  2. Crispilla
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    Finalmente sono riuscita a ritagliarmi abbastanza tempo per dire tutto quello che devo a proposito di Dracula.
    Per anni sono stata a conoscenza del mito, mi sono lasciata affascinare, ho visto i film, senza però aver mai sfiorato il libro. Ricordo che faceva parte di un elenco di testi che ci diedero al liceo (in seconda forse) da leggere durante le vacanze, dal quale se ne dovevano scegliere tre. Io non lo scelsi, perchè la professoressa mi aveva detto che era scritto in forma di diario. Chissà cosa mi sarò immaginata...questo prova che in lettura non bisognerebbe essere condizionati da nessuna opinione esterna, e che si dovrebbe essere disposti a dare un'occasione anche ai libri che in partenza non amiamo particolarmente per lo stile con cui sono stati scritti (io personalmente ho un problema atavico con la narrazione in prima persona, ma ammetto che alcuni dei capolavori che ho letto sono proprio così).
    Morale della favola, il romanzo l'ho letto a 21 anni, pensando che fosse tedioso, complicato e forse anche un tantino "antiquato". Niente di più falso.
    L'ho adorato e praticamente divorato, se pensiamo che sono quasi 500 pagine, lette in poco più di una settimana in contemporanea con un altro libro (per quanto fosse orrendo).
    La prima cosa che ho constatato, anche se già sapevo, è che l'effettiva presenza del conte Dracula nella narrazione è veramente esigua. Compare nella prima parte, attraverso le pagine dell'inquietante diario di Jonathan Harker e poi, nella sua forma "umana" ancora soltanto in un passaggio verso la conclusione, in una delle case a Londra. Per tutta la lunghissima parte centrale è bruma, lupo, piccole scintille nel cielo, pipistrello.
    Al momento non riesco a pensare a nessun altro personaggio che appaia così poco in un romanzo che porta il suo nome! Ma, nonostante ciò, il conte è sempre presente...la sua è una forza che va al di là della corporeità, della presenza fisica; è un'energia, è un veleno, è puro potere disinibitorio, è sensualità e perdizione.
    Per quanto possa essere creatura immonda e macabra, è impossibile non riscontrare una certa subdola e serpeggiante bellezza e carica erotica in esso, e tutti quelli che vengono a contatto con lui finiscono per essere corrotti, ma non nel senso che più comunemente si attribuisce al termine. Non a caso, Lucy, la sua vittima, appare più bella in forma di vampiro che durante la trasformazione, quasi che Dracula fosse un morbo, una terribile malattia, ma che il trionfo della morte sulla vita renda più desiderabili ed attraenti.
    Vi è un grande erotismo poi, nella stessa pratica di mordere al collo per succhiare il sangue, e se questo non bastasse, si consideri che Dracula attacca sempre le sue vittime nei momenti in cui sono a letto, addormentate, costringendole a compiere atti che al risveglio nemmeno ricordano.
    E mi si permetta di sottolineare che il potere seduttivo di Dracula non si limita alle donne, nonostante Lucy e Mina siano le prede alle quali dedica più tempo; durante il suo soggiorno al castello, è Jonathan il primo ad essere "irretito" dal conte e dalle sue tre spose non-morte, e la frase: Come osate toccarlo, voialtre? Come osate mettergli gli occhi addosso, quando io ve l'ho proibito? Indietro, vi dico! Quest'uomo appartiene a me! Attente a non tentare di avvicinarlo, o avrete a che fare con me!, rivela una sorta di ambiguità, o forse meglio sarebbe dire indifferenza verso il sesso delle vittime. Dracula ha bisogno di spose, ma non esita a nutrirsi anche di uomini. Come dire, il sangue è sangue.

    Una parola sui film, prima di una riflessione finale: il Nosferatu mette paura ancora oggi, a quasi cento anni di distanza. Bela Lugosi resta il re dei Dracula, forse l'unico in grado di interpretare il magnetismo della figura attraverso lo sguardo, i movimenti delle mani e la voce. Il suo Dracula è forse quello più fedele al libro, per quanto riesca a ricordare. Tra l'altro, riallacciandomi a quanto detto prima sulla sensualità a doppio senso di Dracula, nel film di Browning ricordo distintamente una scena in cui il conte si avventa su un uomo (probabilmente Renfield) per succhiargli il sangue, ed è una scena molto erotica, nonostante coinvolga due uomini.
    Quello con Lee non l'ho visto, e nemmeno il film di Polanski, che però vorrei recuperare.
    Le parodie di Brooks non sono mai scontate e, sebbene quella del conte sia forse una delle meno riuscite, contiene qualche spunto divertente (come il vampiro che succhia il sangue con la cannuccia, o la parodia di Van Helsing dello stesso Brooks).
    Veniamo ora a Coppola. Sono ancora dell'avviso, anche dopo aver letto il libro e averne scoperto le moltissime differenze, che il suo sia l'adattamento migliore. Coppola punta molto di più sull'erotismo, anche piuttosto esplicito (nel libro non si fa mai menzione di rapporti sessuali tra le vittime e il vampiro in una qualsiasi delle sue forme), ma la sua è solo un'esasperazione dell'atmosfera che trapela dalle pagine di Stoker. La metamorfosi di Lucy da creatura angelica a giovane vogliosa probabilmente è stata effettuata per mettere in contrasto maggiore la sua figura e quella di Mina, che mantiene invece tutto il suo candore.
    La differenza sostanziale è il ruolo del conte nella storia d'amore con Mina. Coppola deve essersi trovato davanti un bel grattacapo nel redigere la sceneggiatura: come rendere un film che parla di un vampiro se il suddetto vampiro compare pochissimo e a malapena proferisce parola?
    Dunque escogita un espediente a mio modo di vedere molto elegante per fare in modo che Dracula sia più presente sulla scena (specie nella sua forma giovane e seducente) e al contempo rendere più esclusivo il suo legame con Mina. Facendone la reincarnazione della sua sposa perduta, Coppola dona nuova vita al conte, dotandolo di sentimenti umanissimi e di umana passione, concetto che secondo me non snatura la sua vera essenza di non-morto, predatore di vite. L'opinione che sia un'anima condannata alla vita eterna e alla dannazione che non cerchi altro che la pace, è presente nel libro, affidato non a caso alla mente pura di Mina, la quale, poco prima della morte del conte, coglie sul suo viso un'espressione di liberazione.

    Ora la riflessione finale: non è un mistero la mia convinzione che Dracula sia forse l'unico vero romanzo sul vampirismo e che la maggior parte di quanto seguito sia poco più che spazzatura. Il povero conte è stato traslato e reincarnato nelle fattezza di adolescenti palliducci, di omoni palestrati, di donne tutte curve, di bambini, di antiche sette che governano segretamente il mondo, ma soprattutto, è stato circondato da una massa di persone che non sono più intimorite da lui.
    E' proprio nel rapporto tra uomini e vampiro che sta la differenza che ha snaturato un genere e un mito.
    Prendo ad esempio Twilight soltanto per comodità: storia di una ragazzina complessata che incontra un ragazzo misterioso, che si insospettisce e arriva a convincersi che sia un vampiro, perchè? Perchè è pallido, non va a scuola quando c'è il sole e perchè l'ha salvata da un incidente con una macchina. E così lei chiede "Sei un vampiro?" Lui dice sì e per dimostrarglielo cosa fa? Si sbottona la camicia e sbrilluccica come una pallina dell'albero di natale sotto al sole. Poi le chiede "Hai paura?" e lei "No."
    Ecco il vero problema (stendendo un velo pietoso sul resto).
    Quand'è che l'uomo comune ha smesso di avere paura non solo dei vampiri, ma di tutti i mostri? Che tu sia un succhiasangue, un lupo mannaro, un angelo caduto, un mostro tipo frankenstein, ecc. tranquillo, troverai sempre una scolaretta pronta ad innamorarsi di te da 0 a 100!
    Perchè non dovremmo temere il vampiro? Pur essendo attraente, Dracula rimane un assassino e un pericolo per la società, dunque deve essere ucciso. E se non credete alla giustizia degli uomini, pensate che nel suo corpo immortale è intrappolata un'anima che non anela altro se non la pace eterna.
    E poi dov'è finito il buon senso? Ragazze che credono e accettano l'esistenza di tutta una serie di mostri e creature mitiche senza battere ciglio, senza esserne nemmeno un po' sconvolte! "Sono un vampiro." "Ah, ok...ci mettiamo insieme?"
    Ma che razza di idiozia!
    Il credere, perchè abbia un valore, deve essere il risultato di prove estenuanti e che facciano tremare le fondamente del tuo stesso essere morale e spirituale!
    Anche i personaggi di Dracula arrivano a credere, ma soltanto dopo aver visto una fanciulla prosciugata e contaminata dal morbo, morire e risorgere dalla tomba per rapire bambini, dopo aver visto sgorgare fiumi di sangue e aver combattuto contro le forze delle natura! Quelli sono gli eventi di fronte ai quali non si può rimanere scettici, eventi che possono distruggere o fortificare, ma che comunque scavano un segno profondo ed indelebile nella coscienza di chi vi assiste.
    Perciò non venitemi a dire che Twilight è una storia di vampiri, perchè non sapete ciò che state dicendo!
     
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  3. Merope Wood
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    Ho sempre questo libro nella to read list...
    per ora mi limito a una considerazione, che è sostanzialmente il motivo per cui h deciso che voglio proprio leggerlo: l'introduzione è stata fatta dal mio Baricco quindi dev'essere bello ^^
     
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  4. Silk.
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    Lo trovo un capolavoro della letteratura gotica. La storia è affascinante e ,grazie al fatto che viene narrata sotto forma di diario, il lettore viene subito coinvolto. Lo consiglio a tutti quelli che sono affascinati da questo genere di letteratura! Leggendo questo libro si viene quasi intrappolati e trascinati nel viaggio che devono fare i protagonisti. E' veramente bellissimo. Anche se non sono un'amante del genere devo dire che leggendolo di sera in alcuni tratti fa venire letteralemnte i brividi! E poi in un periodo in cui i vampiri sono di moda questo libro fa bene. Fa capire come erano i "veri" vampiri prima dello scoppio del fenomeno Twilight! E devo dire che erano decisamente migliori! E' stato grazie a questo libro se in in tutto il mondo si è cominciato a parlare di vampiri! E secondo me lo stile di Stoker ci spiega anche che non è importante il saper scrivere ma saper su cosa scrivere. Perchè , diciamocelo, il suo stile non è eccellente ma neanche schifoso! Quindi adesso con i tempi che corrono io metterei come sottotitolo a Dracula "Il Vampiro". Perchè è così che deve essere ricordato! Un libro che ci riporta anche le tradizioni tipiche di un paese come la Transilvania!
     
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  5. Merope Wood
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    Più che non essere influenzati da altri nelle letture, bisognerebbe essere influenzati da persone di cui si è certi che hanno i nostri stessi gusti... poi va beh... io sono del parere che, se qualcuno ti da un parere positivo su di un libro, vale la pena di provare a leggerlo...
    ho finalmente rimediato a questa mia grave lacuna letteraria... mi ero fissata che questo libro non mi sarebbe piaciuto perché esulava dal mio genere, non tanto perché lo conoscessi, ma proprio perché Dracula mi affascinava fino a un certo punto e, se poi mi fosse toccato leggere 500pagine di malavoglia... poi per curiosità, visto che per fare la grafica ho guardato i film e il personaggio mi ha affascinata, e perché Cri ne aveva dato un parere positivo, l'ho ripescato (peraltro ce l'avevo anche in casa perché me l'aveva regalato la madre del mio ragazzo dicendo che mi sarebbe piaciuto, ma l'avevo scartato per via dei miei pregiudizi)... si aggiunga che avevo anche scoperto della prefazione fatta da Baricco (sempre sia ringraziato Baricco)... in ogni caso l'ho letto e mi è tanto, tanto, tanto, parecchio piaciuto ^^
    Innanzitutto mi è piaicuto moltissimo il metodo con cui è stato scritto mettendo insieme i diari di più protagonisti: è un'idea intelligente, originale, funzionante... e che in questo caso ha un valore aggiunto per il fatto che crea una maggiore suspance e aiuta a far venire i brividi...
    c'è da dire che tutti conoscono Dracula il Vampiro quindi un minimo di idea di come le cose finiranno ce l'abbiamo oggi... o comunque possiamo leggere i segni così come li legge Van Helsing per cui si perde un po' la suspance dello "spiegherò di più al momento debito" (ad esempio quando Lucy si sta vampirizzando a noi è molto più chiaro che non a un lettore che ha potuto leggere questo libro prima che Dracula diventasse più che un romanzo un mito)... la cosa mi ha abbastanza preoccupata all'inizio (nelle prime 80 pagine ad esempio Harker sta notando delle cose che non quadrano eccetera e noi che conosciamo la vera natura di Dracula non subiamo la curiosità del dover scoprire chi è: al massimo siamo curiosi di vedere come sopravviverà o morirà), però poi ho notato che al posto di quel poco meno di curiosità che provavo, c'era un poco più di effetto orroroso perché sapevo chi era Dracula e, quando Harker cercava di salvarsi, a tratti mi veniva la pelle d'oca sapendo meglio di lui quanto fosse grave la situazione... fatto sta che l'ho divorato in 3 giorni e mezzo... non sono assolutamente riuscita a staccarmene... ho pure saltato un pranzo perché non mi sono accorta del tempo che passava... è ipnotico...
    poi è scritto bene... io ho avuto la sfortuna di beccarmi una versione che aveva in media un errore ogni 2 pagine e...disprezzo... odio trovare gli errori di ortografia quando leggo... ma al di là di questo è scorrevole, il livello di scrittura è buono...
    gli eventi sono ben pesati... tra l'altro... sembra sempre che si sia giunti all'epilogo e poi capita qualcosa per cui si aggiungono tranquillamente altre 100pagine altrettanto interessanti... all'inizio uno pensa che la storai potrebbe finire a pagina 90... con la storia che ti dici "Ma no si salverà. Il libro è ancora iniziato" resisti abbastanza... poi però è un continuo... con Lucy ti aspetteresti un epilogo ad esempio... e alla fine si mettono a caccia di Dracula che mancano ancora 200pagine, sono al buono e uno si chiede "Ma come le riempie ancora 150pagine?", lo seguono in Transilvania, sembra questione di un attimo e "ma come le riempie ancora 100pagine?"... invece le riempie tranquillamente... e benissimo anche...
    mi è proprio piaciuto... una lettura che mi ha veramente soddisfatta...
    i protagonisti mi piacciono moltissimo, tranne forse Morris e Quincey che sono lì per far numero e assumono rilevanza solo in poche occasioni... poi Dracula ti ammalia... è spaventoso, affascinante, diabolico, inquietante... gli aggettivi si sprecano... comunque è perfido, fa star male tutti, eppure non mi è riuscito di detestarlo del tutto... ti cattura... è un personaggio con una carica straordinaria...
    poi beh... sono assolutamente d'accordo su quanto già detto...

    Riferendomi al paragone con Twilight... beh... ci sono tante altre grandi differenze: i vampiri lì non perdono la loro anima, forse l'essere vampiro accresce giusto un po' l'indole che avevano da umani, di giorno non si devono rifugiare nella loro bara... Twilight sta a Dracula come alcune opere contemporanee stanno ai lavori di Leonardo... l'arte moderna ha più volte ripreso ad esempio l'ultima cena, in modi anche parecchio assurdi e degradanti... per non parlare di Duchamp che ha fatto i baffi alla gioconda... io la trovo una cosa degradante ed anche una notevole mancanza di rispetto... ma come ti permetti di fare i baffi alla gioconda? chi ti credi di essere? E allo stesso modo come si è permesso qualcuno di reinventare la storia di Dracula e la figura del vampiro che solo Lui può incarnare, creando una simile porcata? E queste cose hanno successo!!! Ridicolo!!!
     
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  6. Crispilla
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    Sono d'accordo; per me la parola Classico esige rispetto e ammirazione, anche se poi lo leggi e non ti piace per niente (parlando di libri, ma anche in generale). Rispetto perchè comunque è un qualcosa che è sopravvissuto ai secoli, mentre ora tutto ciò che la gente cerca sono i classici 15 minuti di successo e fra 10, 15 anni nessuno si ricorderà di un La solitudine dei numeri primi, mentre Dracula verrà sempre letto e studiato. E rispetto per l'appunto perchè qualsiasi cosa che sia materia di studio ti può insegnare qualcosa.
    Per esempio io odio Verga, a stento sono riuscita a finire un suo libro, ma non mi sognerei mai di dire che non debba essere studiato a scuola, né mi permetterei di mancare di rispetto all'autore e all'opera.
    Questo concetto vale anche per l'Arte in generale; non comprendo il Cubismo, ma l'ho studiato e non verrei mai a dire "Togliete Picasso dai musei"!

    Mi spiace che la tua edizione fosse piena di errori...che odio infinito! Che edizione è? La mia è Oscar Mondadori ed è buona (se si tralascia il fatto che gli Oscar Mondadori sembrano stampati con la stampa di Guttemberg...)
     
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  7. Merope Wood
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    E' della BUR... ha questa copertina...
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    se vi capita cercate di non prenderla perché, oltre a essere piena di errori, è anche molto più voluminosa dell'edizione mondadori... e costa solo 40centesimi meno per cui nemmeno il prezzo ne fa valere la pena... e peraltro la prefazione è di Andreoli e non di Baricco dannazione... peraltro... che razza di prefazione è? Chi altri farebbe una prefazione spifferando tutta la trama... tanto più che la prefazione di Baricco è veramente eccezionale e aiuta a capire ancora meglio certi passaggi... anzi... nel caso non aveste quella edizione vi posto io la prefazione perché fa dei paragoni simpatici... e non vorrei dire, ma dice quello che abbiamo detto noi... ciò dimostra che siamo attenti osservatori e utenti dalla mente sopraffina XD
    CITAZIONE
    Se è possibile vorrei iniziare da Sherlock Holmes. Una cosa interessante, a proposito di Sherlock Holmes, è che non c'è una sola pagina, scritta da Arthur Conan Doyle, in cui il famoso detective pronunci la frase: «Elementare, Watson». Potrei aggiungere qualcosa sul fatto che, a voler restar fedeli ai libri scritti da Conan Doyle, il celebre detective non fuma una pipa ricurva e una sola volta indossa, forse, quel ridicolo cappello con la visiera davanti e anche dietro.

    Ma in realtà può bastare, nella sua limpida sintesi, quel primo esempio: Sherlock Holmes non ha mai detto la frase «Elementare, Watson».
    Il che aiuta a ricordare come la vita postuma di un personaggio, al di là e dopo i testi che l'hanno creato, ottenga spesso di arricchirne il profilo originario fino a renderlo pressoché irriconoscibile.
    Non che quella vita postuma sia insignificante. Anzi: si potrebbe dire che essa dispieghi le verità nascoste di quelle figure. Ma resta il fatto che in origine quelle erano figure magari celibi ma nettissime. Misteri molto chiari. A volte, tornare nella tersa provvisorietà di quegli esordi può servire a pronunciarli con una ripristinata meraviglia.
    Vorrei pensare al conte Dracula dimenticando tutto ciò che è successo dopo Bram Stoker. Non credo che sia un modo di avvicinarsi al segreto di quel personaggio. È solo un modo di guardarlo da un'angolatura vagamente caduta in disuso. Mi sembrerebbe anche il più appropriato, per un testo che partecipa a una riflessione collettiva sul Romanzo.
    Un metodo bisogna pur darselo. Il metodo potrebbe essere riassunto così: attenersi allo scritto di Bram Stoker. Smetterla di immaginarsi Mina Harker con la faccia di Wynona Rider.
    Difficile, ma non impossibile.

    Una cosa curiosa di Dracula è che Dracula vi compare pochissimo. Di persona, intendo dire (se si può usare l'espressione di persona parlando di un vampiro). Riassumendo, lui compare in carne e ossa (idem) nella prima parte del romanzo, quando Jonathan Harker gli rende visita in Transilvania. Poi, si può dire che scompaia. Le sue apparizioni sono poco più che bagliori: un cane che scende da una nave, un pipistrello che sbatte contro un vetro, una nebbia che scivola sotto le porte. Di rado compare in fattezze umane, e quando lo fa è sempre per pochi istanti, subito ingoiato dal buio, dalla folla, dalla nebbia: sulla collina di Whitby, con Lucy; una volta per strada, in mezzo alla gente; stretto a Mina in un lampo che acceca i testimoni; e poi il tempo di una breve invettiva, prima di scappare, quando gli inseguitori lo attirano in una stanza dove non riusciranno a prenderlo. Anche la sua voce, così pedante e rigogliosa durante la visita di Jonathan, sparisce nel polverone delle parole altrui: il virgolettato di Dracula, per quattro quinti del romanzo, si riassume in una paginetta di frasi neanche tanto memorabili. Considerato quanto parlano gli altri, lui praticamente tace.

    La cosa è curiosa perché, al contrario, tutto il romanzo è ossessivamente posseduto, senza eccezioni, dalla sua figura. Non c'è nulla, in Dracula, che sia lì per una qualche sua energia autonoma: tutto esiste perché esiste Dracula. Lui è la luce che ritaglia via gli altri dall'indistinta oscurità del semplicemente esistente. Tutto diventa racconto se incontra lui, e nulla che non incontri lui diventa racconto. Naturalmente non è così raro il fatto che un romanzo abbia un simile rapporto ossessivo con il proprio protagonista. Ma il fatto è che, di solito, quel protagonista è visibile, ben piazzato al centro del testo, quasi costantemente in azione, sempre rintracciabile. Non è normale che il dio di quel piccolo mondo sia, per lo più, altrove. Che uno debba aspettare trecento pagine per ascoltare una sua parola. Che nulla, dico nulla, di ciò che è raccontato sia raccontato da lui. Che praticamente mai sia consentito di sapere cosa ne pensa lui, di tutta quella faccenda. Tanto che, prima o poi, la domanda ti arriva, in testa: e se non fosse lui, il protagonista? Se si rigira un po' il testo non è difficile dar corpo al sospetto.

    Dracula è la storia di una ragazza inglese che con l'aiuto dei suoi amici vince il duello con un mostro (protagonista: Mina Harker, che, in effetti, sta sul set tutto il tempo). Oppure: due amanti difendono il loro amore dall'insidia di un vecchio mago sporcaccione (protagonisti: i coniugi Harker). O addirittura: un vecchio scienziato pazzo olandese trascina nei suoi deliri un gruppo di giovani inglesi, portandoli alla pazzia (protagonista: Van Helsing. E qui ci sarebbe la variante, niente male, della inesistenza totale di Dracula, che a quel punto sarebbe solo il prodotto della follia collettiva). Ciascuna di queste ipotesi sta in piedi, e solo l'abitudine a considerare il libro di Stoker in modo draculacentrico (pardon) ce le ha rese difficili da immaginare. A ben pensarci sono addirittura più logiche, più rispettose degli abituali equilibri architettonici della forma-romanzo. Il protagonista sarebbe di nuovo al suo posto, dove siamo abituati a vederlo. Tornerebbe ad essere un dio logico, ottocentescamente artefice dell'accadere: la pietra angolare che tiene in piedi la casa. E invece: Dracula, un buco nero, un'assenza, un bagliore. Uno che nemmeno è chiaro se è vivo o morto.

    Si può reggere in piedi un romanzo, nel 1897, su un protagonista che non c´è? O non è piuttosto tutto un equivoco, e Dracula è un romanzo normale in cui un carattere secondario — il conte — ha preso la mano all'autore e a tutti i lettori, per sette generazioni? Non so la risposta, ma conosco la domanda. Nel senso che ci sono già passato. Era un'altra storia, era anche un altro secolo, ma il sapore della domanda, e l'imbarazzo conseguente, era lo stesso. Don Giovanni. Stavo ascoltando il Don Giovanni di Mozart. E me lo ricordo: la domanda era la stessa.
    Don Giovanni è un altro che non esiste. Eppure senza di lui nessuno esisterebbe nella storia che prende il suo nome. (Tante storie, a dire il vero. Ma penso soprattutto alla versione di Mozart e Da Ponte: che, in questo, è esatta fino alla provocazione). Gli altri sono personaggi: lui è poco più che una forza. Tutti parlano ossessivamente di lui, tutti vivono come se vivere significasse esclusivamente vivere con o senza o contro di lui. Lui, in compenso, quasi non esiste: non ha un profilo psicologico comprensibile (nell'opera buffa tutti l'avevano, era il sigillo stesso dell'esistere), quando sta in scena ci sta, quasi esclusivamente, facendo finta di essere un altro, e cioè travestito; tutte le volte che può si fa sostituire da Leporello, travestendo lui o mandandolo avanti a parlare al posto suo; non ha praticamente un'Aria sua e quando Mozart e Da Ponte gliela danno la brucia in un'apparizione di puro ritmo che non dice nulla su di lui se non che, appunto, è un ritmo, un'energia (Finch'han dal vino).
    Su di sé dice pochissimo, sentimenti veri non sembra averne. Giunto al finale, dove in teoria non c'è più spazio per le menzogne, se la cava dialogando con un morto, in piena evaporazione nel sovrannaturale. In un certo senso vale per noi quello che lui dice a Donn'Anna quando lei cerca di smascherarlo: «Donna folle indarno gridi/ chi io sia giammai saprai». Se c'è qualcosa che si chiama l'umano (e l'opera buffa era lì per raccontare proprio quello), Don Giovanni riesce sempre a piazzarsene fuori, in una meticolosa dislocazione che lo fa sfumare a visione pura e semplice. Eppure: quello è il Don Giovanni. Per noi è la sua storia. Un altro edificio costruito su un buco nero. Centodieci anni prima di Dracula.

    Posso aggiungere qualche altra curiosa parentela tra il Don Giovanni di Mozart e il Dracula di Stoker? Ecco qua.
    A parte la prima seduzione di Zerlina, tutte le azioni significative del Don Giovanni, e in particolare le aggressioni erotiche di Don Giovanni, avvengono di notte: come le aggressioni di Dracula.
    Nel cast (per così dire) del Don Giovanni compare un non-morto: il Commendatore. Magari non succhia sangue, ma certo non è un morto normale.
    Dove è collocata la scena cruciale del Don Giovanni? In un cimitero.
    Le vittime di Don Giovanni sono tre: Donna Elvira, Donn´Anna, Zerlina. Come sono tre quelle di Dracula: Jonathan Harker, Lucy Westenra, Mina Harker.
    Nel rapporto tra Dracula e Renfield il pazzo, c´è lo stesso rapporto di odio/amore, servo/padrone che c´è tra Don Giovanni e Leporello.
    La geografia dei nemici di Don Giovanni è: due coppie di amanti, un single e un vecchio. Quella dei nemici di Dracula è: due coppie di amanti, due single e un vecchio. Posso aggiungere che, in entrambi i casi, una delle due coppie sopravvive all´incursione del seduttore-vampiro, l´altra no (Lucy/Arthur e Donn´Anna/Don Ottavio).
    Scene paurosamente identiche:
    a) la seduzione di Donn´Anna avviene di notte, Don Giovanni è calato in un mantello vampiresco, lei si risveglia dopo il fattaccio come da uno stato di sonnambulismo, e si ritrova il padre stecchito, al fianco. La stessa cosa avverrà a Lucy (capitolo XI).
    b) Nel capitolo XXII, gli inseguitori di Dracula riescono ad attirarlo in una stanza. Lui entra. Loro sono in cinque. Armati (ostie e coltelli, si sa...) Inspiegabilmente, però, se lo fanno scappare: Dracula fugge dalla finestra, salta nel cortile, scompare. Finale primo del Don Giovanni: stessa situazione: sono in cinque intorno al libertino (Don Ottavio è anche armato: pistola) e l'hanno praticamente preso sul fatto. Ma si fermano a cantare. Lui, cantando, se ne scappa, contro ogni logica. In entrambi i casi è come se qualcosa di sovrannaturale impedisse alla gente di neutralizzare il nemico, anche quando potrebbe farlo.
    Frasi intercambiabili: le tre donne vampiro, a Dracula: «Tu, che non hai mai amato, tu che non sai amare!» Don Giovanni a Leporello: «Lasciar le donne? Pazzo! sai ch'elle per me son necessarie più del pan che mangio, più dell'aria che spiro».

    Voilà. Magari ce ne sono anche altre, di parentele, ma già queste non sono male. Che farsene? Significano qualcosa? Possono essere utili? Risposta: non credo. Coincidenze. O magari Stoker amava ossessivamente il Don Giovanni, magari in qualche angolo riposto del suo cervello quell'opera ha continuato a lavorarselo sotterraneamente dettandogli modelli e trucchi vari. Può darsi. Non lo so. Ma è poi importante? La genesi di un atto creativo è sempre ricchissima e misteriosa, non è detto che risalirla controcorrente porti al segreto di quell'atto: magari ne allontana. Per cui: sono parallelismi sorprendenti, anche divertenti, ma sostanzialmente inutili. Eccetto che per una cosa: accostano, per così dire oggettivamente, quelle due storie. Creano una motivata urgenza a collegarle, a prescindere da qualsiasi reale parentela. In definitiva: suggeriscono l'ipotesi che, sovrapponendole, si ottenga una figura che potrebbe essere il loro senso. Proviamo.
    Se si sovrappone Dracula al Don Giovanni la prima cosa che succede è che si legge meglio il suo schema fondativo. Lo riassumerei così: una comunità apparentemente sana e funzionante inizia a marcire per l'incursione di una forza estranea che, dall'interno, si mette a corroderla. La comunità reagisce. Alla fine riesce ad annientare il virus, ma a una condizione: alleandosi con il sovrannaturale.

    Non è uno schema abituale. Il protagonista è il virus, che NON è un membro della comunità. Ed è un'entità non comprensibile, non prevista dalla logica delle cose, un soggetto senza nome, in definitiva non umano. Per un romanzo di fine Ottocento (come per un'opera di fine Settecento) il terreno abituale era un altro: in una comunità sana e funzionante uno dei membri imprime una deviazione ai propri comportamenti che mette in sofferenza l'intero sistema. Alla fine la comunità fa rientrare il pericolo, spesso annientando il soggetto deviato, comunque sempre combattendo con armi interne al sistema. Questo sì era lo schema più naturale. Le fortune del romanzo ottocentesco poggiano su quello schema. Offriva al lettore il brivido di immedesimarsi nel soggetto deviato (che lui, potenzialmente, era) e simultaneamente gli offriva la certezza che la comunità avrebbe poi sistemato tutto, rassicurandolo sul fatto che tutto era sotto controllo. Ma Dracula no. Dracula è diverso. Innanzitutto la comunità non è in grado di farcela da sola: inizia a vincere solo quando accetta di pensare l'impensabile, ad ammettere l'esistenza dell'inconcepibile, a scendere sul terreno del mistero, delle superstizioni, del non più controllabile. Non è poi molto rassicurante che Van Helsing e compagni alla fine ce la facciano a stecchire il vampiro: una volta ammesso che cose del genere possano accadere, l'infinito del possibile sarà lì ogni santo giorno a compromettere qualsiasi quotidiana tranquillità. E poi: il lettore, nel suo istintivo lavoro di immedesimazione, è sbalzato via dal posto di comando. Voglio dire che, comunque la si rigiri, è impossibile immedesimarsi in Dracula: lo si può ammirare, lo si può perfino amare, ma immedesimarsi? Come ti immedesimi in uno che non esiste? Che è un buco nero? Che neanche è vivo? È così ovvio che, al contrario, finisci per immedesimarti con tutti gli altri, anche se non vorresti, anche se poi non lo ammetti, ma se tu, proprio tu, sei da qualche parte, in quel romanzo, tu sei Mina, Jonathan e tutti gli altri, in bilico tra fascinazione assoluta per Dracula e terrore totale, lì a baciarlo e a cercare di fregarlo, simultaneamente. Noi siamo Emma Bovary. Ma non siamo Dracula, e nemmeno, ahimè, Don Giovanni. Noi non sopravvivremmo a quella condizione di sconfinata non esistenza. Noi stiamo sull'orlo del buco nero. Ma dentro, mai. Possiamo tollerare di farlo in un incubo notturno o per rari istanti sul lettino dello psicanalista. Ma non seduti a teatro, non sdraiati a leggere un libro.

    Riassumendo, Dracula sarebbe figlio di uno schema narrativo anomalo in cui il principio dinamico della storia è collocato in un buco nero, e il lettore è dislocato tra le vittime di quel principio, lì a difendersi e a rispondere alle mosse di un nemico onnipotente che non conosce e non ha mai visto prima. Esisteva già un simile modello prima di Dracula? La presenza del Don Giovanni dice di sì. E immagino che decine di altri esempi potrebbero confermare. Così come non sarebbe difficile ricostruire lo sviluppo di quel modello dopo Dracula (su su fino al Cavaliere inesistente di Calvino passando per L'uomo senza qualità?) Ma quel che importa qui è fissare il decisivo perfezionamento che Stoker imprime a quel modello. Per così dire, lui lo porta alle estreme conseguenze. Intuisce che è un modello destabilizzante, che mette il lettore in difficoltà e, in generale, spinge l'umano alle corde: gli toglie la sicurezza di un centro stabile e anche la consolazione di una cornice infrangibile. Prende alla lettera la constatazione che, raccontato così, il mondo inizia a far paura: e lascia che quel modello, nel modo più esplicito, scenda negli inferi del terrore. Non frena, anzi, accelera. Quel che crepita nel Don Giovanni, in Dracula esplode: il buco nero è terrorizzante. Lo è senza protezioni e in modo meravigliosamente esatto: difficile immaginare un personaggio che meglio di Dracula prenda su di sé, e traduca in carne e parole, il terrore. Non c'è nulla che, in lui, non sia terrore cristallizzato in gesto, immagine, parola, odore, tempo, colore. L'artigiano che era in Stoker lavorò da dio. Senza trascurare il minimo dettaglio. Se c'era un modo per dire che un mondo senza centro è un campo da gioco terrorizzante, Dracula lo disse. E quel vampiro è, simultaneamente, l'enunciazione di un teorema e la sua dimostrazione. Il che può aiutare a capire come si sia impigliato, una volta per sempre, nella fantasia collettiva. La gente non ha molto tempo. Ha bisogno di sintesi. Quel vampiro è una sintesi formidabile.

    Se si sovrappone Dracula a Don Giovanni la prima cosa che accade, dicevo, è che si legge meglio il suo schema fondativo. La seconda, non meno rivelativa, è una sorta di contagio. Per così dire, stinge in Dracula il colore che domina il Don Giovanni: il sesso. O più precisamente: il desiderio.
    Don Giovanni era quello: non era un individuo, ma piuttosto un istinto, la forza di quell´istinto: il desiderio. Immettete una cellula libera di desiderio in un corpo sociale sano e quello che otterrete è la malattia: è quel che hanno raccontato Mozart e Da Ponte. Se accostate al loro capolavoro Dracula, l'osmosi è immediata. Il romanzo di Stoker non offre la minima resistenza a una coloratura erotica: sembra che non aspetti altro. È sesso dall'inizio alla fine. Valga per tutte la seguente scena, che merita di essere citata integralmente:

    «La luna splendeva, tanto che la sua luce, filtrando attraverso le spesse tende gialle, bastava a illuminare la stanza. Sul letto vicino alla finestra giaceva Jonathan Harker, il volto arrossato e il respiro pesante, come se fosse in uno stato di torpore. Inginocchiata sull'orlo del letto, dalla parte opposta, la figura di sua moglie, in camicia da notte bianca. Al suo fianco, un uomo alto e magro, vestito di nero. Sebbene la sua faccia non fosse rivolta verso di noi, ci è bastato un istante per riconoscere in lui il conte — ogni suo tratto e perfino la cicatrice sulla fronte. Con la sinistra, stringeva entrambe le mani della signora Harker, tenendole le braccia tese dietro la schiena; con la destra le aveva afferrato la nuca, e costringeva la donna a premere il viso contro il suo petto. La camicia da notte candida era macchiata di sangue, e un rivolo sottile gocciolava sul petto dell'uomo, che l'abito strappato metteva in mostra. La posizione dei due aveva una tremenda somiglianza con la scena di un bambino che spinge a forza la testa di un micetto contro un piatto, per obbligarlo a bere».

    A dire il vero la posizione dei due ha una tremenda somiglianza con qualcos'altro. E non è che ci voglia una fantasia particolarmente perversa per capirlo. Rito vampiresco e atto sessuale dimorano uno nell'altro con un'esattezza che non lascia molti margini di dubbio. Dracula gronda di scene del genere. E frasi. E ammicchi. Non so cosa ne pensasse il pubblico del 1897, ma se non si accorgeva di nulla significa che era davvero malmesso.

    Quanto a Stoker mi rifiuto di credere che non sapesse cosa stava scrivendo. E dunque quello che non si può far finta di non sapere è che tutto il libro racconta sesso. Con l'aiuto del Don Giovanni possiamo enunciare qualcosa di più: quel libro dice, pur senza poterlo dire, che il virus che ammala il mondo, e il buco nero che lo mette in movimento, è il desiderio, quando lo si lasci cieco, impersonale, ineducato, libero. Come nel Don Giovanni, non è qui questione di un individuo che inclina a un uso un po' spregiudicato del desiderio e quindi mette in difficoltà il suo mondo (Emma Bovary). Qui è pronunciato qualcosa di più radicale. Il desiderio è impersonale, è una forza incontrollabile e sovraindividuale, è un istinto cieco che riemerge da secoli di letargo, è la barbarie che ritorna, inopinatamente raffinata, ricca e seducente. Da Don Giovanni non divorzi. E Dracula non lo curi. Il piccolo armamentario dei medicamenti borghesi non può nulla contro quel tipo di desiderio. Vuoi salvarti? Allora inizia ad abituarti a un mondo in cui nemmeno i confini tra vita e morte sono certi, e la tua fidanzata, morta, la notte va in cerca di bambini da prosciugare, e tuo padre, morto, torna ogni tanto a punire i tuoi amanti. Non piace, quel mondo? Peccato, è l'unico che c'è.
    l'unica cosa che io cambierei di tutto questo discorso è l'affermazione che Dracula è la luce che fa emergere dall'ombra tutti gli altri... sarebbe stato più appropriato dire che "Dracula è l'ombra che mette in luce tutti gli altri"

    comunque... ecco... l'unica cosa è che dopo tutto questo chiedermi "come riempirà le pagine che mancano?" l'unica cosa su cui mi aspettavo si dilungasse è avvenuta nel giro di un istante... in quel momento poteva benissimo sfruttare l'introspezione e invece ha narrato molto cinematograficamente dell'impalamento... boh... ci sono rimasta un po' male... con tutto il tempo che hanno speso per l'impalamento delle donne, mi aspettavo forse che Dracula richiedesse più impegno... sono dovuta tornare a rileggere la scena perché mi sentivo come se mi fossi persa qualcosa...
    comunque sia... il bello è che ugualmente da un istante è riuscito a far venire fuori un sacco di considerazioni...
    Mina ha visto quell'ultimo sguardo e ha detto che quasi le è parso che si sentisse liberato da una maledizione, però è anche vero che Mina è buona e quindi l'alternativa è che l'abbia immaginato perché non voleva che Dracula passasse per cattivo, ma piuttosto per una vittima di qualche altra creatura diabolica, costretto per secoli a questa aberrazione... che in effetti così può essere... poi ognuno è libero di decidere da sé se quell'espressione di sollievo c'era o è solo frutto della bontà di Mina, che è così nobile d'animo da non portare rancore a colui che le ha causato così tante sofferenze... io ho deciso che c'è stata veramente perché altrimenti mancherebbe qualcosa nella distruzione di Dracula... è come se questo dettaglio facesse la differenza tra UNA banalissima restituzione di Dracula alla morte e LA restituzione...

    Edited by Merope Wood - 22/2/2012, 19:08
     
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  8. Crispilla
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    Per me quel momento in cui Mina dal crinale vede Dracula che viene ucciso e le pare che il suo viso si distenda di sollievo vale tutto il romanzo, perchè è la speranza che anche la più dannata delle creature trovi pace dopo la morte o attraverso di essa e allo stesso tempo restituisce a quella missione di morte un nobile scopo, quello appunto di liberare un'anima dall'oppressione del male. Harker, Van Helsing, Seward e gli altri non vanno in Transilvania soltanto per vendicare Lucy, per impedire che Mina diventi un vampiro o per liberare il mondo da un mostro; a Mina piace pensare che Dracula debba essere ucciso nel suo stesso interesse, per la salvezza della sua anima. E dal momento che tra tutti i personaggi quello in cui ci si identifica di più è proprio lei, anche al lettore piace pensarlo.

    Ho letto la prefazione e l'ho trovata molto buona; i riferimenti al Don Giovanni, altra opera che adoro, sono originali, anche se a volte un pochino forzati.
    Della BUR io ho Ivanhoe, e non ricordo che ci fossero errori...però non è tanto migliore della Oscar Mondadori come edizione, forse solo le copertine sono più curate.
     
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  9. Merope Wood
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    Beh... il fatto è che è troppo buona... anche la sola idea di dover togliere a Dracula la vita, o la non-vita o comunque la si voglia definire, la rattrista e la fa sentire in colpa... pur sapendo che è la cosa giusta e tutto quanto, che l'anima di Dracula è stata sopraffatta, che se non lo fanno verranno tempi difficili e lei per prima perderà la sua anima, soffre nel dover compiere questo gesto... è un'anima candida... mi piace davvero molto come personaggio...

    umh... in rapporto in effetti, a prescindere da questo libro, mi sa che comunque ho trovato molti più errori nelle edizioni BUR che non nelle altre... Mondadori se ne trovano di tanto in tanto, Feltrinelli qualcuno sporadicamente... quelli della Sellerio sono quelli che lavorano meglio: non ho mai trovato una virgola fuori posto... Feltrinelli tende a pubblicare un po' di tutto, anche cose meno serie, ma dal punto di vista prettamente ortografico fa un buonissimo lavoro: negli ultimi 2 anni ne ho trovati 2, forse 3, in tutti i libri che ho letto, ma non di più... della BUR e della Mondadori in confronto prendo pochissimo, ma ne trovo già di più... non so se è un caso o che altro, però in media 1 a libro c'è... poi va beh... questo Dracula ne aveva almeno 3 per capitolo... c'è stato un pezzo attorno a pagina 300 o 400 in cui ne trovavo in media 1 a pagina... forse anche di più... mi sono sentita presa in giro... 1 in tutto il libro ci può anche stare che lo trovo, ma così tanti... questo libro è stato pagato ed è un mio diritto pretendere che non ci si trovino errori ogni 3x2...
     
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  10. Crispilla
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    Concordo, come dicevo nel suo topic, ne "La freccia nera" ad un certo punto ho smesso di contarli per la disperazione! Quello era Einaudi ET.
     
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  11. Merope Wood
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    Strano... anche Einaudi di solito è abbastanza ben curata... se ne trovano ben pochi...
     
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  12. **Claire**
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    Solitamente a me i romanzi epistolari non piacciono proprio, mi fanno venire il nervoso eppure , c'è sempre un'eccezione e per quanto mi riguarda è proprio "Dracula".
    Premetto di averlo letto prima ancora di Twilight e seguiti, però avevo già visto il film (che anche se ispirato dà una versione un pò più edulcorata della reale versione del libro) .
    Secondo me non c'è proprio paragone fra due cose così distinte, il Vampiro di Stoker è il vampiro per antonomasia, l'originale , insomma diciamocelo chiaro e tondo un Vampiro deve avere un lato "cattivo" non può essere bello e buono e tutto luccicante e splendente alla luce del sole (e chiariamo che a me Twilight è piaciuto ) però lo considero sotto quasi un altro genere. Per me il Dracula di Stoker oltre ad essere un Classico è un romanzo "Gotico " quasi horror per la tensione che dà al lettore man mano che legge.
    A me ha messo i brividi la parte in cui Jonathan si trova al castello di Dracula, e comincia a notare le stranezze e ancor di più quando si rende conto che è tenuto prigioniero nel castello.
    L'attimo di cui parlavate prima quello in cui Mina guarda l'uccisione di Dracula è la parte più bella forse, perchè possiamo scegliere noi se credere a quel fulmineo istante che Mina pensa di vedere nei suoi occhi oppure no.
    Siamo liberi di interpretare quella frazione di sguardo o di espressione. Personalmente la mia indole romantica tende a pensare al bene !

     
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  13. Merope Wood
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    Ahahah... quando è entrato nella stanza di Dracula e lo ha trovato nella bara "disattivato" giuro che mi sono messa a dire: "Allora!!! Ma ci sei o ci fai? Scegli se scappare o ammazzarlo prima che scappi" considerato che ero in biblioteca potete ben immaginare gli sguardi fulminanti che ho ricevuto...
     
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    Bene! Nel giorno dell'anniversario della morte di Bram Stoker mi accingo anch'io a commentare Dracula (tra l'altro ho anche finito il libro il giorno in cui Dracula è stato ucciso e finisce l'avventura dei nostri eroi!).
    Romanzo straordinario. Quello che mi ha affascinato, mantenendomi inchiodata al libro, era la costante sensazione di inquietudine che lo pervadeva, la paura che trasmetteva nei confronti della figura oscura, potente e sfuggente del Conte Dracula, l’atmosfera cupa e sinistra da cui traevo nello stesso tempo piacere e angoscia, attrazione e malessere.
    Destabilizza il lettore il fatto che il romanzo, pur con i suoi elementi soprannaturali, sia così realistico, così verosimile e dettagliato... la scelta di narrare la vicenda accorpando i diari dei vari personaggi è geniale in questo senso. Se il romanzo fosse stato raccontato in terza persona da un narratore onnisciente e immerso in un’atmosfera fantasy non avrebbe inquietato così tanto. Invece il lettore si immedesima nei personaggi borghesi e razionali, che scrivono cronache verosimili dei fatti con una precisione maniacale nel riportare fedelmente ogni dettaglio, affidandosi a tutto quanto è scritto e finendo con il lasciarsi irretire e turbare dalle paure, dalle superstizioni, dalle forze soprannaturali che si insinuano nelle pieghe del romanzo e che, almeno su di me, esercitano un forte fascino.
    Già la prima parte, quella di Harker che arriva al castello, è esemplare... il personaggio-narratore, senza convincerti direttamente di nulla, tant’è che non si rende neanche conto di quel che sta accadendo ed è pure un tipo razionale, tutto d'un pezzo, ti fornisce tutti i dettagli per capire che c’è qualcosa di strano e di angosciante nel castello. E il lettore, prendendone lentamente coscienza, ne viene fortemente turbato.
    Altro elemento inquietante è il fatto che la persona coinvolta nell'aggressione del vampiro non sappia mai se è sveglia o se sta sognando, talmente è sconvolta e incredula per l’accaduto, e l’ambiguità del narratore al riguardo rende il romanzo un vero e proprio incubo anche per il lettore.
    Trovo geniale il fatto che il Conte compaia pochissimo e che le sue apparizioni siano descritte con pochi tratti inquietanti... quando si trasforma in nebbia per andare da Mina mi sono venuti i brividi... era notte e giuro che ho guardato piena di apprensione la finestra...
    Geniale anche il fatto che Dracula sia in contatto con un matto rinchiuso in un manicomio... ho trovato molto moderno l’inserimento di questa figura, che viene dotata di una sensibilità acuta e particolare, lontana dalla comprensione del nostro bravo medico borghese, il Dott. Seward, che di fronte a lui sembra quasi una figura ottusa.
    I matti vedono cose che noi comuni mortali non vediamo, ma che non per questo sono meno vere.

    Difetti.... devo dire che ho fatto molta fatica a leggere verso le ultime credo 150-100 pagine, quando i nostri eroi inseguono il vampiro che si è defilato fin troppo facilmente, mettendoli in condizione di assoluta superiorità e anestetizzando il senso del pericolo che fino a quel momento era stato il motore trainante del romanzo... un po’ per questo calo di tensione, un po’ per come è scritta, l’ho trovata una parte un po' lenta, in cui i personaggi sono fin troppo metodici, cauti e burocratici, con la loro mania di scrivere e riscrivere e pianificare più che agire... e poi in questa parte “Madam Mina” è fin troppo idolatrata, il romanzo diventava sempre più stucchevole... tutti i personaggi che lodano la sua intelligenza e la sua purezza, piangono, si disperano, si preoccupano per lei e la trattano come una dea in terra. Che monotonia! Anche Lucy era trattata così... c'è in questo romanzo una santificazione della figura femminile che essendo così marcata alla lunga stanca.
    Questi sono difetti che mi hanno intaccato la perfezione del romanzo, ma il bilancio è sicuramente molto positivo.

    CITAZIONE (Merope Wood @ 23/2/2012, 18:06) 
    Ahahah... quando è entrato nella stanza di Dracula e lo ha trovato nella bara "disattivato" giuro che mi sono messa a dire: "Allora!!! Ma ci sei o ci fai? Scegli se scappare o ammazzarlo prima che scappi" considerato che ero in biblioteca potete ben immaginare gli sguardi fulminanti che ho ricevuto...

    ahah... Dracula disattivato!!
    Si fa prendere in giro tantissimo Jonathan! XD "è successo un fatto curioso... il conte è apparso dietro mentre mi radevo e ho notato che non si è riflesso nello specchio... e curiosamente quando mi sono tagliato è come impazzito alla vista del sangue..." e Jonathan tranquillo come se avesse scoperto che il Conte preferisce prendere il tè con il latte invece che con il limone... però naturalmente bisogna pensare che Dracula è il capostipite delle storie di vampiri, non il primo, ma comunque quello che ha codificato le caratteristiche del vampiro quando esse erano poco note e non facevano scattare immediatamente il pensiero "Il Conte è un vampiro!" Perciò ci sta... e poi io ci scherzavo sopra all'inizio, ma man mano che andavo avanti una certa angoscia la provavo comunque... come dice Merope, era perché meglio di lui mi rendevo conto della gravità della situazione!

    Ho cercato appositamente l'edizione con la postfazione di Baricco... mi era tanto piaciuta quella fatta a Cuore di Tenebra... e anche questa mi è piaciuta tantissimo, personale, originale e scritta benissimo...

    Parliamo dei film...
    Stasera mi guardo Nosferatu - Il principe della notte e quindi quello lo commenterò domani o dopo.
    Ho visto invece Nosferatu - Il vampiro tempo fa, quello di Murnau del '22... è la versione accorciatissima del romanzo, ma fino a qualche minuto prima del finale gli è fedele... l'attore scelto per interpretare il Conte è veramente inquietante, così come il suo apparire all'improvviso e il suo incedere lento... fa un po' sorridere come versione perché naturalmente è molto datata e oltre ad essere ingenua ha degli "effetti speciali" che lasciano molto a desiderare^^ però va bè per la sua età lo ammiro!
    Ho visto invece qualche giorno fa Dracula di Bram Stoker e devo ammettere che non mi ha fatto impazzire. Probabilmente avevo in testa in maniera molto vivida il romanzo, appena finito di leggere e il confronto è stato immediato e ahimè non positivo.
    Già mi ha dato un po' fastidio il titolo "Dracula di Bram Stoker"... ok che non è il solito film su Dracula che si ispira molto liberamente al romanzo e fonde o elimina personaggi, nel caso di Coppola c'è l'intento di rimanere aderente all'ossatura del romanzo... però se mi metti Mina Harker innamorata di Dracula nonché reincarnazione di sua moglie, bè non è che cambia poco! Cambia tutto! Il titolo a questo punto diventa falso e furbetto. Lo spettatore tra l'altro si concentra sulla storia d'amore tra Mina e il Conte e gli altri personaggi perdono completamente d'importanza, sbilanciando la storia.
    Jonathan diventa il personaggio più inutile del film, una bella statuina, così inutile da essere quasi ridicolo, Van Helsing un vecchio pazzo che non attira più di tanto interesse e simpatie (mentre nel libro aveva un gran spazio e quest'aurea di saggezza paterna adorabile), gli altri due, Quincey e John Seward (che nel film si chiama Jack), non parliamone, come se non ci fossero... e Lucy, la fragile, delicata, sonnambula Lucy? Nel film è metà tra un'oca isterica e una donna di facili costumi, fastidiosa e antipatica. Nel libro era quasi sovrapponibile a Mina, nel film l'hanno resa il suo esatto opposto.
    E poi l'atmosfera... siamo lontani anni luce dalla sensazione di angoscia e malessere del romanzo, l'atmosfera del Dracula di Bram Stoker è così kitsch e così finta da essere una caricatura di se stessa... il Conte all'inizio del film è troppo esplicito, così esplicito che non fa neanche paura... senza contare il ridicolo modo in cui è acconciato e vestito, che non ha assolutamente alcun senso...
    E le tre spose? scena che nel complesso non mi è dispiaciuta, bella l'idea di suggerire che sia tutto un incubo, facendole spesso sparire e riapparire all'improvviso, però a mio gusto il regista ha esagerato, l'ha resa troppo kitsch...
    Così come quando ha scelto di rappresentare la nebbia che scivola nella camera di Mina di un bel verde fluo! Ma no!
    Poi, mi va bene accentuare la componente erotica, ma renderla così esplicita e morbosa mi è parso deviante ai fini del racconto... la bellezza di Dracula, sta nella sua discrezione, nell'insinuazione, nell'ossessione, ma sottile, non sbandierata... invece degli orgasmi di Lucy così ostentati, ci voleva qualcosa di più... sensuale, ma più raffinato, non so se mi spiego...
    E che costumi scelgono per quella povera ragazza? Prima la vestono che sembra la regina Elisabetta, tutta accollata con una gorgiera che non finisce più e poi con una sottoveste rossa che sembra uscita da un sexy-shop degli anni 2000...
    Io non ho problemi con il kitsch, adoro Baz Luhrmann per dire, e ho trovato comunque il film di un certa coerenza, visionario, con un apprezzabilissimo montaggio in sovrimpressione... lo stesso che mi aveva colpito in Apocalypse now, anche se in maniera diversa naturalmente...
    Però secondo me questa versione non c'azzecca nulla con Dracula, è fantasy, è finta, non è inquietante.

    Edited by ~alyps~ - 9/11/2012, 01:22
     
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  15. Merope Wood
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    Pienamente d'accordo. Sì, come ho già detto, credo, anche io sono rimasta un po' interdetta dal finale, soprattutto perché dopo 500 pagine veramente rocambolesche si risolve tutto in un istante ed in un pugno di polvere, è stato tutto troppo sbrigativo anche se non poteva finire altrimenti che così io penso.
    Per quanto riguarda la santificazione delle donne venute a contatto con Dracula... beh... io invece l'ho trovata una finezza adeguatissima. E' vero che tutte queste premure verso le donne in questione occupano spazio prezioso e risultano essere ripetitive, ossessive, ma d'altro canto si crea così un'ambivalenza fortissima, sono proprio messe a camminare su di un sottile spartiacque che, secondo me, aiuta molto a creare un effetto di inquietudine. Lucy viene riempita di tutte le attenzioni che si possano immaginare, viene messa su di un altare per così dire, perché è in bilico tra l'essere una donna e l'essere una non-morta. Finché resta in vita tutti le riservano le più amorevoli premure, tanto da diventare quasi logorroici, appena muore Van Helsing se ne esce con "E' necessario tagliarle la testa, conficcarle un paletto nel cuore, riempirle d'agli la bocca" e tutte 'ste cose qui. Il fatto che l'abbia trattata con estrema dolcezza e ora, improvvisamente, voglia fare cose così macabre al suo corpo secondo me mette fortemente a disagio il lettore, soprattutto se pensi al fatto che, quando è uscito questo libro, i lettori non sapevano se non a grandi linee cos'erano quei malori di Lucy, è stato Stoker con questo libro a dare celebrità come non mai alla figura mitologica del vampiro; noi ora sappiamo quello che sa Van Helsing leggendo, ma un lettore di allora ne sapeva quanto gli altri più o meno. A cosa serve Lucy? A farci vedere cosa può capitare a una donna venuta a stretto contatto col vampiro. Questo a quale scopo? Perché conoscendo la triste sorte che le è toccata, quando poi capita a Mina la stessa cosa la tensione è maggiore: sai esattamente come potrebbe finire e hai la sensazione che tutto questo sia inevitabile. Lucy era in un ambiente "chiuso ermeticamente" e non si è salvata, figurarsi se riescono a salvare Mina accampati come sono, è altamente improbabile. Quindi effettivamente io trovo di una certa utilità tutti questi passaggi, anche solo leggerli sbrigativamente in qualche modo serve molto al lettore.

    Per quanto riguarda l'inizio con Harker da Dracula, penso di averlo già detto, mi è molto piaciuto constatare che, pur essendo cambiato il livello di consapevolezza delle caratteristiche del vampiro, non cambia l'angoscia che si prova. Se io fossi stata un lettrice di allora, sarei rimasta angosciata da queste cose che avrei trovato inspiegabili, ora invece, da lettrice, sono angosciata perché so cose che Johnatan non sa e so che corre grandi rischi. In questo Stoker è stato straordinario, lungimirante, è come se avesse scritto convinto che il suo libro sarebbe stato un dei migliori al mondo. E infatti così è stato. Un po' egocentrico, ma non gli si può dar torto. :)

    Sì Baricco è sempre molto puntuale quando si tratta di queste cose perché ne parla con convinzione, come se fossero la cosa migliore al mondo, lui mi piace perché, al di là dei suoi libri, tratta con profondo amore e rispetto tutto ciò di cui parla. Quand'era più giovane faceva un meraviglioso programma su Rai3 in cui, per ogni puntata, presentava un libro, ne parlava, leggeva dei brani, era magnifico, ricorderò sempre l'amore con cui ha parlato del giovane Holden. Poi beh. Ha fatto uno spettacolo teatrale su Moby Dick superlativo, con lui che da una sua interessante interpretazione di alcune questioni del libro per poi lasciar leggere degli italiani di spicco quali Paolo Rossi, Erri De Luca e diversi altri. Molto bello. Poi Baricco avrà i suoi difetti, però intanto ha una convinzione, ha delle idee, condivisibili o meno (io ad esempio sono d'accordo con lui su molte cose), che porta avanti senza troppi giri di parole, mezzi termini eccetera, è lampante da che parte stia e per questo ha tutto il mio rispetto. Ma questa è un'altra storia.

    Secondo me Coppola ha fatto un'interpretazione dei personaggi che ci può stare e che è funzionale alla sua necessità di rendere in qualche modo più presente sulla pellicola un personaggio che nell'opera su carta è intangibile. Io non parlerei di amore, ma di fatale attrazione nel caso di Mina. E ci può stare. Perché dico questo? Nel romanzo Dracula colpisce solo le donne, ha diverse vampire con sé all'inizio dell'opera. E tu dici "va beh". Poi capitano un sacco di cose e bla bla bla finché Lucy non diventa un vampiro. Quando lei si trasforma in non-morta chi va a cercare sempre come vittima? Bambini. Questo cosa porta a pensare? Lucy era una donna giovane, prossima al matrimonio, a quel tempo ci si sposava per metter su famiglia, quindi evidentemente questa donna già aveva un certo desiderio di maternità. Partendo da questi presupposti è come se la vampirizzazione estremizzasse i desideri più profondi di questa donna. Cosa ti viene da pensare? "Ma allora non sarà mica che Dracula, visto che ha scelto le donne come preda, avrà qualcosa in sospeso con una donna?". A questo interrogativo, che io mi sono posta già durante la lettura, prima quindi di vedere il suo film, Coppola risponde con una storia "riempitiva" e si inventa tutta questa storia della moglie scomparsa, la quale a sua volta va a riempire la necessità di rendere presente il conte sulle schermo. "Reinventa" Dracula in un modo che io ho trovato assai appropriato perché gli da una carica notevolissima e adattissima alla trasposizione che vuole fare, senza però che questa figura contrasti col Dracula del romanzo. Anzi. Più volte nel romanzo trova riscontro, quasi completa l'opera di Stoker. Immagina un uomo che ha perduto se stesso secoli fa non potendo sopportare la scomparsa della sua compagna, si trasforma in vampiro per fuggire da questo dolore, nella speranza di rivederla un giorno in qualche modo, poi passa secoli in questa situazione detestabile, trovandosi con tutte le sue pulsioni acuite, compreso il desiderio-dolore legato a questa donna che per secoli va cercando in lungo e in largo. Alla fine la trova, cerca di riprendersela, fallisce, ma nello scomparire, e questo si trova anche nel finale del libro, sembra quasi sollevato, come se, tornando uomo nella morte trovasse la liberazione da questo tormento. E' bellissimo e secondo me non si discosta poi troppo dal libro in fin dei conti.
    Per il resto, sono d'accordo con te
     
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24 replies since 1/11/2011, 19:20   826 views
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