Frankenstein

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  1. Lily Hume
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    Il film di Branagh lo vidi al liceo, ne ho un ricordo vago anche se buono (ci sono alcune differenze fra film e libro, ma bellissime le scene finali in un paesaggio così candido da essere in così netto contrasto con la caccia fisica e interiore fra i due protagonisti), invece per quanto riguarda il libro per me è stata una seconda rilettura, meno appassionante della prima sicuramente.
    Ciò che colpisce sono alcuni temi portanti che hanno reso famosa l'opera: i limiti della scienza in un periodo in cui il progresso era visto come qualcosa di immanente e positivo, ma anche dall'altra parte la tenace volontà degli uomini di oltrepassare certi confini sia fisici (vedi la spedizione all'artico delle prime e ultime pagine) che etici/morali (creare una nuova creatura assemblando pezzi di cadavere e infondendo in essa la scintilla vitale). In questo libro della Shelley i confini sono ambigui, nebulosi, così come lo sono le personalità dei due protagonisti: il dottore e la sua creatura, non a caso identificati quasi incosciamente con il medesimo appellativo, nemesi uno dell'altro.
    Concordo con Claire che ruileggendolo ho trovato un pò troppo riduttivo il fatto che la scrittice non abbia detto nulla di più preciso in proposito al procedimento che porta alla creazione del mostro, ma anche che la creatura abbia così facilmente imparato a parlare, a pensare e a recitare come non fosse poesie, opere, ecc..
    Forse una maggiore attenzione verso questi aspetti avrebbe giovato al libro.
    Sul fatto chi sia il vero mostro penso che M.S. abbia volutamente voluto dare o quanto meno suggerire una risposta non netta, anche in questo caso ambigua.
    Certo molte delle azioni del mostro sono state ispirate dal rifiuto che ha ricevuto prima dal suo creatore e poi da tutta la società, incline a classificare le persone anche in base al loro aspetto fisico; però rimane nella sua personalità qualcosa di oscuro, mi direbbe da dire animalesco ma tipico anche di molti essere umani. Anche lui come il suo creatore si è spinto troppo oltre e lo ha fatto consapevolmente e in modo lucido in più di un momento; lo stesso dottore quando ormai vecchio e sul punto di morire ricorderà il suo esperimento, non farà mai uscire dalla sua bocca parole di pentimento ma imputerà tutta al suo amore per la scienza, per il sapere. Se Frankestein ha qualche rimpianto, li ha soprattutto inseguito alla vendetta del mostro.

    Per concludere devo dire che è stato sicuramente interessante rileggere il romanzo, anche se il tutto mi ha provocato meno entusiasmo della prima volta e mi ha fatto notare aspetti che la prima volta non avevo tenuto in gran conto.
     
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14 replies since 12/5/2011, 12:02   317 views
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