Fratelli di Pellicola

31 Film per celebrare il 150° dell'unità d'Italia

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  1. Crispilla
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    Per tutto il mese di Marzo, durante il quale avrà luogo la festa nazionale per i 150 anni dell'unità d'Italia, io e Merope abbiamo deciso di celebrare a modo nostro questa ricorrenza proponendovi 31 opere letterarie e poetiche e 31 film che fanno parte del patrimonio italiano.
    Ogni giorno troverete in homepage una breve presentazione delle opere prescelte, che potrete approfondire in questo topic e nel topic gestito da Merope.
    Come già lei vi ha invitato a fare, anche io vi sprono a commentare, anche se probabilmente molti dei titoli che troverete non vi dicono nulla o sono troppo lontani nel tempo per attirare la vostra attenzione.
    Può darsi che non sentiate particolarmente vostra questa ricorrenza, che non vi riconosciate nell'Italia dei nostri giorni, dove si dimenticano le vere questioni sociali a favore di gossip ed elogio della mediocrità e dell'ignoranza. Io personalmente rientro in questa categoria e trovo ben poco da festeggiare, ma mi sento orgogliosa di essere rappresentata come italiana da grandi registi, scrittori, attori, poeti, piuttosto che da politici, starlette e concorrenti del GF.
    Perciò durante questi giorni celebriamo la cultura italiana nella sua forma più alta, quella che merità di essere ricordata nei secoli e che è vanto per tutti agli occhi del resto del mondo.

    Ora, il mio compito è forse meno arduo di quello di Merope, perchè il mio raggio d'azione inizia con il Novecento, secolo di nascita del cinema, ma vi assicuro che è stato difficile scegliere 31 titoli da proporre alla vostra attenzione. Sono film simbolici ovviamente, tutti dei capolavori, ma altrettanti capolavori di possono trovare tra quelli che non verranno citati. Cercherò di fare un escursus storico attraverso le varie fasi del cinema italiano, con particolare attenzione agli anni d'oro di Cinecittà, gli anni in cui le star d'oltreoceano guardavano con invidia e desiderio al nostro paese, e di presentare tutti o quasi i più significativi generi e autori del nostro cinema.
    Partendo, ovviamente, dagli albori.

    Giorno 1
    image Cabiria, di Giovanni Pastrone, 1914

    Cabiria, sottotitolato Visione storica del terzo secolo a.C., è un film muto del 1914, considerato il secondo kolossal italiano e nella storia del cinema dopo "Quo vadis?" di due anni precedente.

    Nel III secolo a.C., al tempo della I Guerra Punica, Batto è un ricco romano catanese, con una figlia di quattro/cinque anni di nome Cabiria. Una notte, durante un'eruzione dell'Etna, la sua casa è incendiata e crolla, ma un gruppo di servitori, compresa la nutrice Croessa che porta con sé la piccola Cabiria, trova scampo attraverso i sotterranei segreti della villa, dove Batto tiene il suo tesoro. A causa del furto di una parte del tesoro i servitori scampati fuggono da Catania e si dirigono verso il mare, dove sono fatti prigionieri da un gruppo di pirati Fenici, che li vendono come schiavi a Cartagine.
    Croessa e Cabiria vengono acquistate da Karthalo, pontefice, che decide di immolare la bambina al dio Moloch.

    Partendo da un suo soggetto che narrava le vicende di una fanciulla durante la seconda guerra punica, Pastrone ricavò delle "scene" intervallate da didascalie "letterarie" per le quali volle al suo fianco come sceneggiatore Gabriele D'Annunzio, che accettò l'incarico per ripianare parte dei propri debiti, e che conferì alla storia una nobiltà altrimenti assente.
    Fu proprio D'Annunzio a ideare il nome "Cabiria", "nata dal fuoco", e a volerlo come titolo della pellicola, in quanto nome della protagonista che il dio Moloch vuole sacrificare. Sebbene però l'intera sceneggiatura sia stata attribuita a D'Annunzio, in realtà il poeta si limitò ad inventare i nomi dei personaggi ed a comporre le auliche didascalie. Probabilmente invece i soggetti utilizzati per la scrittura del film furono i testi Cartagine in fiamme di Emilio Salgari e Salammbô di Gustave Flaubert. Le didascalie di D'Annunzio, se danno un'atmosfera decadente tipica della sua epoca, oggi appaiono piuttosto enfatiche e accademiche "le più spaventosamente letterarie e mistificanti della storia del cinema".

    Alcuni critici vedono in Cabiria il primo esempio di compiuto linguaggio cinematografico. Tuttavia parlare di cinema narrativo per Cabiria sarebbe ancora prematuro: la componente visionaria è ancora troppo forte e va quindi collocato in una fase di transizione. Le allucinazioni di Pastrone verranno poi riprese dal cinema muto d'avanguardia, con una citazione per esempio in Metropolis di Fritz Lang (1927).

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    Tratto da Wikipedia
     
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  2. Merope Wood
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    un film spesso...sia in senso positivo che negativo...é senz'altro notevolissimo considerandolo per il suo valore storico-cinematografico, ma pesantino da vedere oggi...
    però bsogna ammettere che Pastrone ha una fama molt0 inferiore a quella che meriterebbe...
    poi va beh...a me D'Annunzio non piace per niente, é proprio una persona indesiderabile...d'ogni modo in questo frangente lo tollero perché trovo la scelta dei nomi azzeccata...
     
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  3. Lily Hume
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    Interessante! non conoscevo Pastrone!
    In qualche modo, se ho capito bene, è stato l'antisegnano di molti dei film storici sulla Roma antica, che avranno poi con il Fascismo la loro consacrazione anche politica.
    D'altronde la "romanità imperiale" a cui siamo abituati a pensare e a vedere a livello cinematografico è qualcosa di molto lontano da quello che in realtà era stata Roma nel passato, ed è nata proprio con il Novecento.
    E si sa quanto la storia di Roma antica sia importante tutt'ora nella nostra identità nazionale.

    Diciamo però che D'Annunzio, con tutti i suoi i difetti, ebbe però il merito di saper spaziare anche fra un genere all'altro.
    La nostra cultura è sempre stata poco incline, almeno all'inizio dei vari cicli, a guardare con entusiasmo alle novità dell'epoca, e D'Annunzio nel suo essere in contatto con molti personaggi importanti della culura francese, riuscì a portare nel nostro paese qualche novità, anche se più di una volta spacciò per sue idee quelle che in realtà derivavano da altri.
     
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  4. Crispilla
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    Devo ammettere di avere una passione per i film muti, il cui re indiscusso è Charlie Chaplin. Passione che nessuno intorno a me sembra condividere...perciò quando dico "Hai mai visto Metropolis, Tempi Moderni oppure Nosferatu?" tutti mi guardano con un'espressione a metà strada tra il compatimento e lo sdegno...come dire chi è questa pazza che non ha facebook e guarda i film muti?? O__O

    Comunque, io Cabiria non l'ho visto, insieme a tanti film italiani della prima ora (purtroppo sono molto più ferrata sul cinema americano ed europeo), però mi hanno subito colpita le scenografie mastodontiche; nell'era del digitale, sarebbe bello tornare a costruire i set dal nulla, come si faceva un tempo, perchè poi sulla pellicola sembra tutto più autentico.
     
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  5. Crispilla
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    Giorno 2
    image Thaïs, di Anton Giulio Bragaglia, 1917

    Tratto da un romanzo di Anatole France, racconta la storia della bellissima contessa russa Thaïs Galitzy, una perfida seduttrice di uomini sposati, che trascina sull'orlo della rovina. Quando seduce il marito della sua migliore amica, essa muore cadendo da cavallo (un suicidio?). Presa dal rimorso Thais finisce per uccidersi nella sua villa-labirinto.

    La trama è piuttosto convenzionale e si rifà alle torbide storie amorose del "diva-film" tipico dell'epoca.

    Il film, sebbene non di spessore notevole per la sceneggiatura e la realizzazione, è di fondamentale importanza per l'impatto visivo ispirato al movimento futurista, anche nella generale moria di film creati da futuristi e associati.

    Il pittore Enrico Prampolini disegnò infatti le scenografie della villa della contessa con un largo uso di forme geometriche ipnotiche e estetizzanti, basate sul forte contrasto bianco/nero, tra le quali sono frequenti le spirali, le losanghe, le scacchiere, le figure simboliche (gatti neri, mascheroni che sputano fumo, ecc.). Le scene dipinte spesso interagiscono con i personaggi, creando un mondo illusorio dove è difficile districare la realtà dalla finzione, l'oggetto reale da quello disegnato, la profondità vera da quella suggerita. Le fonti di ispirazione per Prampolini furono il Liberty (si pensi alle figure dei gufi) e l'arte simbolista, con le figure sinistre che sembrano oscuri presagi di morte.

    Le visioni opprimenti e antinaturalistiche sono l'evidente preambolo al successivo cinema espressionista tedesco, che prese ispirazione proprio da Prampolini.

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    Tratto da Wikipedia.
     
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  6. Crispilla
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    Giorno 3.
    image Rotaie, di Mario Camerini, 1929.


    Siamo passati da un film del 1917 a uno del 1929, perchè questi oltre 10 anni di vuoto?
    Perchè dopo la Grande Guerra, si verificò un periodo di forte crisi del cinema italiano. In quel tempo piccole imprese di produzione nascevano e fallivano dopo pochissimi film, mentre d'altro canto resistevano ancora i drammi passionali e i kolossal (specie religiosi).
    Il fascismo, salito al potere tra il 1922 e il 1925, all'inizio non si preoccupò di rilanciare una cinematografìa in declino sempre più costante e precipitoso, fin verso la fine degli anni venti, quando fecero il loro esordio due futuri protagonisti dell'era dei telefoni bianchi: Alessandro Blasetti, con Sole del 1928, e Mario Camerini, con il notevole Rotaie.

    Due giovani sono disperati perché senza lavoro e decidono di suicidarsi. Ma in stazione trovano un portafoglio pieno di banconote: cercano la fortuna giocando al casinò. Ben presto restano di nuovo senza denaro, ma, nel frattempo dopo aver avuto alcune disavventure con un ambiente poco onesto, trovano un nuovo scopo nella vita, quando lui trova un lavoro in fabbrica.

    Enrico Roma su Cinema Illustrazione del 25 marzo 1931: «[...] ecco ancora una chiarissima prova che l'Italia può ormai mettersi in gara con la cinematografia estera e vincere la sua definitiva battaglia. [...] Di Rotaie ammiriamo anzitutto la tecnica, impeccabile sotto ogni riguardo, l'armonia, la fusione e le proporzioni tra le varie parti, l'euritmia del montaggio, la sobrietà dei motivi decorativi e ornamentali, e la perfetta fusione tra argomento e realizzazione, tra interpretazione artistica e tecnica. [...] Camerini ha spiccato il grande salto che lo porterà lontano, purché gli siano dati i mezzi necessari e libertà di movimento. [...]».

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    Riadattato da Wikipedia.
     
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  7. Merope Wood
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    Cioé...in pratica han messo il sonoro a un film muto!?!
    Non capisco bene come abbiano fatto...non é che nei film muti uno muove le labbra come se stesse parlando...baff..non capisco...

    e comunque non so se esserne felice...perché dipende...non tutti i film muti migliorano col sonoro...se penso al caro Charlot...se mai Chaplin avesse deciso di cedere alla tentazione e farlo parlare il vagabondo immortale avrebbe trovato la sua fine...
     
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  8. Crispilla
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    Mah io credo che per sonoro si intenda solo un accompagnamento musicale, ma non ne sono certa...

    Giorno 4.
    image Mille lire al mese, di Max Nuefeld, 1939

    Un ingegnere elettronico (Osvaldo Valenti) viene chiamato dalla direzione della televisione ungherese per collaudare i nuovi impianti.
    Giunge nella capitale, Budapest, insieme alla fidanzata (Alida Valli), alla stazione ha modo di scontrarsi e schiaffeggiare proprio il direttore della televisione magiara, ignorando chi fosse.
    La fidanzata per rimediare alle conseguenze che potrebbero derivare dallo scontro, si reca nella farmacia di un suo amico, gli chiede di sostituirsi all'ingegnere e di presentarsi al direttore della Tv, facendosi passare per il tecnico televisivo, nel primo giorno di lavoro.
    Il direttore però segue il lavoro del nuovo assunto e, nel frattempo, gli corteggia pure la fidanzata. Alla fine, quando l'equivoco sarà chiarito, si ritirerà in buon ordine.

    Posto che questo è uno dei primi film della grandissima Alida Valli, che riscosse un incredibile successo di pubblico e che consegnò alla storia la canzone di Carlo Innocenzi "Mille lire al mese" (Se potessi avere, mille lire al mese... ricordate?), mi preme usare questo film come mezzo per spiegare il fenomeno detto "cinema dei telefoni bianchi".

    Il periodo storico và dal 1939 al 1943, in pieno regime Fascista. Il nome alquanto singolare, deriva dal fatto che in quasi tutte queste pellicole venivano inquadrati proprio dei telefoni bianchi, simbolo di benessere economico e di uno status sociale elevato (i telefoni neri erano più diffusi e considerati alla portata di tutti).
    Il genere più praticato è la commedia, da molti critici definita "all'ungherese", perchè gli autori provenivano dall'Ungheria e i film erano lì ambientati.
    Quali sono dunque le caratteristiche di questo movimento?

    - l'importante presenza scenica di oggetti d'arredamento; è l'epoca dell'Art Déco, del Bauhaus, delle fabbriche che producono in serie, senza difetti né, però, personalità.
    - la società rappresentata è la classe medio borghese, ma anche e soprattutto la società di costume, quella che si interessa di moda, arredamento, arte, cultura del vivere con stile.
    - sono film dal respiro leggero e internazionale, con richiami evidenti alle commedie americane di Frank Capra.

    Alcuni elementi dei telefoni bianchi della prima ora si possono ritrovare già nel film di Camerini "Rotaie" (non a caso la proposta di ieri), ma lì è ancora presente una nota malinconica e un richiamo stilistico al cinema espressionista tedesco che scomparirà poi di lì a poco.

    Questo modo di intendere e fare il cinema conosce il suo declino parallelamente al regime Fascista.
     
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    Io non ho visto nessuno di questi film :( lo dico perchè assicuro che sto leggendo quello che scrivete, ma non so che commentare >_<
     
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  10. contevlad
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    concordo con Veronica
     
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  11. Crispilla
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    Tranquilli, me l'aspettavo in parte...ed è un peccato però pensandoci.
    Perchè la scuola ci insegna ad apprezzare i classici della letteratura italiana e non si sente obbligata a fare lo stesso con il cinema? E' forse ritenuta un'arte meno importante, meno significativa nella nostra storia nazionale?
    Nel mio liceo per due anni ci è stata data la possibilità di frequentare un corso di storia del cinema, un'ora alla settimana per un quadrimestre. La maggior parte di quello che so lo devo a quelle lezioni e ad un professore fenomenale, ma non è sufficiente. Perchè non sostituire la religione (che ognuno è libero di professare e studiare nel suo privato, non vedo perchè un paese laico debba insegnarla come materia curricolare) con la storia del cinema italiano? Forse allora nomi come Pastrone e Camerini non rimarrebbero nell'ombra e nel dimenticatoio generale.

    Vabbè, dopo questa filippica, passiamo finalmente ad un film che ho visto!

    Giorno 5.
    image Ossessione, di Luchino Visconti, 1943

    Il vagabondo Gino Costa si ferma presso un ristoro per viaggatori nella bassa padana, divenendo l'amante di Giovanna, moglie dell'ignaro Giuseppe, proprietario dello spaccio. Gino non sopporta questa situazione e propone alla donna di fuggire con lui. Giovanna rifiuta e lui parte per Ancona, in cui lo attira la presenza del porto: spera di imbarcarsi e di lasciarsi alle spalle la storia appena conclusa. Durante il viaggio per Ancona fa amicizia con un girovago detto lo spagnolo. Gino non si imbarca più, ma trova lavoro con il suo nuovo amico alla Fiera di Maggio; una nuova vita sembra iniziata, ma...

    Il film è tratto liberamente dal romanzo "Il postino suona sempre due volte" di James M. Cain, dal quale è stato tratto anche un film americano con Jack Nicholson (mi pare) in tempi più recenti.
    E' una storia di torbida passione, che non provoca alcuno smarrimento nello spettatore fino a quando non si legge l'anno di produzione: 1943.
    La rivoluzione sessuale degli anni '60 è ancora lontanissima, e lontano di quasi 10 anni è anche un altro film di passioni e violenze che tanto ricorda Ossessione. Sto parlando di Un tram che si chiama desiderio, di Elia Kazan con un fantastico Marlon Brando, appunto del 1951.
    Ciò che più colpisce del film è infatti la presenza quasi opprimente dei sentimenti e delle pulsioni, del melodrammatico desiderio di fuga e di rivalsa dei protagonisti.
    Proprio per questo molti critici identificano con il film di Visconti il passaggio dal cinema dei telefoni bianchi al Neorealismo, anche se sarebbe improprio parlarne come un movimento ben definito in questi anni.
    La storia di misera disperazione dei protagonisti è in netto contrasto con i borghesucci arricchiti e sfacciatamente felici del cinema d'impronta fascista, anche se Ossessione non attacca mai dichiaratamente il regime.
    Con un'ingegnoso sottotesto fatto di inquadrature opprimenti e cupe, Visconti riesce a portare la sua critica ad un livello più nascosto e al tempo stesso evidentissimo per noi spettatori di oggi.

    Il film fu accolto malissimo dalla critica dell'epoca e anche delle autorità della Chiesa e di regime che lo ritirarono dalle sale per vietarlo e distruggerne le copie.
    Visconti riuscì a salvarne una tenendola nascosta e grazie a quel gesto il film è giunto fino a noi.
     
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    forse sì, viene data poca importanza al cinema, eppure a scuola è capitato che ci facessero vedere dei film storici importanti o ispirati a romanzi, ma gli unici italiani che mi sovvengono sono La vita è bella, La lupa e La Ciociara.
     
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  13. Merope Wood
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    Di Visconti ho sentito parlare molto bene di recente dal mio insegnante di Lettere...infatti ho cercato senza successo nel negozio che affitta film per trovare almeno un suo lavoro...disperata ho deciso di annaffiarlo...solo che devo chiedere a mio fratello di cercare un torrent buono perché nemmeno gli annaffiatoi che distribuiscono su internet funzionano...
    mah...io sono d'accrodo in pieno con Cri...si da troppa poca importanza al cinema nelle scuole e tanto meno si considera quello italiano...capirai...far vedere La vita é bella...in fondo più o meno tutti l'abbiamo visto...bisognerebbe putnare su cose meno comuni...
    a noi l'insegnante delle medie invece faceva vedere dei film un pò datati, ma che sì avevano fatto la storia del cinema...tutto il meglio di Chaplin, furore di Ford, L'albero degli Zoccoli di Olmi, Stand by Me...tutta roba di un certo spessore...ALLE MEDIE!!!! Poi sono arrivata alle superiori e quella di lettere ci ha fatto fare un tema sulla tenia solium...poi ci si lamenta se la generazione di adolescenti d'oggi é una manica di celebrolesi senza futuro...Oh beh!
     
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  14. Crispilla
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    Furore, Accadde una notte, Les Vampires, Nosferatu, Ossessione, Rotaie, sono tutti film che ho scoperto grazie a quel benedetto corso di cinema! Ringrazio il cielo per averlo frequentato e l'attestato di partecipazione ha per me quasi più valore del diploma di scuola superiore.

    Giorno 6.
    image Roma città aperta, di Roberto Rossellini, 1945

    A Roma il regime fascista è caduto, gli Alleati hanno invaso l'Italia ma ancora non sono giunti nella capitale, dove la resistenza è più attiva che mai. Manfredi, militante comunista e uomo di spicco della resistenza, sfugge a una retata della polizia e si rifugia presso un tipografo antifascista, Francesco. Il giorno seguente, Francesco dovrebbe sposare Pina, una vedova madre di un bambino. La sorella di Pina, Lauretta, fa l'artista in un locale insieme a un'altra giovane, Marina, legata sentimentalmente in passato a Manfredi. Don Pietro, il parroco locale, non nega mai aiuto ai perseguitati politici e fa da portavoce dei partigiani. Rispettato da tutti, compreso Marcello e la sua banda di piccoli sabotatori, riesce a passare facilmente attraverso le linee nemiche, senza destare sospetti.
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    Manfredi sfugge a un'altra retata tedesca mentre Francesco viene arrestato. Pina grida tutta la sua protesta e cade sotto il fuoco dei mitra. Più tardi Francesco riesce a scappare e si nasconde, con Manfredi, nell'abitazione di Marina. Scoppiano i dissapori e cresce il risentimento della ragazza per Manfredi, tanto che Marina, per ottenere della droga, tradisce l'uomo denunciandolo a Ingrid, agente della Gestapo, al servizio dei comandante Bergmann. Manfredi viene così arrestato durante un incontro con don Pietro ed entrambi vengono fatti prigionieri. Manfredi subisce terribili torture e muore. Don Pietro viene fucilato. Mentre Marina e Lauretta cadono sempre più nell'abiezione morale, Francesco, Marcello e i suoi ragazzi continuano la lotta.


    Film considerato da tutti il manifesto del movimento neorealista italiano (ora con caratteristiche proprie ben definite). Rossellini dirigerà altri due grandi film incentrati sul tema della guerra, Paisà (1946) e Germania anno zero (1948).
    Presentato in concorso al Festival di Cannes 1946, ottenne il Grand Prix come miglior film. Vinse anche tre Nastri d'Argento, per la miglior regia, la miglior sceneggiatura e la migliore attrice non protagonista (Anna Magnani).
    Il film ottenne anche una nomination al Premio Oscar come migliore sceneggiatura originale.

    Straordinaria l'interpretazione di Anna Magnani, forse la più grande attrice che questo paese ricordi, la maestra dell'intensità e del melodramma, senza mai però sembrare inverosimile.
    Tutti (specialmente le donne) dovrebbero stimarla soltanto per la celeberrima frase pronunciata al suo truccatore: "Non coprirmi le rughe, ci ho messo una vita per farmele venire!"

    Ora, spendiamo qualche parola sul Neorealismo:

    è un movimento culturale che si sviluppa all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Coinvolge molti campi della produzione artistica, ma ci concentreremo per ovvi motivi sul cinema.
    I protagonisti del movimento sono i registi Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Alberto Lattuada, Renato Castellani, Luigi Zampa e lo sceneggiatore Cesare Zavattini, cui si affiancheranno negli anni '50 Francesco Maselli e Carlo Lizzani.
    Federico Fellini può essere considerato al pari di questi, ma allo stesso tempo occupa una posizione a sè stante, infatti egli è l'inventore del cosiddetto "realismo magico" che analizzeremo parlando delle sue opere.

    Se i protagonisti del cinema dei telefoni bianchi erano appartenenti alle classi più abbienti, i neorealisti invece trovano le loro ambientazioni predilette nelle vite delle persone più povere e disagiate, i lavoratori. Il cinema neorealista vuole appunto perseguire la rappresentazione della realtà e per questo si insinua sotto la pelle degli italiani scossi dalla guerra, raccontandone speranza e sogni infranti, difficoltà quotidiane e disperazione.
    Queste lotte assumevano però sfumature e significati diversi: se Roma città aperta voleva mettere in luce le battaglie della Resistenza italiana, alcuni altri film si concentrarono invece su sfide e problemi più piccoli, forse, ma non meno importanti.
    Il più emblematico caso è rappresentato dal film che vi verrà proposto domani.

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    Stralci tratti da Wikipedia.
     
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  15. Merope Wood
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    Furore é delizioso...
    poi guarda...mi sto dannando perché ho memoria di un film bellissimo italiano che avevamo visto alle medie...sai quello di cui ti avevo parlato con quella bellissima scena della candela e dei due anziani, con lui che fa per spegnerla e lei che lo ferma come a dire "non abbiamo nulla da nascondere"? Era un film di una finezza impressionante...che parlava delle lotte partigiane e di questo gruppo di persone che si allontana dal pericolo della guerra...ma morire se riesco a ricordarne il titolo

    per quanto riguarda Roma città aperta...aaaah...la Magnani!!! Che donna meravigliosa!!! Un'attrice superlativa!!!
     
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70 replies since 1/3/2011, 13:19   713 views
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