Il profumo delle foglie di limone

Lo que esconde tu nombre

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Merope Wood
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Io credo di aver capito che un qualsiasi libro con delle potenzialità nella trama di questi tempo lo spacciano per fenomeno letterario. A mio parere bisognerebbe un pò risparmiarsi certi giudizi troppo affrettati e lasciare il tempo di sedimentare alle sensazioni riguardanti libri con un potenziale. Quelli che fanno schifo è già un altro paio di maniche perché non c'è nulla da fare e non vedo perché li chiamino capolavori, ma si sa che in fondo sono frutto delle menti marce che girano di questi tempi e che credono che un libro di Moccia possa essere la cosa migliore al mondo.
    A fresco mi riesce difficile dare un parere definitivo di bello, brutto, così così, però ho fatto diverse considerazioni che poi cercherò di formulare in una valutazione pratica più in là, quando avrò un certo distacco da questa cosa.
    Affrontando questo libro senza dare importanza alla fama di gran libro, che io trovo gli sia stata attribuita prematuramente, devo dire che tutto sommato non mi è dispiaciuto, anche se comunque avrei tutta una serie di magagne da mettere in evidenza. Se invece devo considerarlo immerso nella brodaglia di commenti che sono stati fatti su di lui, sono piuttosto delusa.
    Da qui i riferimenti alla trama diventano più espliciti

    La trama è un pò inverosimile, ma tutto sommato mi ha coinvolta...soprattutto quando mi dimenticavo che lei era incinta e lui così vecchio.
    Come scrittura in sè non è ai massimi livelli di bellezza, ma nemmeno mi dispiace. Scorrevole, discreta.
    Quello che invece è scostante è la trama considerata punto per punto. E' come se la scrittrice avesse in mente bene il finale e alcune scene in particolare e collegasse il tutto grossolanamente, come viene viene. E' una cosa che mi ha molto infastidita nelle prime 150-200 pagine. Poi sembra che arrivi a visualizzare un finale prima di averlo messo per iscritto e infatti la trama diventa più unitaria, meno traballante. Mi sono sentita come se fossi stata seduta su un tavolo con una gamba più corta delle altre e con la Sánchez che cercava il volume del giusto spessore da mettere sotto la gamba più corta proprio mentre stavamo parlando di qualcosa di importante. Mi da molto fastidio quando le persone fanno altro mentre parliamo di qualcosa di importante, è un pò come se ti mancassero di rispetto, Clara mi ha mancato di rispetto unendo grossolanamente gli episodi. Poi finalmente ha trovato quello che cercava, il tavolo ha smesso di traballare e siamo riuscite a finire il nostro discorso in pace.
    Questa cosa che io ho riscontrato probabilmente contribuisce a "distrarre", allontanare emotivamente dagli eventi. Secondo me il fatto che ad esempio non ci si emozioni più di tanto quando l'anziano ricorda la vita al campo è dovuto a una mancanza della scrittrice. La trama è buona come idea, ma non viene sfruttata al meglio.
    Invece il metodo narrativo usato mi piace un sacco. L'avevo trovato anche in un libro di Hornby e qualche altro e ne sono sempre rimasta affascinata. Sono una che da molta importanza ai punti di vista della narrazione e il fatto di entrare nelle teste dei due e vedere tutto come lo vedono loro, ricostruire tutto unendo solo le loro due percezioni della realtà, le loro considerazioni, le loro sensazioni, mi piace molto. Anche perché scoprire di aver ragionato con la testa di un nazista mi avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene e non sarei andata avanti.
    Tornando alla cosa dei ricordi di Mauthausen non sono stata colpita come leggendo Se questo è un uomo eccetera, ma giustifico un pochino questa cosa con il fatto che è già una Mauthausen romanzata, di una persona che non l'ha vissuta sulla sua pelle, che, come tutti noi la percepisce, la immagina (per quanto una cosa del genere possa essere immaginata). E' come se fossere delle considerazioni a freddo; più che fatte male, suonano strane. Io la giustifico perché credo che di certi eventi storici così forti sia sbagliato non parlarne, ma che al contempo non esista un modo giusto per parlarne, senza incappare ad esempio nella banalità, nella superficialità eccetera...è un argomento per cui bisogna trovare parole che non esistono e per questo dobbiamo sforzarci di accettare qualsiasi descrizione se ne faccia. Noi siamo una generazione di mezzo. Siamo i nipoti e i bis nipoti dei superstiti. Con la nostra generazione stanno morendo di vecchiaia tutti quelli che non sono morti nei forni. Questo ci mette in una posizione scomoda. Siamo gli ultimi che possono ascoltare la pagina più brutta della storia da chi l'ha vissuta. E la cosa peggiore è che la maggior parte di noi è così stupida da non volerlo fare, da volerla negare, da chiudere le orecchie, gli occhi e la bocca, da dire cavolate al riguardo spesso e volentieri. Quindi se una persona ne parla così, se la Sànchez ne parla così, io voglio ascoltare e accettare quel modo che lei ha di parlarne, anche se mi sono abituata ad altre emozioni quando si parla di tutto ciò.
    Al di là di tutti gli "anche se" che avrei da fare, io condivido e apprezzo alcune delle immagini che lei ha creato. Ho fatto tra l'altro questa considerazione: anche se quando leggo certe considerazioni immerse in un certo contesto penso che sarebbe dovuto essere tutto molto diverso. Dalla Sànchez mi aspetto il distacco, ma dal suo personaggio meno. Il suo personaggio è passato per Mauthausen e tutto questo distacco lo fa apparire come un vecchio sopraffatto dall'esperienza e dall'età piuttosto che un vendicatore. E in fondo Juliàn è un vecchio, è sopraffatto dall'eperienza. E se questa scelta non fosse un errore? Se questo non fosse del tutto un modo sbagliato di raccontare Mauthausen in questo contesto? Tanto più che ai fini della storia il campo di sterminio è il movente e non la storia in sè.
    Il finale mi è piaciuto. Nel senso che mi è piaciuto come ha tirato le conclusioni, non che sia stata felice che quei maledetti se la siano cavata e che siano riusciti a portar via un'altra vita. Però sarei stata molto più interdetta se ad esempio non avessi saputo di Alberto, di Sandra, di Juliàn, di Elisabeth e di come erano finite le cose per i buoni, di quello che era rimasto loro.
    Quindi in pratica l'idea che mi sono fatta è che vedo questa versione pubblicata del libro più come una versione base su cui lavorare piuttosto che un lavoro finito. Tanti buoni spunti lasciati talvolta al caso, tante occasioni mancate. Anche la pubblicazione è stata probabilmente avventata. Con un'ulteriore revisione sarebbe diventato un grande libro, mentre così resta un buon libro che potrebbe risultare deludente in rapporto all'eccessiva pubblicità che se ne è fatta.
    Un libro che comunque leggerei anche alla luce di queste considerazioni, ma con la clausola aggravante del non dare troppo peso alle lodi tessute attorno ad esso.
     
    .
7 replies since 23/2/2011, 16:01   170 views
  Share  
.