Il profumo delle foglie di limone

Lo que esconde tu nombre

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    Titolo Originale: Lo que esconde tu nombre (”Quello che il tuo nome nasconde”)
    Autore: Clara Sánchez
    Edito da: Garzanti
    Genere: romanzo
    Pagine: 306
    Prezzo: € 18,60
    Anno: 2011
    Trama:
    Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è nessuno, e l'aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell'inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell'oblio.

    Dettagli:
    Gennaio 2010: il romanzo esce in Spagna.
    Febbraio 2010: vince il premio Nadal, uno dei riconoscimenti spagnoli più antichi e prestigiosi. In pochi giorni entra nella classifica dei libri più venduti, piazzandosi in vetta. La prima tiratura viene esaurita e l’editore è costretto a ristampare in pochissimo tempo.
    Marzo 2010: la Sanchez riceve lettere minatorie da parte di gruppi filonazisti. Intanto l’editore deve ristampare ancora.
    Maggio 2010: il mondo mette gli occhi sul romanzo. In Italia Garzanti si aggiudica i diritti.
    Luglio/agosto 2010: il passaparola è incessante. In Rete, sulle spiagge, tra giornalisti e librai.
    Settembre 2010: il passaparola arriva in Italia, dove i giudizi dei librai che hanno letto in anteprima il libro sono entusiastici.
    Dicembre 2010: Il profumo delle foglie di limone continua a mantenere la sua posizione tra i libri più venduti.
    Gennaio 2011: il romanzo esce finalmente in Italia.

    fonte: IBS.com



    Libro sottoposto a Lettura collettiva a Maggio 2011.

    Il profumo delle foglie di limone è stato Libro del mese ad Aprile 2011.

    Edited by Crispilla - 5/4/2013, 15:51
     
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  2. **Claire**
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    Voglio leggerlo, mi sembra una storia che vale la pena di leggere. E non sò spiegare bene il perchè ma la trama mi mette i brividi .
     
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  3. Merope Wood
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    l'hanno regalato alla mia migliore amica che me ne ha parlato vagamente...prima o poi me lo farò prestare...dice che effettivamente ci sono delle scene in cui, magani anche solo con uno sguardo, i "nonni" fanno emergere la loro natura passata...probabilmente il sentore dei campi di concentramento, del nazismo e via dicendo diventa sempre più forte procedendo con la lettura...quindi é giustificata l'inquietudine nella trama...
     
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  4. **Claire**
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    Credo proprio di si. T'immagini se capitasse ad una di noi di conoscere una persona che all'apparenza è la gentilezza fatta persona per poi scoprire che nel suo passato era un nazista spietato ?
    A pensarci mi vengono davvero i brividi.
    Già vedere il tv alcune di quelle persone che si sono macchiati di crimini così atroci mi inquieta figurarsi incontrarli dal vivo...e sapere che e cosa hanno fatto a milioni di ebrei.
     
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  5. Crispilla
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    Premetto che se lo state ancora leggendo fareste bene a fermarvi qui e non proseguire nel post.



    Allora, una grande delusione, più che per il fatto che fosse un caso letterario, osannato da tutti (ormai ci ho fatto il callo), per le potenzialità sprecate di una trama così.
    Ci fosse stata almeno una pagina emozionante!
    Sembra quasi impossibile riuscire a rimanere indifferenti mentre si legge di campi di sterminio e gerarchi nazisti, eppure quanto più la scrittrice cerca di evidenziare la sofferenza la suspance e l'orrore, tanto più viene a mancare la risposta emotiva del lettore.
    SPOILER (click to view)
    Per non parlare poi dell'evidente problema di trama, che a mio parere rende la storia inverosimile.
    Sandra è una donna incinta. Anche se non ho ancora avuto figli, non mi serve certo uno psicologo per sapere che l'istinto principale di una donna che aspetta un figlio è quello di proteggerlo e tutelarsi ad ogni costo.
    Questa vive in una casa circondata da vecchi nazisti e dai loro scagnozzi più giovani ma ugualmente inquietanti. Ci sono stanze in cui non può entrare, la spiano mentre dorme, quelli che parlano vengono fatti sparire, crede che siano una setta, arrivano a farle addirittura del male fisico e che cosa fa? Rimane lì?? Ma quale donna incinta lo farebbe?! Una molto menefreghista o una molto stupida! E per fare cosa poi? Giustizia? Julian le dice subito che non potranno mai mandarli in prigione (e nemmeno vuole farlo) e quindi metti a repentaglio la tua vita e quella del bambino per aiutare un vecchietto a compiere una specie di vendetta non violenta?
    Sembra fantascienza!
     
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  6. Merope Wood
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    Io credo di aver capito che un qualsiasi libro con delle potenzialità nella trama di questi tempo lo spacciano per fenomeno letterario. A mio parere bisognerebbe un pò risparmiarsi certi giudizi troppo affrettati e lasciare il tempo di sedimentare alle sensazioni riguardanti libri con un potenziale. Quelli che fanno schifo è già un altro paio di maniche perché non c'è nulla da fare e non vedo perché li chiamino capolavori, ma si sa che in fondo sono frutto delle menti marce che girano di questi tempi e che credono che un libro di Moccia possa essere la cosa migliore al mondo.
    A fresco mi riesce difficile dare un parere definitivo di bello, brutto, così così, però ho fatto diverse considerazioni che poi cercherò di formulare in una valutazione pratica più in là, quando avrò un certo distacco da questa cosa.
    Affrontando questo libro senza dare importanza alla fama di gran libro, che io trovo gli sia stata attribuita prematuramente, devo dire che tutto sommato non mi è dispiaciuto, anche se comunque avrei tutta una serie di magagne da mettere in evidenza. Se invece devo considerarlo immerso nella brodaglia di commenti che sono stati fatti su di lui, sono piuttosto delusa.
    Da qui i riferimenti alla trama diventano più espliciti

    La trama è un pò inverosimile, ma tutto sommato mi ha coinvolta...soprattutto quando mi dimenticavo che lei era incinta e lui così vecchio.
    Come scrittura in sè non è ai massimi livelli di bellezza, ma nemmeno mi dispiace. Scorrevole, discreta.
    Quello che invece è scostante è la trama considerata punto per punto. E' come se la scrittrice avesse in mente bene il finale e alcune scene in particolare e collegasse il tutto grossolanamente, come viene viene. E' una cosa che mi ha molto infastidita nelle prime 150-200 pagine. Poi sembra che arrivi a visualizzare un finale prima di averlo messo per iscritto e infatti la trama diventa più unitaria, meno traballante. Mi sono sentita come se fossi stata seduta su un tavolo con una gamba più corta delle altre e con la Sánchez che cercava il volume del giusto spessore da mettere sotto la gamba più corta proprio mentre stavamo parlando di qualcosa di importante. Mi da molto fastidio quando le persone fanno altro mentre parliamo di qualcosa di importante, è un pò come se ti mancassero di rispetto, Clara mi ha mancato di rispetto unendo grossolanamente gli episodi. Poi finalmente ha trovato quello che cercava, il tavolo ha smesso di traballare e siamo riuscite a finire il nostro discorso in pace.
    Questa cosa che io ho riscontrato probabilmente contribuisce a "distrarre", allontanare emotivamente dagli eventi. Secondo me il fatto che ad esempio non ci si emozioni più di tanto quando l'anziano ricorda la vita al campo è dovuto a una mancanza della scrittrice. La trama è buona come idea, ma non viene sfruttata al meglio.
    Invece il metodo narrativo usato mi piace un sacco. L'avevo trovato anche in un libro di Hornby e qualche altro e ne sono sempre rimasta affascinata. Sono una che da molta importanza ai punti di vista della narrazione e il fatto di entrare nelle teste dei due e vedere tutto come lo vedono loro, ricostruire tutto unendo solo le loro due percezioni della realtà, le loro considerazioni, le loro sensazioni, mi piace molto. Anche perché scoprire di aver ragionato con la testa di un nazista mi avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene e non sarei andata avanti.
    Tornando alla cosa dei ricordi di Mauthausen non sono stata colpita come leggendo Se questo è un uomo eccetera, ma giustifico un pochino questa cosa con il fatto che è già una Mauthausen romanzata, di una persona che non l'ha vissuta sulla sua pelle, che, come tutti noi la percepisce, la immagina (per quanto una cosa del genere possa essere immaginata). E' come se fossere delle considerazioni a freddo; più che fatte male, suonano strane. Io la giustifico perché credo che di certi eventi storici così forti sia sbagliato non parlarne, ma che al contempo non esista un modo giusto per parlarne, senza incappare ad esempio nella banalità, nella superficialità eccetera...è un argomento per cui bisogna trovare parole che non esistono e per questo dobbiamo sforzarci di accettare qualsiasi descrizione se ne faccia. Noi siamo una generazione di mezzo. Siamo i nipoti e i bis nipoti dei superstiti. Con la nostra generazione stanno morendo di vecchiaia tutti quelli che non sono morti nei forni. Questo ci mette in una posizione scomoda. Siamo gli ultimi che possono ascoltare la pagina più brutta della storia da chi l'ha vissuta. E la cosa peggiore è che la maggior parte di noi è così stupida da non volerlo fare, da volerla negare, da chiudere le orecchie, gli occhi e la bocca, da dire cavolate al riguardo spesso e volentieri. Quindi se una persona ne parla così, se la Sànchez ne parla così, io voglio ascoltare e accettare quel modo che lei ha di parlarne, anche se mi sono abituata ad altre emozioni quando si parla di tutto ciò.
    Al di là di tutti gli "anche se" che avrei da fare, io condivido e apprezzo alcune delle immagini che lei ha creato. Ho fatto tra l'altro questa considerazione: anche se quando leggo certe considerazioni immerse in un certo contesto penso che sarebbe dovuto essere tutto molto diverso. Dalla Sànchez mi aspetto il distacco, ma dal suo personaggio meno. Il suo personaggio è passato per Mauthausen e tutto questo distacco lo fa apparire come un vecchio sopraffatto dall'esperienza e dall'età piuttosto che un vendicatore. E in fondo Juliàn è un vecchio, è sopraffatto dall'eperienza. E se questa scelta non fosse un errore? Se questo non fosse del tutto un modo sbagliato di raccontare Mauthausen in questo contesto? Tanto più che ai fini della storia il campo di sterminio è il movente e non la storia in sè.
    Il finale mi è piaciuto. Nel senso che mi è piaciuto come ha tirato le conclusioni, non che sia stata felice che quei maledetti se la siano cavata e che siano riusciti a portar via un'altra vita. Però sarei stata molto più interdetta se ad esempio non avessi saputo di Alberto, di Sandra, di Juliàn, di Elisabeth e di come erano finite le cose per i buoni, di quello che era rimasto loro.
    Quindi in pratica l'idea che mi sono fatta è che vedo questa versione pubblicata del libro più come una versione base su cui lavorare piuttosto che un lavoro finito. Tanti buoni spunti lasciati talvolta al caso, tante occasioni mancate. Anche la pubblicazione è stata probabilmente avventata. Con un'ulteriore revisione sarebbe diventato un grande libro, mentre così resta un buon libro che potrebbe risultare deludente in rapporto all'eccessiva pubblicità che se ne è fatta.
    Un libro che comunque leggerei anche alla luce di queste considerazioni, ma con la clausola aggravante del non dare troppo peso alle lodi tessute attorno ad esso.
     
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  7. Lily Hume
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    Si probabilmente i commenti entusiasti di molti e il fatto che fosse stato in classifica per settimane nei libri più venduti e consigliati, ha aumentato le attese e quindi inevitabilmente è facile rimanere delusi. Io ammetto che a un certo punto ho avuto la forte tentazione di stoppare la lettura o di saltare qualche parte per veder poi solo come finiva. Ciò che mi ha irritato principalmente nel libro è stato il personaggio di Sandra, insipido per non dire inverosimile (che però se voluto ci può stare in un libro secondo me, ma non in questo caso!). Non so mi ha trasmesso un senso di artificiosità che poi si è espanso a tutto il libro, anche se le premesse per una trama interessante c'erano, almeno in partenza, e lo stile per quanto scorrevole non mi ha catturata. Inserire nelle proprie opere tematiche come la Shoah, non è facile, ma il rischio di cadere nel banale interessa molte parti del libro.
     
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    Finito oggi finalmente ^^"
    Devo dire che questo libro mi ha affascinata da subito e più andavo avanti più mi appassionava. Io ho apprezzato il tipo di scrittura da due punti di vista differenti, seppur un po' privi d'emozione.
    Il modo in cui Sandra per esempio parla del suo "amore" nato così all'improvviso è un po' banale..

    E' scorrevole, intriga ma.. mi aspettavo molto di più.
    Quoto Merope in questo:
    CITAZIONE (Merope Wood @ 26/5/2011, 11:12) 
    Quindi in pratica l'idea che mi sono fatta è che vedo questa versione pubblicata del libro più come una versione base su cui lavorare piuttosto che un lavoro finito. Tanti buoni spunti lasciati talvolta al caso, tante occasioni mancate. Anche la pubblicazione è stata probabilmente avventata. Con un'ulteriore revisione sarebbe diventato un grande libro, mentre così resta un buon libro che potrebbe risultare deludente in rapporto all'eccessiva pubblicità che se ne è fatta.

    Ed aggiungo che la storia ha per me qualche "buco nero" soprattutto nel finale (apra lo spoiler chi ha già letto)
    non solo perché non è "conclusivo" ma per la piega generale che prende la storia. Julian che inizia una relazione con la donna dell'ospizio? o.O e perché mai?? dove finisce la sua sete di vendetta? non era quello il suo obiettivo? e quei nazisti così spietati e atroci, come possono averla fatta passare liscia a lui e Sandra ma aver ucciso Alberto? Non ha molto senso.. non ha senso che si siano bevuti il fatto che non fossero spie.. non ha senso che Sebastian prima e Fred poi lo accolgano con tranquillità e ci parlino senza minimo segno di alterazione..
     
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7 replies since 23/2/2011, 16:01   169 views
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