Medea

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    E' strano commentare un testo così distante dalla nostra cultura, non posso certo parlarne come se fosse l'ultimo romanzo uscito o anche un film di vent'anni fa, perché qua siamo nel 431 a.C…. a me viene una sorta di vertigine a pensare che questo testo abbia attraversato i millenni indenne e sia ancora letto, studiato e rappresentato… mi dispiace naturalmente non poterlo veder rappresentato come nell'antica Grecia, in un teatro scavato in una collina, con una scenografia naturale incredibile, il coro, le maschere, i flauti, le danze!
    Comunque va bè, prendiamo il testo nudo, così come la tradizione ce l'ha consegnato, con un po' di reminiscenze scolastiche sul contesto ateniese dell'epoca: un testo che ancora mi fa venire i brividi per quanto sia intenso, emozionante, violento e appassionante… è vero, non c'è molta azione: i Greci non facevano accadere praticamente nulla sulla scena, ma raccontavano in una sorta di flashback le scene di sangue e violenza invece di rappresentarle, per rispetto della celebrazione sacra all'interno di cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali…
    Perciò abbiamo una tragedia molto statica: si parla molto di quello che dovrà accadere e se ne riparla quando è già accaduto, mentre si è praticamente fermi nello stesso posto, come del resto in tutte le tragedie greche, e qui in più si privilegia al dialogo vivace e serrato un dialogo che sembra più una sequenza di monologhi… e poi ci sono i vari monologhi di Medea che sono un po' i vari cuori della tragedia, perché ciascuno di essi contribuisce ad arricchire una figura interessante, complessa… insomma magari può risultare qualcosa di pesantuccio a leggersi, ma in realtà ci si accorge ben presto che l'opera scorre via in fretta, anche nel 2012… e questo per la splendida caratterizzazione del personaggio di Medea, prima presentato dalla nutrice nel prologo, poi da sé stessa nel corso dell'opera: una donna fiera, una "leonessa", uno "scoglio battuto dal mare", che ha abbandonato la sua patria, tradito i suoi familiari e aiutato uno straniero venuto dal mare per amore ed ora è abbandonata dal suo sposo insieme ai figli, con la minaccia dell'esilio che piomba su di lei… donna barbara, orgogliosa, forte, si sente crudelmente ferita, umiliata, tradita dall'uomo che amava. Oggi sarebbe comunque una terribile situazione, ma all'epoca era ancora più grave: una donna abbandonata a sé stessa perdeva completamente il suo onore, si attirava il biasimo generale perché quella greca era una società fortemente maschilista: se un uomo abbandonava una donna, era della donna la colpa, sicuro! Medea poi era senza patria, senza un appoggio familiare, senza amici, senza risorse economiche, barbara e pure con strane doti magiche nell'antica Grecia, guardata con sospetto, diffidenza, e lo stesso destino sarebbe stato riservato ai suoi figli… una situazione intollerabile insomma.
    E lei questo ce lo fa capire magistralmente e dietro di lei chiaramente Euripide, che attacca fortemente la società maschilista dell'Atene del V secolo, presentando Medea come una vittima della meschinità maschile, ma comunque piena di coraggio, determinazione, astuzia, un personaggio di fronte a cui l'"uomo" Giasone è un poveretto, un ipocrita, un meschino, uno stupido: non solo si comporta in maniera ingrata nei confronti della moglie, ma cerca di giustificarsi con bei discorsi che non dicono nulla, falsi e vuoti e infine si fa ingannare come un bambino… la figura di Medea risalta davanti a tutti gli uomini di quest'opera… anche la nutrice si difende bene… insomma, la rivincita delle donne, che mettono in luce la profonda ingiustizia del mondo greco, con un anticipo dell'autore sui tempi… Medea ce la fa sembrare subito una tosta e anche simpatica quando nel primo episodio parla dei rispettivi diritti di donne e uomini: "Dicono che noi viviamo una vita senza pericoli tra le mura di casa, mentre essi combattono con la lancia. Ma preferirei combattere tre guerre piuttosto che partorire una sola volta!!"
    Poi chiaramente non voglio assolvere Medea così facilmente… sarà anche invasata dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione, ma compie ben quattro omicidi, tutti molto perversi… l'onore, l'amore, il giuramento di matrimonio, il senso della famiglia calpestati dal marito esigono una vendetta per Medea che è addirittura più forte dell'affetto nei confronti dei suoi figli… e questo spiazza sempre... gesto aberrante, ma necessario per portare a termine una vendetta completa. Medea indugia, si dispera, si macera nel dolore della sua decisione, eppure con fermezza lo mette in pratica, per il suo onore… rimane comunque molto drammatico il monologo in cui prende la decisione. Insomma un personaggio molto complesso, lacerato, interessante… sicuramente più umano della Medea di Seneca, lì era una strega folle e basta. Nella mitologia non mi è mai piaciuto il personaggio di Medea, però in questa tragedia mi ha emozionata…

    CITAZIONE
    La vicenda in fondo risulta straziante tanto da suscitare nel lettore un ipotesi di pazzia in quella Medea che all'inizio del libro senza dubbio affiancava, vedendola come una donna tradita, ripudiata, lei che aveva compiuto così tanti sacrifici per amore.

    Dici? per me è stata sempre molto lucida e calcolatrice durante tutta l'opera, chiara nell'esporre le cose, non si è fatta prendere da un raptus... è rimasta coerente tutto il tempo insomma...

    Ho visto poi la Medea di Pasolini… forse ero solo annoiata, perché me la ricordo come una visione pesantissima, faccio ancora fatica a capire il genio di Pasolini… per ora, come efficacemente un mio compagno dell'Uni ha commentato il film, la definisco semplicemente "una tortura audio-visiva", poi se sarò così masochista da guardarla di nuovo con un po' più di sforzo, magari farò un commento più sensato…
    bravissima la Callas, ecco, all'inizio anche suggestivi i suoni e i costumi tribali per dare l'idea del personaggio barbaro e tutto, però la mia resistenza a certe scene ha un limite!
     
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2 replies since 16/6/2012, 13:21   147 views
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