Medea

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    L'opera

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    Titolo: Medea (Μήδεια, Médeia)
    Autore: Euripide
    Genere: opera teatrale, tragedia
    Anno: 431 a.C. (anno della messa in scena)
    Nazione: Grecia
    Trama: Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto, insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre per seguire il marito. Dopo alcuni anni però Giasone decide di ripudiare Medea per sposare la figlia di Creonte, re di Corinto. Questo infatti gli darebbe diritto di successione al trono.
    La donna si lamenta col coro delle donne corinzie in modo disperato e furioso, tanto che il re Creonte, sospettando una possibile vendetta, le intima di lasciare la città. Dissimulando con abilità i propri sentimenti, però, Medea ottiene di restare ancora un giorno, che le servirà per attuare il proprio piano. Giasone si reca da Medea, che gli rinfaccia tutta la sua ipocrisia e la mancanza di coraggio, ma Giasone sa opporre solo banali ragioni di convenienza. Di fronte all'indifferenza del marito, la donna attua la sua vendetta.

    Libro sottoposto a Lettura collettiva a Giugno 2012.


    Il Film

    medea03



    Titolo: Medea
    Regia: Pier Paolo Pasolini
    Genere: drammatico
    Anno: 1969
    Nazione: Italia, Francia, Germania Ovest
    Cast:
    Interpreti e personaggi
    Luigi Barbini: Argonauta
    Maria Callas: Medea
    Annamaria Chio: Nutrice
    Margareth Clementi: Glauce
    Giuseppe Gentile: Giasone
    Massimo Girotti: Creonte
    Laurent Terzieff: Chirone
    Sergio Tramonti: Apsirto
    Maria Cumani Quasimodo: una sacerdotessa
    Piera Degli Esposti
    Trama: Il giovane Giasone, alla testa degli Argonauti, muove alla volta della remota Colchide per impadronirsi del Vello d'oro (una pelle di caprone dorata ritenuta apportatrice di potenza e fertilità), che dovrà servirgli per riscattare il trono usurpatogli dallo zio Pelia. La maga Medea, figlia del sovrano della Colchide, colpita dalla prestanza fisica di Giasone, lo aiuta a rubare il prezioso simulacro e fugge con lui. Tornato in patria, Giasone sposa Medea e ha due figli, ma, divorato dall'ambizione, abbandona la famiglia per prendere in moglie Glauce, giovane figlia del re di Corinto. Resa folle dalla gelosia, Medea mette in atto una tremenda vendetta: con le sue arti magiche provoca la morte di Glauce e del re suo padre, e successivamente uccide i propri figli, incurante delle invocazioni disperate di Giasone.

    Fonti: Wikipedia e comingsoon.it
     
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  2. Birket
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    Allora, io ho letto questo libro alla luce delle mie conoscenze da classicista.. quindi con tutti gli accorgimenti da sapere sulla tragedia greca.. sono curiosa perciò di sentire il parere di qualcuno che l'ha letto come semplice tragedia e cosa ne pensa;)
    La storia per me è focalizzabile su due piani: quello narrativo e quello caratteriale-psicologico dei personaggi. Il primo secondo me è quello che al giorno d'oggi appare più trascurabile.. cioè la storia noi ci tocca molto poco e ci sembra alquanto assurda in quanto con il tempo abbiamo perso tutti quei sentimenti caratterizzanti la cultura greca (il valore del matrimonio, della perdita dei figli, dell'abbandono della patria, del tradimento del fratello e del padre, del giuramento agli dei, l'atteggiamento dl supplice).
    Quello che invece è e rimarrà altamente attuale nella Medea secondo me è proprio la sua caratterizzazione: donna astuta, furba, barbara e maga (oltre a possedere abili doti dialettiche) Medea sembra incarnare gli stereotipi della strega. Ma una strega con alti sentimenti morali, tanto che per la dignità di non essere derisa compie una strage dei suoi stessi figli, compiendo così una vendetta nei confronti di Giasone. La vicenda in fondo risulta straziante tanto da suscitare nel lettore un ipotesi di pazzia in quella Medea che all'inizio del libro senza dubbio affiancava, vedendola come una donna tradita, ripudiata, lei che aveva compiuto così tanti sacrifici per amore.
    Tragedia breve ma particolare, secondo me da leggere.
     
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    E' strano commentare un testo così distante dalla nostra cultura, non posso certo parlarne come se fosse l'ultimo romanzo uscito o anche un film di vent'anni fa, perché qua siamo nel 431 a.C…. a me viene una sorta di vertigine a pensare che questo testo abbia attraversato i millenni indenne e sia ancora letto, studiato e rappresentato… mi dispiace naturalmente non poterlo veder rappresentato come nell'antica Grecia, in un teatro scavato in una collina, con una scenografia naturale incredibile, il coro, le maschere, i flauti, le danze!
    Comunque va bè, prendiamo il testo nudo, così come la tradizione ce l'ha consegnato, con un po' di reminiscenze scolastiche sul contesto ateniese dell'epoca: un testo che ancora mi fa venire i brividi per quanto sia intenso, emozionante, violento e appassionante… è vero, non c'è molta azione: i Greci non facevano accadere praticamente nulla sulla scena, ma raccontavano in una sorta di flashback le scene di sangue e violenza invece di rappresentarle, per rispetto della celebrazione sacra all'interno di cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali…
    Perciò abbiamo una tragedia molto statica: si parla molto di quello che dovrà accadere e se ne riparla quando è già accaduto, mentre si è praticamente fermi nello stesso posto, come del resto in tutte le tragedie greche, e qui in più si privilegia al dialogo vivace e serrato un dialogo che sembra più una sequenza di monologhi… e poi ci sono i vari monologhi di Medea che sono un po' i vari cuori della tragedia, perché ciascuno di essi contribuisce ad arricchire una figura interessante, complessa… insomma magari può risultare qualcosa di pesantuccio a leggersi, ma in realtà ci si accorge ben presto che l'opera scorre via in fretta, anche nel 2012… e questo per la splendida caratterizzazione del personaggio di Medea, prima presentato dalla nutrice nel prologo, poi da sé stessa nel corso dell'opera: una donna fiera, una "leonessa", uno "scoglio battuto dal mare", che ha abbandonato la sua patria, tradito i suoi familiari e aiutato uno straniero venuto dal mare per amore ed ora è abbandonata dal suo sposo insieme ai figli, con la minaccia dell'esilio che piomba su di lei… donna barbara, orgogliosa, forte, si sente crudelmente ferita, umiliata, tradita dall'uomo che amava. Oggi sarebbe comunque una terribile situazione, ma all'epoca era ancora più grave: una donna abbandonata a sé stessa perdeva completamente il suo onore, si attirava il biasimo generale perché quella greca era una società fortemente maschilista: se un uomo abbandonava una donna, era della donna la colpa, sicuro! Medea poi era senza patria, senza un appoggio familiare, senza amici, senza risorse economiche, barbara e pure con strane doti magiche nell'antica Grecia, guardata con sospetto, diffidenza, e lo stesso destino sarebbe stato riservato ai suoi figli… una situazione intollerabile insomma.
    E lei questo ce lo fa capire magistralmente e dietro di lei chiaramente Euripide, che attacca fortemente la società maschilista dell'Atene del V secolo, presentando Medea come una vittima della meschinità maschile, ma comunque piena di coraggio, determinazione, astuzia, un personaggio di fronte a cui l'"uomo" Giasone è un poveretto, un ipocrita, un meschino, uno stupido: non solo si comporta in maniera ingrata nei confronti della moglie, ma cerca di giustificarsi con bei discorsi che non dicono nulla, falsi e vuoti e infine si fa ingannare come un bambino… la figura di Medea risalta davanti a tutti gli uomini di quest'opera… anche la nutrice si difende bene… insomma, la rivincita delle donne, che mettono in luce la profonda ingiustizia del mondo greco, con un anticipo dell'autore sui tempi… Medea ce la fa sembrare subito una tosta e anche simpatica quando nel primo episodio parla dei rispettivi diritti di donne e uomini: "Dicono che noi viviamo una vita senza pericoli tra le mura di casa, mentre essi combattono con la lancia. Ma preferirei combattere tre guerre piuttosto che partorire una sola volta!!"
    Poi chiaramente non voglio assolvere Medea così facilmente… sarà anche invasata dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione, ma compie ben quattro omicidi, tutti molto perversi… l'onore, l'amore, il giuramento di matrimonio, il senso della famiglia calpestati dal marito esigono una vendetta per Medea che è addirittura più forte dell'affetto nei confronti dei suoi figli… e questo spiazza sempre... gesto aberrante, ma necessario per portare a termine una vendetta completa. Medea indugia, si dispera, si macera nel dolore della sua decisione, eppure con fermezza lo mette in pratica, per il suo onore… rimane comunque molto drammatico il monologo in cui prende la decisione. Insomma un personaggio molto complesso, lacerato, interessante… sicuramente più umano della Medea di Seneca, lì era una strega folle e basta. Nella mitologia non mi è mai piaciuto il personaggio di Medea, però in questa tragedia mi ha emozionata…

    CITAZIONE
    La vicenda in fondo risulta straziante tanto da suscitare nel lettore un ipotesi di pazzia in quella Medea che all'inizio del libro senza dubbio affiancava, vedendola come una donna tradita, ripudiata, lei che aveva compiuto così tanti sacrifici per amore.

    Dici? per me è stata sempre molto lucida e calcolatrice durante tutta l'opera, chiara nell'esporre le cose, non si è fatta prendere da un raptus... è rimasta coerente tutto il tempo insomma...

    Ho visto poi la Medea di Pasolini… forse ero solo annoiata, perché me la ricordo come una visione pesantissima, faccio ancora fatica a capire il genio di Pasolini… per ora, come efficacemente un mio compagno dell'Uni ha commentato il film, la definisco semplicemente "una tortura audio-visiva", poi se sarò così masochista da guardarla di nuovo con un po' più di sforzo, magari farò un commento più sensato…
    bravissima la Callas, ecco, all'inizio anche suggestivi i suoni e i costumi tribali per dare l'idea del personaggio barbaro e tutto, però la mia resistenza a certe scene ha un limite!
     
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2 replies since 16/6/2012, 13:21   147 views
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