Fratelli di Pagina

31 Libri per celebrare il 150° dell'unità d'Italia

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  1. Merope Wood
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    ahahah...inferno ventunesimo canto (?) mi pare...la dice un tizio di nome Barbariccia...
    e d'ogni modo non é così ridevole come credi...secondo un'altra interpretazione che ci ha spiegato il nostro insegnante questa frase é stata concepita per descrivere un gestaccio fatto tra fiorentini...come posso speigarti? prova a toccare la punta del dito indice con la punta del medio della stessa mano senza piegare l'indice e dovrebbe uscirti...era un gesto volgare che ci si faceva per dirsi "vaffan..." in pratica...
    :MeropeWood: rules.ma quante ne so? :ChunChun33:

    comunque...vedi? ridendo e scherzando tu hai riportato un'esempio perfetto di quello di cui stavo parlando prima...e cioé che per ogni cantica a scelto un linguaggio e un livello stilistico adeguato...e dall'altra parte vedi la grandezza di dante anche nel fatto che riesce a rendere poetico pure un gesto volgare...

    é un genio...c'é poco da fare :ChunChun5:
     
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    è un verso di uno dei canti più divertenti xD quello dei Malebranche -_- consiglio di leggere quel passo per intero :D
     
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  3. Merope Wood
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    Orlando Furioso, Ludovico Ariosto (1532)

    Torniamo a noi. Qeust'oggi parleremo un pò dell'Orlando Furioso, un poema composto da 46 canti in ottave. Iniziò a scriverlo nei primi anni del 1500 e ne fece pubblicare una prima edizione nel 1516, seguì una prima fase di verifica che durò fino ai primi anni del 1520 (non so più se 20 o 21) da cui estrapolò una seconda edizione. Poi continuò con un secondo ciclo di revisione che terminò nel 1532 con l'edizione definitiva.
    Ariosto era scrittore presso gli estensi, la famiglia più importante di Ferrara, un ambiente molto ricco e raffinato (a Ferrara c'era una delle più importanti biblioteche di allora e di certo era la più completa per quanto riguarda i romanzi di tradizione cavalleresca di cui la famiglia era appassionata). Insomma gli estensi avevano già commissionato un'altra opera, l'Orlando Innamorato, a Matteo Maria Boiardo e infatti l'Orlando Furioso doveva essere inizialmente il seguito dell'Innamorato di Boiardo, anche se poi di fatto se n'é staccato. comunque riparte da dove Boiardo ha interrototo il suo lavoro quindi vi conviene cercare la trama dell'Innamorato per capire l'inizio di quella del Furioso.

    La trama é più o meno questa (abbiate pazienza, ma i dettagli potrebbero sfiuggirmi)

    poco prima della battaglia tra cristiani e i Mori, Carlo Magno affida Angelica a un nobile della Baviera in modo da evitare la contesa tra due dei suoi migliori cavalieri, Orlando e Ranaldo, entrambi innamorati di lei. Angelica approfitta della ritirata dei cristiani per fuggire.

    Su un altro piano narrativo intanto c'é Bradamante, una giovane donna che non conosce le sue origini. Questa é in viaggio con un tizio che scopre che lei é l'erede di un'importante casata che darà poi origine guarda caso alla dinastia degli estensi. Insomma questo tizio é di una famiglia nemica di quella di Bradamante e a tradimento la getta in un pozzo. Qua la maga Melissa la trova, la salva e la porta sulla tomba di Merlino dove il suo passato le viene svelato e le viene anche preannunciata la sua discendenza.
    Melissa dice anche a Bradamante che, se vuole salvare il suo amato Ruggero (che era stato imprigionato mentre la stava cercando e finisce in un castello incantato in cui continua a vagare credendo di sentire la voce dell'amata, ma in realtà é tutta un'illusione), avrà bisogno dell'anello di Angelica che é dotato di poteri magici: se lo tieni al dito dissolve gli incantesimi, mentre se lo metti in bocca diventi invisibile. Però questo anello ora ce l'ha un nano, che ha imprigionato Angelica.

    Orlando fa un sogno e parte per cercare Angelica e viene coinvolto in una sottostoria in cui salva una fanciulla di nome Olimpia, ma francamente non la ricordo.

    Ruggero in realtà é già libero, ma Bradamante non lo sa, e si mette in viaggio a cavallo di una creatura alata (ippogrifo mi pare) arriva in Occidente dove salva Angelica da un'orca (non chiedetemi come sia finita tra le fauci di un'orca perché non mi é chiaro) e, ammaliato dalla sua bellezza, se ne innamora. Lei però sfrutta l'anello magico di cui é tornata in possesso per scomparire.

    Orlando, sempre preso nella sottostoria di Olimpia, viene fatto prigioniero nel castello di Atlante, dove é prigioniera anche Bradamante. Lì giunge anche Angelica che ha bisogno di un altro prigioniero di quel castello per farsi scortare e per caso libera anche Orlando e un altro che la seguono. Orlando si scontra con quest'altro e intanto Angelica come da copione sparisce portando via l'elmo di Orlando

    Ranldo intanto é tornato a Parigi in soccorso di Carlo Magno assediato. Con l'aiuto di un angelo sconfigge il re Dardinello (credo dsi chaimi così) e salva tutti. Due fedeli fanti dell'esercito saraceno cercano il corpo del loro re nella notte, ma, sorpresi dai cristiani, il primo muore e l'altro, Medoro, giace gravemente ferito sul campo di battaglia dove viene trovato da Angelica che se ne innamora, lo cura e lo sposa. Poi i due fuggono per raggiungere il Catai.

    Orlando, che intanto aveva trovato da fare un'altra delle sue missioni di bene per unire tale Isabella, una pagana, all'amato Zerbino, che era invece cristiano, giunge per caso nel luogo in cui Angelica e Medoro si erano amati e vede i loro nomi attorniati da cuori incisi sugli alberi Sempre per caso incontra il pastore che aveva ospitato i due innamorati, il quale per rallegrarlo, gli racconta la storia dei due. A Orlando si spezza il cuore e così perde il nume della ragione, si spoglia e comincia a correre come un forsennato per il bosco.

    Astolfo, unìaltro personaggio dell'esercito cristiano venuto in possesso della creatura alata di Ruggero, parte per una missione importante: raggiungere la Luna e recuperare il senno di Orlando, gli porta l'ampolla che lo contiene, Orlando la apira, torna in sé e aiuta Carlo Magno a sconfiggere i saraceni.

    E vissero tutti felici e scontenti tranno Carlo Magno che se ne sta seduto in panciolle sul suo trono e Angelica e Medoro che copulano come conigli nel Catai XD

    Poi c'é tutta un'infinità di personaggi e storie secondarie da far paura. Una trama davvero complicazta. Tipo: che io ricordi Isabella e Zerbino poi non finisce tutto bene dopo che si sono incontrati. Lui muore contro un altro personaggio dell'esercito saraceno e lei scappa da un eremita per farsi suora. Arriva un altro dell'esercito saraceno che uccide l'eremita e vuole prendere Isabella. Lei non vuole e si fa tagliare la gola. Lui la seppellisce e resta a guardia della tomba.

    ah già...anche Bradamante e Riggero si ritrovano e copulano diventando i capostipiti della famiglia degli Este ^^
     
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    qui mi cogli impreparata :O ahi ahi U_U
    Non ho mai letto questo libro, l'ho solo studiato dal punto di vista dell'analisi a scuola. In compenso, ho letto delle satire di Ariosto e le ho trovate un po' difficili da comprendere/collocare ^^"
     
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  5. Merope Wood
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    beh...quello che affascina di questo libro sostanzialmente é il fatto che sia molto ricco dal punto di vista narrativo...capitano davvero tante cose...ci sono tanto personaggi, tanti racconti secondari...io ora ho riassunto cercando di restare sul filo conduttore di Orlando, ci ho messo dentro lo stretto indispensabile di Angelica e qualcosa della storia di Bradamante, perché sono a tutti gli effetti dei punti salienti...però...come lo é stato anche l'Innamorato del Boiardo, é davvero ricco...c'era da aspettarselo...questi non é che scrivevano del tutto liberamente...senza dubbio hanno scritto cose di un certo valore, però indirizzati da quelli che erano i loro "datori di lavoro" loro vivevano e lavoravano a tutti gli effetti per gli estensi e quindi dovevano fare quello che a loro piaceva...
    un pò come noi oggi che nessun giovane legge più gialli e perciò tutti si concentrano sul fantasy che é quello che rende di più...
    sta di fatto che é un'opera carina e che di certo rappresenta quello che era la corte di Ferrara...ammetto che è una scelta che ci sta e non ci sta per quello che é il nostro fil rouge ovvero la celebrazione dell'unità d'Italia, perché é molto diverso come movimento letterario da quello che vi presenterò oggi...questa é una cosa locale, circoscritta alla una corte, però, al di là del fatto che comunque é un bene averlo messo perché é rappresentativo di quello che era l'Italia prima dell'unità, in ogni caso non mettere Ariosto sarebbe stato un grande torto alla cultura italiana...nel bene e nel male Ariosto é Ariosto e rappresenta l'Italia di un particolare periodo storico...di certo é stato il più grande scrittore del suo secolo...o quantomeno uno dei più grandi...
     
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  6. Crispilla
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    Sempre odiato Ariosto, per il semplice fatto che si studia insieme a Tasso (il cosiddetto Tasso Arrosto) che odio ancora di più...
    Mi infastidisce la sua rappresentazione della donna, specialmente Angelica, il personaggio più detestabile della storia della latteratura italiana.
    Fermo restando che, una volta letto il Ciclo Arturiano e La Chanson De Roland, Ariosto sembra un povero derelitto...
     
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  7. Merope Wood
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    ecco...oggi ci dedichiamo a una lettura che pochi fanno, ma che io mi sento di consigliare caldamente...ci sono dei passaggi di una bellezza estrema...e leggere l'Ortis é come venire a contatto con la letteratura e le correnti di pensiero dell'intera Europa...

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    Ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo (1803)

    Facciamo un balzo in avanti di 3 secoli e arriviamo a un'altro grande della letteratura italiana: Ugo Foscolo. La sua poesia é frutto delle correnti di pensiero che si stavano diffondendo a cavallo tra fine del '700 e inzio '800: neoclassicismo, preromanticismo e romanticismo. Nato a Zante, si sposta nella repubblica di Venezia durante la giovane età. Per il resto della vita si sentirà un esiliato e rimpiangera i canoni classici in cui era cresciuto. Tenete presente che Zante era un'isola direttamente affacciata a Itaca, molto vicina alla Grcia e perciò ancora influenzata dall'ellenismo e dai canoni di bellezza dell'antichità greca.
    Foscolo si occupa sia di prosa che di poesia. Tra le sue opere più improtanti ci sono le odi all'amica risanata e A Luigia Pallavicini caduta da cavallo in cui esalta la bellezza delle due donne e accenna al fatto che, guarite, tornarà, ma che prima o poi se ne andrà per sempre quando invecchieranno, i sonetti Alla sera, A Zacinto, Alla musa e In morte del fratello Giovanni, per poi arrivare alla sua magna opus, ovvero Dei Sepolcri. Anche se io personalmente preferisco i 4 sonetti...Vi sono poi delle opere più tecniche, come traduzioni di alcuni carmi di Catullo (tra cui quello riguardante la chioma di Berenice) e dell'Iliade, e altre opere di critica della divina commedia di Dante, delle opere di Petrarca e del Decamerone di Boccaccio (guarda caso tutte opere trattate finora ^^).
    Per questa volta ho scelto Ultime LEttere di Jacopo Ortis perché vorrei tanto che leggeste il passo in cui Jacopo sta per attraversare i colli e "fuggire" in Francia e poi decide di tornare indietro perché é di un lirismo, una bellezza e una grandezza pazzeschi.
    In quest'opera si sentono gli echi della cultura Europea, non risente più di tradizioni locali (ad esempio come per l'Orlando Furioso. Agli Este piaceva il cavalleresco e solo a Ferrara si cominciarono a scrivere romanzi cavallereschi) o regionali (come per lo stilnovismo), ma addirittura l'influenza arriva d'oltralpe e si diffonde in tutta Italia a macchia d'olio. Se pensate ad esempio alle origini dello stilnovismo le trovate sì in Francia col romanzo cortese cavalleresco e via dicendo, però poi arrivano nel regno delle due sicilie per pura fortuna e infine approdano in Toscana, ma non é che si diffondano in tutta Italia. Invece qui c'é già più unitarietà. Il Neoclassicismo e il Romanticismo sono tra i primi movimenti a livello europeo. E nell'Ortis possiamo trovarci le idee di Rousseau e via dicendo. Affascinante non trovate?
    COmunque veniamo al dunque. Jacopo Ortis é uno studente di idee repubblicane. Dopo aver assistito al sacrificio della patria, disilluso, si ritira sui colli Euganei dove passa il tempo leggendo, scrivendo all'amico e parlando con le persone più in vista del luogo. Qui consce il signor T. e le due figlie, Isabellina e Teresa, promessa sposa di Odoardo, un uomo che lui definisce dispregiativamente come "preciso e puntuale". Insomma comincia a frequentare la famiglia e, tra lavoro e scampagnate (visitano la casa di Petrarca ad Arqua) si innamora di Teresa e Teresa gli dichiara di non amare Odoardo, ma lui, che il suo é un matrimonio d'interesse deciso dal padre e che la madre, in disaccordo, ha abbandonato il tetto coniugale per non vedere la figlia sposarsi con quel tale.
    Riapre l'università di Padova e Jacopo ci torna, ma la monotonia del bel moldo e la falsità delle persone che lo circondano lo annoiano, così decide di tornare da Teresa. Capisce realmente quanto la ama e decide di allontanarsene perché soffre per non poterla avere. Comincia a peregrinare per le città italiane, portando sempre con sé un'immagine dell'amata. Importante é il colloquio con Parini a Milano (Parini é una persona esistita veramente e che allora era molto importnate. Ancor oggi é piuttosto conosciuto, ma purtroppo ho dovuto tagliarlo fuori dalla nostra divagazione letteraria per favorire scrittori post-unità). D'ogni modo Parini lo dissuade dal fare qualcosa di avventato per evitare che la loro amata Italia venga venduta (in quell'epoca Napoleone aveva ceduto Trieste eccetera all'Austria per un tornaconto personale. Jacopo Ortis non é altri che l'alter-ego di Foscolo che esprime con questo testo la sua indignazione e disillusione). Così Jacopo decide di valicare le Alpi e andare in Francia, dove la mentalità é diversa eccetera eccetera. Arriva sugli appennini (dalle parti di Nizza), guarda questo paesaggio maestoso e bellissimo e si sente piccolo. Lì capisce che ovunque fosse andato sarebbe stato infelice e così torna indietro. Nel frattempo é venuto a consocenza del matrimonio di Teresa, quindi, dopo un'ultima visita a lei e alla madre, si suicida con una pugnalata al cuore.
     
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  8. Lily Hume
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    CITAZIONE (Crispilla @ 5/3/2011, 11:52) 
    Sempre odiato Ariosto, per il semplice fatto che si studia insieme a Tasso (il cosiddetto Tasso Arrosto) che odio ancora di più...
    Mi infastidisce la sua rappresentazione della donna, specialmente Angelica, il personaggio più detestabile della storia della latteratura italiana.
    Fermo restando che, una volta letto il Ciclo Arturiano e La Chanson De Roland, Ariosto sembra un povero derelitto...

    Tasso Arrosto è mitico! :lol:
    Io invece in classe ero una delle poche a preferire Tasso fra i due, sarà che alla mia professoressa non piaceva ed essendoci molta antipatia fra noi due... ma soprattutto mi attirava per la sua biografia.
    Però se vi è piaciuta la lettura di Ariosto vi consiglio il libro che Calvino gli ha dedicato, molto carino!

    Foscolo! :wub:
    Molto belle alcune delle sue poesie, le lettere non me le ricordo molto... ma oltre ad essere uno degli intellettuali italiani più importanti di quel periodo, Foscolo si distinse anche per la sua attività di patriota, prestando servizio dapprima nelle truppe francesi in lotta contro gli austriaci, non mancando però di criticare aspramente una figura che aveva ammirato molto, Napoleone, in seguito al trattato di Campoformio:

    "« Per far che i secoli tacciano di quel Trattato che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni e scemò dignità al tuo nome. »

    Ecco penso che al di là della fama di grande donnaiolo, amante delle cose belle e la sua nostalgia verso gli ideali del passato, uno degli aspetti più interessanti di Foscolo sia proprio in questo battersi continuo per gli ideali di libertà, anche a costo di subirne direttamente le conseguenze. Infatti per sfuggire agli austriaci Foscolo dovette emigrare in Inghilterra, dovè morì...
     
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    Foscolo :O ecco, lui l'ho odiato per motivi scolastici ma ho letto quasi per intero Le ultime lettere di Jacopo Ortis e nonostante sia presente un forte pessimismo
    SPOILER (click to view)
    che termina con il suicidio

    è molto interessante l'impronta eroica del personaggio, la sua forza di provare in tutti i modi ad emergere anche se alla fine non ce la fa.
     
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  10. Merope Wood
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    ahahah...nemmeno a me Ariosto ha mai detto molto...

    Foscolo invece é molto meglio farlo da sé io trovo...a scuola non rende nemmeno la metà di uello che vale...Dei Sepolcri poi sembra sempre una mattonata
     
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  11. Crispilla
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    A Zacinto e In morte del fratello Giovanni le ricordo con grande piacere!

    Oggi aggiorno io su commissione.

    Giorno 6.
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    Canti, Giacomo Leopardi (1824)

    Leopardi ha un pensiero che sostanzialmente può dividersi in 3 fasi dalle idee che diventano progressivamente più catastrofiche. Leopardi é quello che si può dire uno "spettatore della vita" e questo ovviamente lo influenza molto. E' malaticcio, isolato, passa la sua vita a cercare di apprendere tutto lo scibile dai suoi libri, un topo di biblioteca insomma. E' uno di quegli uomini iper-intelligenti, ma con poco senso pratico mettiamola così. Sta di fatto che é un genio. Scrive tanto e scrive divinamente. Delle 31 personalità che vi propongo questo meso questa é, a mio avviso, una di quelle di cui andare più fieri. Dicamo che é un'altra di quelle persone di cui é meglio che non cominci mai a parlare altrimenti non la finisco più. Mi limito a farvi un breve elenco delle opere che DOVETE leggere assolutamente, le più importanti insomma.
    Ultimo canto di Saffo
    L'Infinito
    Alla luna
    A Silvia
    Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
    La quiete dopo la tempesta
    Il sabato del villaggio
    Questi propro vi prego con tutto il cuore di spendere mezz'ora del vostro tempo adesso di cercarli e leggerveli.
    Tornando all'oepra che ho scelto. Tra le canzoni ricordiamo all'Italia per cominciare a ricongiungerci col nostro filo narrativo...e questa ve la metto io così sono sicura che almeno ad una darete un'occhaita ^^

    O patria mia, vedo le mura e gli archi
    E le colonne e i simulacri e l'erme
    Torri degli avi nostri,
    Ma la gloria non vedo,
    Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
    I nostri padri antichi. Or fatta inerme,
    Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
    Oimè quante ferite,
    Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
    Formosissima donna! Io chiedo al cielo
    E al mondo: dite dite;
    Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
    Che di catene ha carche ambe le braccia;
    Sì che sparte le chiome e senza velo
    Siede in terra negletta e sconsolata,
    Nascondendo la faccia
    Tra le ginocchia, e piange.
    Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
    Le genti a vincer nata
    E nella fausta sorte e nella ria.

    Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
    Mai non potrebbe il pianto
    Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
    Che fosti donna, or sei povera ancella.
    Chi di te parla o scrive,
    Che, rimembrando il tuo passato vanto,
    Non dica: già fu grande, or non è quella?
    Perchè, perchè? dov'è la forza antica,
    Dove l'armi e il valore e la costanza?
    Chi ti discinse il brando?
    Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
    O qual tanta possanza
    Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
    Come cadesti o quando
    Da tanta altezza in così basso loco?
    Nessun pugna per te? non ti difende
    Nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo
    Combatterò, procomberò sol io.
    Dammi, o ciel, che sia foco
    Agl'italici petti il sangue mio.

    Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi
    E di carri e di voci e di timballi:
    In estranie contrade
    Pugnano i tuoi figliuoli.
    Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
    Un fluttuar di fanti e di cavalli,
    E fumo e polve, e luccicar di spade
    Come tra nebbia lampi.
    Nè ti conforti? e i tremebondi lumi
    Piegar non soffri al dubitoso evento?
    A che pugna in quei campi
    L'Itala gioventude? O numi, o numi:
    Pugnan per altra terra itali acciari.
    Oh misero colui che in guerra è spento,
    Non per li patrii lidi e per la pia
    Consorte e i figli cari,
    Ma da nemici altrui,
    Per altra gente, e non può dir morendo:
    Alma terra natia,
    La vita che mi desti ecco ti rendo.

    Oh venturose e care e benedette
    L'antiche età, che a morte
    Per la patria correan le genti a squadre;
    E voi sempre onorate e gloriose,
    O tessaliche strette,
    Dove la Persia e il fato assai men forte
    Fu di poch'alme franche e generose!
    Io credo che le piante e i sassi e l'onda
    E le montagne vostre al passeggere
    Con indistinta voce
    Narrin siccome tutta quella sponda
    Coprìr le invitte schiere
    De' corpi ch'alla Grecia eran devoti.
    Allor, vile e feroce,
    Serse per l'Ellesponto si fuggia,
    Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
    E sul colle d'Antela, ove morendo
    Si sottrasse da morte il santo stuolo,
    Simonide salia,
    Guardando l'etra e la marina e il suolo.

    E di lacrime sparso ambe le guance,
    E il petto ansante, e vacillante il piede,
    Toglieasi in man la lira:
    Beatissimi voi,
    Ch'offriste il petto alle nemiche lance
    Per amor di costei ch'al Sol vi diede;
    Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
    Nell'armi e ne' perigli
    Qual tanto amor le giovanette menti,
    Qual nell'acerbo fato amor vi trasse?
    Come sì lieta, o figli,
    L'ora estrema vi parve, onde ridenti
    Correste al passo lacrimoso e duro?
    Parea ch'a danza e non a morte andasse
    Ciascun de' vostri, o a splendido convito:
    Ma v'attendea lo scuro
    Tartaro, e l'onda morta;
    Nè le spose vi foro o i figli accanto
    Quando su l'aspro lito
    Senza baci moriste e senza pianto.

    Ma non senza de' Persi orrida pena
    Ed immortale angoscia.
    Come lion di tori entro una mandra
    Or salta a quello in tergo e sì gli scava
    Con le zanne la schiena,
    Or questo fianco addenta or quella coscia;
    Tal fra le Perse torme infuriava
    L'ira de' greci petti e la virtute.
    Ve' cavalli supini e cavalieri;
    Vedi intralciare ai vinti
    La fuga i carri e le tende cadute,
    E correr fra' primieri
    Pallido e scapigliato esso tiranno;
    Ve' come infusi e tinti
    Del barbarico sangue i greci eroi,
    Cagione ai Persi d'infinito affanno,
    A poco a poco vinti dalle piaghe,
    L'un sopra l'altro cade. Oh viva, oh viva:
    Beatissimi voi
    Mentre nel mondo si favelli o scriva.

    Prima divelte, in mar precipitando,
    Spente nell'imo strideran le stelle,
    Che la memoria e il vostro
    Amor trascorra o scemi.
    La vostra tomba è un'ara; e qua mostrando
    Verran le madri ai parvoli le belle
    Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,
    O benedetti, al suolo,
    E bacio questi sassi e queste zolle,
    Che fien lodate e chiare eternamente
    Dall'uno all'altro polo.
    Deh foss'io pur con voi qui sotto, e molle
    Fosse del sangue mio quest'alma terra.
    Che se il fato è diverso, e non consente
    Ch'io per la Grecia i moribondi lumi
    Chiuda prostrato in guerra,
    Così la vereconda
    Fama del vostro vate appo i futuri
    Possa, volendo i numi,
    Tanto durar quanto la vostra duri.
     
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  12. Merope Wood
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    stavolta grazie...molto gentile ^^
    peccato che sia stato completamente inutile perché manco io mezza giornata e nessuno più commenta...SCIAGURATI!!!
     
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  13. Crispilla
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    Cosa dovrei dire io del mio topic deserto? -_-
    Comunque oggi c'è stato poco movimento in generale...
     
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  14. Merope Wood
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    quando il gatto non c'é, i topi ballano

    bene...per la tappa di oggi farò molta fatica, perché non é nelle mie facoltà parlarne bene...non può piacermi tutto in fondo ^^
    ergo...vi riassumerò solo brevemente la trama evitando di fare commenti perfidi come é mio solito...eh...purtroppo io e Manzoni siamo agli antipodi, ma in fondo o parlavo di questo tizio o parlavo di Confessioni di un italiano di Nievo...ipotizzo che tutti abbiano sentito parlare del primo, ma pochi o nessuno abbiano sentito del secondo, dunque la mia é una scelta obbligata ^^
    Però una cosa la dico: non mi capacito che sia riuscito a fare cotanta porcheria quando ne ha pubblicate addirittura una revisione...altro che "sciacquare i panni in Arno"...mi sa che l'Arno era già inquinato allora...
    comunque

    I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni (1841)
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    prima edizione 1827 (Fermo e Lucia), seconda, riscritta modificando il linguaggio e tagliando alcune parti, pubblicata nel 1841. E' importante dal punto di vista letterario eprché é il primo romanzo storico di un certo spessore. Tutti gli eventi della narrazione, dalla monaca di Monza alla peste, sono frutto di una rielaborazione basata su fonti storiche e di cronaca. inoltre può essere considerato un romanzo di formazione (vedi Renzo che fa un viaggio in cui impara e migliora la sua condizione. Importante é il discorso "ho imparato" che pronuncia alla fine del libro)
    La vicenda é ambientata sul lago di Como. Renzo e Lucia sono inanmorati e stanno per sposarsi, ma su di lei ha messo gli occhi don Rodrigo, il quale scommette col cugino che riuscirà a possederla. Così, saputo dell'imminente matrimonio manda i bravi (i suoi seguaci) a dire a Don Abbondio, il prete, che "questo matrimonio non s'ha da fare". Il curato si spaventa e con delle scuse campate in aria riferisce a Renzo che non celebrerà il matrimonio. Renzo costringe Perpetua, la badante del prete, a rivelargli il perché della decisione di Don Abbondio. Così va dall'avvocato Azzecca-Garbugli a chiedere consiglio, ma questi é in malafede, perciò Renzo deve appellarsi a fra Cristoforo. Qeusti va a parlare con Don Rodrigo per farlo desistere dal suo intento, ma con scarsi risultati. Infatti viene cacciato in malo modo.
    Agnese, madre di Lucia, dice che un modo ci sarebbe per sposarsi, vale a dire prendere alla sprovvista il curato pronunciando le frasi "questo é mio marito" e "questa é mia moglie" davanti a lui e a due testimoni. Ci provano, ma il curato riesce a reagire in tempo e non lascia finire i due. Intanto tentano di rapire Lucia così Renzo Lucia e Agnese devono fuggire (qui c'é il famoso passaggio dell"addio monti di Lucia"). Lucia si rifugia nel convento di Monza, mentre Renzo va a Milano. Lucia trova protezione presso la "signora", Gertrude, che non é altri che la monaca di Monza.
    Intanto i tumulti a Milano sono sempre più accesi. Renzo entra in un'osteria dove lo fanno ubriacare. Dopo averlo emsso a letto, l'oste corre a denunciarlo. Renzo scappa e trova rigugio presos il cugino Bortolo, ma su di lui pende la falsa accusa di essere uno dei capi della rivolta.
    Durante questi eventi don Attilio, il cugino di Don Rodrigo fa alontanare fra Cristoforo dal suo ordine.
    Don Rodrigo chiede aiuto all'innominato il quale fa rapire Lucia con la complicità di Gertrude e la fa portare al suo castello. Qui, spaventata, Lucia prega tutta la notte e fa un voto alla madonna: "Se mi salvo non mi sposerò mai e dedicherò la mia vita a te". In quella stessa notte l'Innominato ha sogni inquieti, Lucia ha fatto breccia nel suo cuore. Alla fine lui si pente e la consegna al Cardinal Borromeo giunto in città perché la protegga. Arrivano i Lanzichenecchi, che combattono nella guerra di successione al Ducato di Mantova, che raziano il paese di Renzo e Lucia e diffondono la peste. Molti trovano rifugio nel castello dell'Innominato.
    Renzo prende la peste ma guarisce. Don Rodrigo non é altrettanto fortunato e, dopo essere stato derubato dal Griso, il capo dei suoi bravi, muore, ma non prima di essere stato perdonato da Renzo, che nel frattempo é tornato per cercare Lucia. Fra Cristoforo scioglie il voto di Lucia, convertendolo in un altro (non si possono fare voto che danneggino e rattristino altri): chiamare Maria la prima figlia femmina. Così Renzo e Lucia si sposano e vanno a vivere nel bergamasco dal cugino Bortolo, ma non ci restano molto perché tutti sparlano di Lucia. Infatti credevano fosse bellissima visto che Renzo aveva fatto tutti questi sforzi per sposarla e invece non é niente di che. Si trasferiscono un'ultima volta e infine vivono felici e contenti.


     
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  15. contevlad
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    Non me ne parlare .-.
     
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